Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 3 Num. 11903 Anno 2024
Civile Ord. Sez. 3 Num. 11903 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 03/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 13818/2021 R.G. proposto da:
NOME, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato COGNOME NOME (CODICE_FISCALE) rappresentata e difesa dall’avvocato COGNOME NOME (CODICE_FISCALE, pec EMAIL)
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliata in INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE, pec EMAIL) rappresentata e difesa dagli avvocati COGNOME NOME (CODICE_FISCALE, pec EMAIL), COGNOME NOME (CODICE_FISCALE, pec EMAIL)
-controricorrente-
COGNOME NOME, CURATELA FALLIMENTO RAGIONE_SOCIALE
-intimati- avverso SENTENZA di CORTE D’APPELLO SEZ.DIST. DI TARANTO n. 66/2021 depositata il 4/03/2021.
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 26/01/2024 dal Consigliere NOME COGNOME.
Rilevato che
NOME COGNOME ricorre, sulla base di un motivo unico, per la cassazione RAGIONE_SOCIALE sentenza n. 66 del 2021 RAGIONE_SOCIALE Corte di appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, esponendo, per quanto qui ancora di utilità, che:
-con scrittura privata del 3 giugno 1992 NOME COGNOME e NOME COGNOME promettevano di vendere alla RAGIONE_SOCIALE uno stabile di loro proprietà;
-versato l’acconto di 50.000.000 di vecchie lire le parti subordinavano la stipula del contratto definitivo a quella di un mutuo fondiario ad opera RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, e quest’ultima s’impegnava a rilasciare, nel momento del definitivo, due assegni bancari dell’importo di 350.000.000 milioni di lire e 400.000.000 di lire;
-alla stipula del contratto definitivo, l’8 giugno 1993, detti assegni venivano rilasciati, mentre nell’atto notarile di vendita, su accordo delle parti, si dava falsamente atto del versamento del prezzo così da evitare l’iscrizione d’ipoteca legale a favore dei venditori, e consentire alla società acquirente l’iscrizione di ipoteca di primo grado sull’immobile a favore RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE di RAGIONE_SOCIALE s.p.a. per la conclusione del mutuo, la cui somma avrebbe a sua volta dovuto essere utilizzata, dalla RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, per il saldo del prezzo d’acquisto dell’immobile;
-le parti, con apposita controdichiarazione, davano atto che in realtà il prezzo di vendita dell’immobile non era stato pagato, era di 800.000.000 di lire, in luogo di quello dichiarato nell’atto pubblico di 400.000.000 di lire, e la RAGIONE_SOCIALE lo avrebbe versato mediante incasso dei due assegni da parte dei venditori;
-presentati all’incasso, i due assegni venivano protestati per mancanza di provvista;
-la RAGIONE_SOCIALE di RAGIONE_SOCIALE accordava il mutuo garantito da ipoteca sull’immobile, ma la somma mutuata pari a quasi 1.000.000.000 di lire, veniva in realtà utilizzata da NOME COGNOME, rappresentante legale RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, per pagare debiti pregressi RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE e dell’RAGIONE_SOCIALE verso la stessa banca;
-la RAGIONE_SOCIALE successivamente veniva dichiarata fallita;
-ritenuto che la RAGIONE_SOCIALE e i funzionari RAGIONE_SOCIALE banca avevano dolosamente tenuto la descritta condotta in danno dei venditori e che l’istituto di credito dovesse rispondere del fatto illecito commesso a mezzo dei suoi dipendenti, la deducente e il coniuge NOME COGNOME, la prima qualificatasi quale erede di COGNOME NOME, convenivano in giudizio il Fallimento RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE e la RAGIONE_SOCIALE, che aveva incorporato la RAGIONE_SOCIALE di RAGIONE_SOCIALE, per ottenerne la condanna in solido al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali indicati come subiti dai loro danti causa per la condotta illecita tenuta in loro danno dal NOME, per la società acquirente dell’immobile, e dalla RAGIONE_SOCIALE;
