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Fondo patrimoniale: quando è revocabile dal creditore?

Una società creditrice ha ottenuto la revoca di un fondo patrimoniale costituito dai debitori. Il Tribunale ha confermato che la delega del recupero crediti a un sub-servicer non iscritto all’albo ex art. 106 TUB non inficia l’azione. Ha inoltre stabilito che la costituzione del fondo, avvenuta dopo la nascita del debito e in prossimità delle azioni di recupero, integra i requisiti del pregiudizio (eventus damni) e della consapevolezza del debitore (consilium fraudis), rendendo l’atto inefficace nei confronti del creditore.

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Fondo Patrimoniale e Azione Revocatoria: La Guida Completa

Il fondo patrimoniale è uno strumento di protezione del patrimonio familiare, ma non è uno scudo invalicabile contro le pretese dei creditori. Una recente sentenza del Tribunale di Sondrio ha riaffermato i principi che consentono a un creditore di rendere inefficace, tramite l’azione revocatoria, la costituzione di un fondo patrimoniale quando questa pregiudica le sue ragioni. Analizziamo il caso per capire i presupposti e le logiche che guidano i giudici in queste delicate controversie.

I Fatti di Causa: Debito e Successiva Costituzione del Fondo

La vicenda trae origine da una garanzia personale (fideiussione) che due coniugi avevano prestato a favore di una società. A seguito dell’inadempimento della società debitrice, la banca creditrice ha agito per recuperare il proprio credito nei confronti dei garanti. In un momento successivo alla nascita del debito e a ridosso delle azioni legali del creditore, i coniugi hanno costituito un fondo patrimoniale, vincolando numerosi beni immobili per far fronte ai bisogni della famiglia.

La società creditrice, ritenendo tale atto lesivo della propria garanzia patrimoniale, ha avviato un’azione revocatoria ex art. 2901 c.c. per far dichiarare l’inefficacia del fondo nei suoi confronti.

La Questione della Legittimazione del Sub-Servicer

Prima di entrare nel merito, il Tribunale ha affrontato un’eccezione preliminare sollevata dai debitori. Essi contestavano la legittimazione ad agire della società che gestiva il credito (sub-servicer), in quanto non iscritta all’albo speciale previsto dall’art. 106 del Testo Unico Bancario (TUB).

Il Giudice ha rigettato l’eccezione, aderendo all’orientamento più recente della Corte di Cassazione (sent. n. 7243/2024). È stato chiarito che la normativa sulla cartolarizzazione (L. 130/1999) consente al servicer (soggetto iscritto all’albo) di delegare l’attività di riscossione a un sub-servicer. L’eventuale mancata iscrizione di quest’ultimo all’albo non determina la nullità degli atti di recupero del credito sul piano civilistico, ma rileva solo sul piano dei controlli amministrativi e delle sanzioni da parte dell’autorità di vigilanza (Banca d’Italia).

I Requisiti per la Revocatoria del Fondo Patrimoniale

Superata la questione preliminare, il Tribunale ha verificato la sussistenza dei requisiti necessari per l’accoglimento dell’azione revocatoria: l’esistenza di un credito, il pregiudizio per il creditore (eventus damni) e la consapevolezza del debitore (consilium fraudis).

L’Eventus Damni: Il Pregiudizio nella Modifica del Patrimonio

Il Giudice ha ribadito un principio consolidato: l’eventus damni non richiede una compromissione totale del patrimonio del debitore. È sufficiente che l’atto di disposizione renda più incerta o difficile la soddisfazione del credito. La costituzione di un fondo patrimoniale integra di per sé questo requisito, poiché trasforma beni liberamente aggredibili in beni aggredibili solo a determinate condizioni (per debiti contratti per i bisogni della famiglia). Si tratta di una variazione qualitativa del patrimonio che costituisce un pregiudizio. L’onere di dimostrare l’esistenza di un patrimonio residuo sufficiente a garantire il creditore spetta al debitore, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

Il Consilium Fraudis: La Consapevolezza del Danno

Poiché l’atto dispositivo (la costituzione del fondo) era successivo alla nascita del credito (la fideiussione), il creditore doveva solo dimostrare la consapevolezza del debitore di arrecare pregiudizio (consilium fraudis). Il Tribunale ha ritenuto questa prova raggiunta tramite presunzioni.

La stretta vicinanza temporale tra la notifica del decreto ingiuntivo da parte del creditore (30 luglio 2021) e la costituzione del fondo (8 settembre 2021) è stata considerata un elemento decisivo. Questa tempistica, unita all’esperienza imprenditoriale dei debitori, ha reso inverosimile che essi non fossero consapevoli delle conseguenze pregiudizievoli del loro atto.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha fondato la sua decisione su una chiara applicazione dei principi giurisprudenziali. Ha stabilito che per l’azione revocatoria è sufficiente un’aspettativa di credito, senza che questo debba essere certo, liquido ed esigibile. La costituzione del fondo patrimoniale è stata qualificata come atto a titolo gratuito, il che semplifica l’onere probatorio per il creditore, esonerandolo dal dover provare l’intento fraudolento. La vicinanza temporale tra l’azione del creditore e la creazione del fondo è stata interpretata come prova presuntiva della scientia damni del debitore. Infine, il Tribunale ha confermato che l’atto di vincolare beni in un fondo patrimoniale costituisce un pregiudizio oggettivo per i creditori estranei ai bisogni familiari, giustificando la revoca.

Le Conclusioni: Inefficacia del Fondo e Implicazioni Pratiche

In conclusione, il Tribunale di Sondrio ha accolto la domanda del creditore, dichiarando l’inefficacia nei suoi confronti della costituzione del fondo patrimoniale. La sentenza ribadisce che questo strumento di tutela, seppur legittimo, non può essere utilizzato per sottrarre beni alla garanzia dei creditori per obbligazioni sorte prima della sua costituzione. I creditori dispongono dell’azione revocatoria come efficace rimedio per neutralizzare tali atti. Per i debitori, la decisione serve da monito: la tempistica delle operazioni patrimoniali è cruciale e può essere interpretata come un indicatore della consapevolezza di ledere i diritti altrui.

La delega per il recupero crediti a una società non iscritta all’albo speciale è valida?
Sì. Secondo la sentenza, che si allinea alla giurisprudenza di Cassazione, la delega a un sub-servicer non iscritto all’albo ex art. 106 TUB non invalida l’azione di recupero del credito sul piano civilistico. L’eventuale irregolarità rileva solo sul piano amministrativo e sanzionatorio nei rapporti con l’autorità di vigilanza.

La creazione di un fondo patrimoniale è di per sé un atto dannoso per i creditori?
Sì. Il Tribunale ha confermato che la costituzione di un fondo patrimoniale integra il requisito del pregiudizio (eventus damni), in quanto comporta una modifica qualitativa del patrimonio del debitore. I beni, prima liberamente aggredibili, vengono sottoposti a un vincolo di destinazione che ne rende più difficile l’esecuzione forzata per crediti non legati ai bisogni della famiglia.

Cosa deve provare un creditore per revocare un fondo patrimoniale costituito dopo la nascita del suo credito?
Il creditore deve provare solo la consapevolezza del debitore di arrecare pregiudizio alle ragioni creditorie (consilium fraudis). Non è necessario dimostrare un intento doloso specifico. Tale consapevolezza può essere provata anche tramite presunzioni, come la stretta vicinanza temporale tra l’azione del creditore per recuperare il debito e la costituzione del fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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