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Impossibilità sopravvenuta: quando non estingue il debito

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, sostenendo l’estinzione del contratto per impossibilità sopravvenuta, avendo perso la disponibilità del sito di consegna. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, chiarendo che la causa dell’impossibilità (la scadenza di un altro contratto) era imputabile alla sfera di controllo della società stessa e non un evento esterno e imprevedibile. Di conseguenza, il debito è stato confermato.

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Impossibilità Sopravvenuta: Quando la Perdita dei Locali Non Libera dal Debito

Cosa accade quando un’azienda non può più ricevere una fornitura perché ha perso la disponibilità dei locali di consegna? È possibile invocare l’impossibilità sopravvenuta per non pagare le fatture? Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’analisi dettagliata, stabilendo chiari confini all’applicazione di questo principio e sottolineando l’importanza della prevedibilità e della sfera di controllo del debitore.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un contratto di fornitura di anidride carbonica liquida e noleggio di attrezzature di stoccaggio. Una società cliente, che operava presso un magazzino gestito da un’azienda di logistica terza, ha comunicato al proprio fornitore la cessazione del rapporto contrattuale. La motivazione addotta era la sopravvenuta indisponibilità del sito di consegna, causata dalla fine del contratto di appalto con l’operatore logistico.

Di fronte al mancato pagamento di alcune fatture, il fornitore ha ottenuto un decreto ingiuntivo. La società cliente ha presentato opposizione, sostenendo che l’obbligazione di pagamento si fosse estinta per impossibilità sopravvenuta della prestazione, ai sensi dell’art. 1256 del Codice Civile, dato che non era più in grado di ricevere la merce.

La Decisione del Tribunale e l’Imputabilità dell’Impossibilità

Il Tribunale di Milano ha respinto l’opposizione della società cliente, confermando il decreto ingiuntivo. La decisione si fonda su una distinzione cruciale: quella tra un’impossibilità derivante da un evento esterno, imprevedibile e non controllabile, e una difficoltà operativa che rientra nella sfera di rischio e di controllo del debitore.

Il giudice ha stabilito che la perdita della disponibilità dei locali non configurava una vera impossibilità sopravvenuta non imputabile. La causa scatenante, infatti, non era un evento fortuito, ma la naturale scadenza di un contratto che la stessa società cliente aveva stipulato con un terzo e che, evidentemente, non aveva rinnovato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore del ragionamento del Tribunale risiede nell’analisi della causa dell’impossibilità. Richiamando consolidati orientamenti della Corte di Cassazione, la sentenza ha chiarito che l’impossibilità sopravvenuta si verifica non solo quando l’esecuzione della prestazione diventa impossibile per il debitore, ma anche quando l’utilizzo della stessa diventa impossibile per il creditore. Tuttavia, in entrambi i casi, è necessario che la causa dell’impossibilità non sia imputabile alla parte che la invoca.

Nel caso specifico, la cessazione del rapporto di logistica era un evento prevedibile e gestibile, rientrante pienamente nel rischio d’impresa della società cliente. La scelta di non rinnovare il contratto o di non trovare soluzioni alternative è stata considerata una decisione gestionale, le cui conseguenze non potevano essere scaricate sul fornitore. L’impossibilità di ricevere la fornitura non era dovuta a un fattore esterno e inevitabile, ma a una circostanza originata all’interno della sfera giuridica e commerciale della stessa società opponente. Pertanto, l’obbligazione di pagamento per le forniture e i noleggi previsti dal contratto è rimasta valida ed esigibile.

Conclusioni

La sentenza del Tribunale di Milano ribadisce un principio fondamentale in materia contrattuale: il concetto di impossibilità sopravvenuta deve essere interpretato in modo restrittivo. I rischi commerciali e le conseguenze delle proprie scelte gestionali, come la gestione dei contratti con terze parti, non costituiscono una valida giustificazione per sottrarsi ai propri obblighi. Questa decisione serve da monito per le imprese, evidenziando la necessità di una gestione contrattuale attenta e previdente. La fine di un rapporto commerciale a monte non legittima automaticamente la risoluzione dei contratti a valle, se tale evento rientra nella normale alea imprenditoriale.

La perdita della disponibilità dei locali dove viene eseguita una fornitura costituisce sempre impossibilità sopravvenuta?
No. Secondo la sentenza, non costituisce impossibilità sopravvenuta se la perdita della disponibilità deriva da una causa imputabile alla sfera di controllo di chi riceve la prestazione, come la scadenza di un altro contratto che non è stato rinnovato per scelta propria.

Cosa si intende per causa ‘non imputabile’ nell’impossibilità sopravvenuta?
Si intende un evento esterno, imprevedibile e inevitabile, che non rientra nel normale rischio d’impresa o nelle scelte gestionali della parte. La scadenza naturale di un contratto di logistica, essendo un evento prevedibile, non è stata considerata tale.

Una società può subentrare in un contratto senza un atto formale di cessione?
Sì. Nel caso esaminato, il Tribunale ha ritenuto che il subentro nel contratto fosse avvenuto di fatto, sulla base di presunzioni semplici come una comunicazione inviata dalla nuova società che richiamava espressamente il contratto precedentemente sottoscritto da un’altra entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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