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Donazione titoli al portatore: atto pubblico necessario?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 15338/2025, ha ribadito un principio fondamentale in materia di successioni e liberalità. Il caso riguardava un erede che aveva incassato dei certificati di deposito al portatore, sostenendo di averli ricevuti in dono dai defunti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la donazione di titoli al portatore, se non di modico valore, è nulla se non viene effettuata tramite atto pubblico. Di conseguenza, le somme incassate devono essere restituite alla massa ereditaria per essere divise tra tutti gli eredi.

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Donazione Titoli al Portatore: La Cassazione Chiarisce, l’Atto Pubblico è Indispensabile

La donazione di titoli al portatore rappresenta una questione delicata, specialmente quando emerge nell’ambito di una divisione ereditaria. La semplice consegna materiale è sufficiente a perfezionare il trasferimento a titolo gratuito? O è necessaria una forma solenne per garantirne la validità? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e inequivocabile, sottolineando l’importanza della forma dell’atto pubblico per la validità di tali liberalità.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia sorta in sede di divisione dell’eredità di due coniugi. Uno degli eredi aveva incassato le somme relative a cinque certificati di deposito al portatore, cointestati ai defunti, sostenendo di averli ricevuti in donazione dagli stessi quando erano ancora in vita. Gli altri coeredi, tuttavia, contestavano la validità di tale donazione, chiedendo che le somme venissero incluse nell’asse ereditario da dividere.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione agli altri coeredi. I giudici di merito avevano accertato che il trasferimento dei titoli era avvenuto a titolo di donazione, ma avevano dichiarato la stessa nulla per un vizio di forma: la mancanza dell’atto pubblico, richiesto dalla legge ad substantiam (cioè a pena di nullità). Di conseguenza, l’erede era stato condannato a versare alla massa ereditaria l’equivalente delle somme incassate.

Contro questa decisione, l’erede soccombente ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali: la presunta violazione delle norme sui titoli di credito al portatore e l’omesso esame di una prova documentale che, a suo dire, sarebbe stata decisiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno smontato le argomentazioni del ricorrente, ribadendo principi consolidati in materia di donazioni e titoli di credito.

Le Motivazioni: La Donazione di Titoli al Portatore e la Forma Solenne

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra due piani di rapporti giuridici. Il primo è quello tra il possessore del titolo al portatore e l’istituto di credito emittente. In questo rapporto, la semplice presentazione del titolo legittima il possessore a riscuotere la somma, in virtù delle regole sulla circolazione dei titoli di credito (artt. 2003 e 1836 c.c.).

Il secondo piano, tuttavia, è quello interno tra chi ha consegnato il titolo (tradens) e chi lo ha ricevuto (accipiens). In questo rapporto, assume rilevanza la causa del trasferimento, ovvero il contratto sottostante. Se, come nel caso di specie, tale contratto è una donazione, la sua validità è subordinata al rispetto dei requisiti di forma previsti dalla legge.

La Corte ha ricordato che, secondo un insegnamento consolidato, la validità del rapporto causale (la donazione) condiziona la titolarità del diritto. Le parti di tale rapporto, e i loro eredi, possono sempre sollevare eccezioni relative alla validità del contratto sottostante. Tra queste eccezioni rientra la nullità per vizio di forma.

La donazione di beni mobili, inclusi i titoli di credito, se non è di modico valore, richiede la forma dell’atto pubblico a pena di nullità. La semplice consegna (la traditio) non è sufficiente a perfezionare una donazione valida. Poiché nel caso in esame la donazione era avvenuta senza le dovute formalità, la Corte d’Appello ne ha correttamente rilevato d’ufficio la nullità, ordinando la restituzione delle somme all’asse ereditario.

Le Motivazioni: Limiti del Giudizio e Valore delle Prove

La Cassazione ha anche respinto il secondo motivo di ricorso, relativo all’omesso esame di un documento (la dichiarazione di successione). Il ricorrente sosteneva che da tale documento si potesse desumere la volontà dei defunti di donargli i titoli. La Corte ha chiarito che la dichiarazione di successione non è un atto pubblico idoneo a provare una donazione, la quale, come detto, necessita di una forma specifica. Inoltre, l’omessa indicazione dei titoli nella dichiarazione non prova l’esistenza di una donazione valida, potendo essere il frutto di una semplice dimenticanza.

In conclusione, il motivo è stato giudicato inammissibile perché non si confrontava con la ratio decidendi della sentenza impugnata, ovvero la necessità della prova di una donazione conclusa nella forma dell’atto pubblico.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cruciale: la disciplina dei titoli di credito al portatore, che ne facilita la circolazione, non deroga alle norme imperative sulla forma dei contratti, come la donazione. Chi riceve in dono titoli di valore significativo deve assicurarsi che l’atto di liberalità sia formalizzato attraverso un atto pubblico notarile. In assenza di tale forma, la donazione è nulla e chi ha ricevuto i titoli è tenuto a restituire il valore corrispondente all’eredità, a tutela dei diritti di tutti i coeredi. Questa decisione serve da monito sull’importanza di rispettare le forme legali per garantire la stabilità e la certezza dei trasferimenti patrimoniali, specialmente in contesti familiari e successori.

La semplice consegna di un titolo al portatore è sufficiente per una donazione valida?
No. La consegna materiale (traditio) del titolo è sufficiente per il trasferimento del possesso e per legittimare la riscossione presso l’emittente, ma non perfeziona una donazione se questa non è di modico valore. Per la validità della donazione è necessario l’atto pubblico, a pena di nullità.

Un giudice può dichiarare nulla una donazione se nessuna parte lo ha chiesto esplicitamente?
Sì. La nullità di un contratto per vizio di forma, come la mancanza dell’atto pubblico per una donazione, è una questione rilevabile d’ufficio dal giudice. Nel caso specifico, la Corte ha rilevato la nullità come accertamento incidentale necessario per decidere sulla domanda principale di restituzione delle somme alla massa ereditaria.

Una dichiarazione di successione può essere usata come prova di una donazione?
No. La dichiarazione di successione è un documento con finalità fiscali e non costituisce la forma richiesta per una donazione valida. La Cassazione ha specificato che non è un atto pubblico idoneo a sostituire la forma solenne richiesta per la donazione e il suo contenuto (o la sua omissione) non può essere considerato prova decisiva dell’esistenza di una liberalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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