-il Tribunale di Taranto dichiarava improponibile la domanda del COGNOME perché privo di diritti derivanti dalla morte dei parenti RAGIONE_SOCIALE moglie, originari proprietari e
venditori dello stabile, dichiarava inammissibili le domande proposte dall’odierna deducente nei confronti RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE per incompetenza funzionale e accoglieva la domanda dell’attrice nei confronti RAGIONE_SOCIALE banca nella misura pari al saldo del prezzo di vendita non pagato ai venditori, ritenendo che i funzionari di banca, in accordo con COGNOME, avessero dolosamente agito in danno dei venditori non pagando ma facendo protestare i due assegni e destinando la somma mutuata, che avrebbe dovuto servire a saldare il prezzo RAGIONE_SOCIALE vendita, all’estinzione dei debiti RAGIONE_SOCIALE società acquirente e RAGIONE_SOCIALE ditta di NOME verso la banca stessa, tenendo conto anche RAGIONE_SOCIALE sentenza penale, passata in giudicato, di accertamento del reato di bancarotta preferenziale a carico di COGNOME, in relazione alla distrazione delle somme, destinate al pagamento del saldo del prezzo, a favore RAGIONE_SOCIALE mutuante per l’estinzione dei suoi crediti, l’iscrizione di ipoteca di primo grado sull’immobile acquistato e la trasformazione in tal modo dei crediti chirografari dell’istituto di credito in credito previlegiato nei confronti RAGIONE_SOCIALE società già in decozione, in uno all’acquisto di un appartamento dello stabile da parte del direttore RAGIONE_SOCIALE filiale RAGIONE_SOCIALE banca e a una falsa informativa dei funzionari RAGIONE_SOCIALE filiale alla sede centrale dell’ente in ordine alla affidabilità RAGIONE_SOCIALE società che aveva chiesto il mutuo;
-la Corte di appello riformava la decisione, dichiarando inammissibile la domanda, per effetto del previo giudicato preclusivo derivante dalla sentenza n. 162 del 2002 dello stesso Tribunale di Taranto, passata in giudicato dopo la dichiarazione di estinzione dell’appello, con cui era stata rigettata la medesima domanda, tale ritenuta, dell’odierna
ricorrente, ponendo a fondamento dell’azione risarcitoria l’intera condotta tenuta dai funzionari RAGIONE_SOCIALE banca, per la quale l’istituto di credito avrebbe dovuto rispondere, secondo la pretesa in quella diversa sede formulata, in via aquiliana a mente dell’art. 2049 cod. civ.;
resiste con controricorso RAGIONE_SOCIALE;
sono rimasti intimati la RAGIONE_SOCIALE del Fallimento RAGIONE_SOCIALE e NOME COGNOME;
rilevato che
con l’unico motivo si prospetta la violazione e falsa applicazione dell’art. 2909, cod. civ., poiché la Corte di appello avrebbe errato mancando di considerare che i fatti costitutivi, posti a fondamento delle domande nei due diversi giudizi menzionati, erano diversi, e in specie:
-soggettivamente, poiché il precedente giudizio era stato introdotto anche da altri soggetti, quale l’altra parte venditrice, sia pure rappresentata dalla deducente in qualità di procuratrice, e non nei confronti di altri soggetti, quali, nel successivo, NOME e la RAGIONE_SOCIALE;
-oggettivamente, poiché quel previo giudizio aveva avuto ad oggetto lo storno degli assegni rimasti insoluti, con responsabilità indiretta dell’istituto ex art. 2049, cod. civ., mentre quello poi introdotto aveva per oggetto una responsabilità ‘ex delicto ‘, all’esito RAGIONE_SOCIALE statuizione penale in primo momento non deducibile, e diretta ex art. 2043, cod. civ., sempre RAGIONE_SOCIALE banca, tenuto conto di profili emersi solo con la sentenza RAGIONE_SOCIALE Corte di appello penale di Lecce, n. 142 del 2014, passata in giudicato a séguito RAGIONE_SOCIALE sentenza di questa Corte n. 31680 del 2015, che aveva statuito la condanna generica al risarcimento del danno in favore delle costituite parti civili;
considerato che
il motivo è infondato;
