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Garanzie soci cooperative: il regresso dello Stato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25344/2024, ha chiarito che lo Stato può esercitare il diritto di regresso nei confronti dei soci garanti di una cooperativa agricola insolvente, qualora questi abbiano contribuito al dissesto. La richiesta di accollo delle garanzie soci cooperative da parte dello Stato non preclude a quest’ultimo di agire per la ripetizione delle somme versate nei confronti dei soci ritenuti responsabili dell’insolvenza.

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Garanzie Soci Cooperative: lo Stato Può Chiedere il Rimborso?

La questione delle garanzie soci cooperative in caso di insolvenza è un tema delicato che tocca da vicino il settore agricolo e non solo. Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione (n. 25344 del 20 settembre 2024) ha fatto luce su un punto cruciale: anche quando lo Stato interviene per accollarsi i debiti garantiti dai soci, può successivamente agire in regresso contro coloro che hanno contribuito al dissesto della cooperativa. Analizziamo questa decisione per comprenderne i principi e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dalla Garanzia al Contenzioso

La vicenda trae origine dal fallimento di una cooperativa agricola. Il dante causa degli attuali ricorrenti, in qualità di socio, aveva prestato garanzie personali per i prestiti bancari concessi alla cooperativa. A seguito della dichiarazione di fallimento, gli eredi del socio avevano chiesto l’applicazione dei benefici previsti dalla legge, che consentono l’accollo a carico del bilancio dello Stato delle garanzie prestate dai soci di cooperative agricole insolventi.

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali aveva inizialmente dato seguito alla richiesta, pagando i creditori e insinuandosi al passivo del fallimento. Successivamente, però, l’Amministrazione aveva escluso il socio dai benefici, ritenendo che egli avesse contribuito a causare l’insolvenza della cooperativa. Ne è nato un lungo contenzioso, passato per il TAR, il Tribunale e la Corte d’Appello, prima di giungere in Cassazione.

La Decisione sulla ripetizione per le garanzie soci cooperative

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione è che l’intervento dello Stato a tutela dei soci garanti non è incondizionato. Il sistema normativo, anche prima delle modifiche più recenti, implicava la possibilità per lo Stato di esercitare un’azione di ripetizione nei confronti dei soci che avessero agito in modo scorretto, contribuendo al dissesto finanziario della società.

L’autonomia del Giudice Civile rispetto al Processo Penale

Un aspetto fondamentale affrontato dalla Corte riguarda il rapporto tra giudizio civile e penale. Gli eredi sostenevano che il loro dante causa era stato assolto dall’accusa di bancarotta per distrazione e che il reato di falso in bilancio si era estinto per prescrizione. Secondo loro, queste sentenze penali avrebbero dovuto vincolare il giudice civile.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: solo una sentenza penale irrevocabile di assoluzione pronunciata a seguito di dibattimento ha un effetto vincolante sull’accertamento dei fatti nel giudizio civile. Una sentenza che dichiara l’estinzione del reato per prescrizione non impedisce al giudice civile di procedere a un’autonoma valutazione dei fatti per stabilire se la condotta del socio abbia contribuito all’insolvenza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base di diversi argomenti chiave.
In primo luogo, ha sottolineato che il diritto dello Stato di ripetere le somme versate nei confronti dei soci ‘immeritevoli’ è un principio immanente al sistema, basato sui canoni di legalità e buon andamento della pubblica amministrazione. Questo diritto esiste a prescindere da una sua esplicita previsione normativa, successivamente introdotta con l’art. 126, comma 3-bis, della legge n. 388/2000.

In secondo luogo, la liberazione dei soci garanti non è un effetto automatico dell’intervento statale, ma richiede un provvedimento espresso all’esito di un procedimento amministrativo. Durante tale procedimento, l’Amministrazione ha il potere e il dovere di verificare che i beneficiari non abbiano contribuito all’insolvenza.

Infine, la Corte ha respinto le censure degli eredi relative alla valutazione dei fatti operata dalla Corte d’Appello, la quale aveva legittimamente desunto la responsabilità del socio da una precedente sentenza penale di condanna (poi riformata in appello per prescrizione), che evidenziava gravi irregolarità contabili come la sopravvalutazione di macchinari. Tale valutazione, essendo un giudizio ‘di fatto’ congruamente motivato, non è sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione per i soci di cooperative che prestano garanzie personali. La decisione chiarisce che il meccanismo di salvataggio statale non è una sanatoria generalizzata. I soci che, con la loro condotta, contribuiscono al dissesto della cooperativa, non possono beneficiare della protezione pubblica e rimangono esposti all’azione di regresso dello Stato, anche dopo che quest’ultimo ha pagato i creditori. La sentenza rafforza il principio di responsabilità individuale all’interno delle strutture cooperative e conferma l’autonomia del giudice civile nella valutazione dei fatti che, pur penalmente non più perseguibili per prescrizione, possono comunque fondare una responsabilità patrimoniale.

Lo Stato, dopo aver pagato i debiti di una cooperativa agricola insolvente, può chiedere il rimborso ai soci che avevano prestato garanzia?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che lo Stato ha il diritto di ripetere quanto corrisposto nei confronti dei soci che abbiano contribuito all’insolvenza della cooperativa o che comunque non abbiano titolo a beneficiare dell’intervento pubblico.

Una sentenza penale che dichiara un reato estinto per prescrizione impedisce al giudice civile di valutare la condotta del socio garante?
No. La sentenza di estinzione del reato per prescrizione non è vincolante nel giudizio civile. Il giudice civile deve procedere autonomamente all’accertamento e alla valutazione dei fatti per determinare se la condotta del socio abbia contribuito all’insolvenza della cooperativa.

La liberazione dei soci garanti dal debito è un effetto automatico dell’intervento dello Stato?
No, l’assunzione del debito da parte dello Stato non costituisce un effetto automatico, ma richiede un provvedimento espresso all’esito di un procedimento amministrativo, durante il quale l’amministrazione valuta la sussistenza dei presupposti per la concessione del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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