questa Corte ha chiarito che l’ambito di operatività del giudicato, in ragione del principio secondo il quale esso copre il dedotto e il deducibile, è correlato all’oggetto del processo e colpisce, perciò, tutto quanto rientri nel suo perimetro, incidendo, da un punto di vista sostanziale, non soltanto sull’esistenza del diritto azionato, ma anche sull’inesistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi, ancorché non dedotti, senza estendersi solo a fatti, di analoga rilevanza, ad esso successivi, e a quelli comportanti un mutamento del ” petitum” e RAGIONE_SOCIALE ” causa petendi “, fermo restando il requisito dell’identità dei soggetti in lite (Cass., 9/11/2022, n. 33021);
nella fattispecie:
il giudicato ritenuto preclusivo risulta essere successivo a quello RAGIONE_SOCIALE sentenza di condanna generica pronunciata in sede penale e divenuta definitiva dopo la pronuncia in sede di legittimità del 2015, perché determinato dalla dichiarazione di estinzione del giudizio di appello avvenuta nel 2016: trattandosi di giudicato successivo, prevale, sussistendone i presupposti;
non rileva che nel previo giudizio fossero in lite ulteriori parti, poiché ciò che risulta dirimente è che vi fossero anche i soggetti dell’odierno processo rimasti in lite , rispetto, cioè, alla residua domanda coltivata in appello dall’odierna ricorrente ;
i fatti costitutivi RAGIONE_SOCIALE domanda sono evidentemente i medesimi, esplicitamente inclusivi, come chiarito dalla Corte territoriale riportando univoci brani RAGIONE_SOCIALE sentenza del 2002 in questione, RAGIONE_SOCIALE distrazione delle somme, che aveva determinato l’insoluto per mancanza di provvista degli assegni con cui doveva essere pagato il residuo RAGIONE_SOCIALE vendita;
la dichiarazione di fallimento così come quella di responsabilità penale, al di là dell’estinzione dei reati per prescrizione, non integrano di per sé fatti storici costitutivi dell’azione risarcitoria in parola, restando, quelli, gli stessi, sia pure oggetto dei diversi giudizi penali e civili;
come pure osservato dal Tribunale di Taranto nella sentenza del 2002, quale riportata in ricorso (pag. 22), non essendovi un diritto negoziale tra i prenditori dei titoli di credito e la banca trattaria, la domanda era anche in quel caso extracontrattuale;
la diversa qualificazione RAGIONE_SOCIALE parte, e poi decisivamente giudiziale, ai sensi dell’art. 2049, cod. civ., che costituisce sempre una responsabilità propria anche se per fatto altrui, ovvero ai sensi RAGIONE_SOCIALE clausola generale dell’art. 2043, cod. civ., a seconda che le condotte dei funzionari siano ritenute in rapporto di occasionalità necessaria con l’attività d’RAGIONE_SOCIALE (Cass., 22/09/2017, n. 22058; arg. ex Cass. Sez. U., 16/05/2019, n. 13246, e Cass., 14/11/20123, n. 31675) ovvero espressive dell’ente e del rapporto organico con lo stesso, non muta in alcun modo né il fatto costitutivo, e quindi la causa ” petendi “, né il ” petitum ” risarcitorio, essendo il nostro ordinamento fondato non su principî formulari di derivazione romanistica, bensì sulla domanda di beni RAGIONE_SOCIALE vita in relazione al fatto storico allegato;
nel ricorso non sono specificati in alcun modo differenti fatti storici costitutivi;
ne deriva la preclusione afferente al dedotto e al deducibile; spese secondo soccombenza;
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna parte ricorrente alla rifusione delle spese di parte controricorrente liquidate in euro
5.500,00 oltre a 200,00 euro per esborsi, 15% di spese forfettarie e accessori legali.
Ai sensi dell’art. 13, comma 1 -quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, la Corte dà atto RAGIONE_SOCIALE sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte ricorrente, se dovuto e nella misura dovuta, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso.
Così deciso in RAGIONE_SOCIALE, il 26/01/2024.