LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Donazione indiretta: collazione e prova in giudizio

La Corte d’Appello di Firenze chiarisce la disciplina della donazione indiretta in un caso di successione ereditaria. Un padre aveva pagato un immobile per la figlia, e dopo la sua morte, l’altro figlio ha agito in giudizio. La Corte ha stabilito che si tratta di donazione indiretta dell’immobile, soggetta a collazione. La sentenza sottolinea come l’onere della prova gravi su chi sostiene che le somme versate dal de cuius siano state restituite, riformando la decisione di primo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Donazione Indiretta: Quando il Genitore Paga la Casa al Figlio

L’acquisto di un immobile è un passo fondamentale nella vita di una persona, spesso reso possibile grazie al sostegno economico dei genitori. Ma cosa accade quando il genitore muore? Quelle somme di denaro costituiscono una donazione indiretta che deve essere considerata nella divisione dell’eredità? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Firenze fa luce su questi aspetti, chiarendo i confini tra donazione, collazione e onere della prova.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dalla successione di un padre che, in vita, aveva versato cospicue somme di denaro a una società costruttrice per l’acquisto di una villetta, immobile che è stato poi intestato alla figlia e a suo marito. Dopo la morte del padre, l’altro figlio e la madre convenivano in giudizio la figlia, sostenendo che tali versamenti costituissero donazioni nulle per difetto di forma (non essendo state fatte per atto pubblico) e, in subordine, che dovessero essere soggette a collazione, ossia ‘restituite’ idealmente alla massa ereditaria per una giusta divisione.

La convenuta si difendeva affermando che l’immobile per cui il padre aveva versato gli acconti non era quello da lei acquistato. Sosteneva che il contratto preliminare del padre fosse stato risolto a causa di danni alluvionali e che le somme gli fossero state restituite. Affermava inoltre di aver acquistato la propria abitazione con mezzi propri e del marito.

La Decisione di Primo Grado e l’Appello

Il Tribunale di Prato, in prima istanza, aveva rigettato le domande attoree relative alle donazioni, ritenendo non provato che l’immobile pagato dal padre fosse lo stesso acquistato dalla figlia. Avverso questa decisione, l’erede ha proposto appello, lamentando un’errata ripartizione dell’onere della prova. Secondo l’appellante, una volta dimostrato il pagamento da parte del padre, spettava alla sorella provare l’avvenuta restituzione delle somme, cosa mai accaduta.

Le Motivazioni della Corte d’Appello sulla Donazione Indiretta

La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo il motivo d’appello. I giudici hanno ritenuto che l’attore avesse adeguatamente assolto al proprio onere probatorio, dimostrando documentalmente il pagamento di oltre 257 milioni di lire da parte del padre alla società costruttrice. Le fatture riportavano una descrizione dell’immobile (‘n.1 appartamento e n. 1 box’) del tutto compatibile con quello poi effettivamente acquistato dalla figlia.

A fronte di questa prova, spettava alla figlia dimostrare il fatto impeditivo da lei allegato, ovvero la risoluzione del contratto preliminare e la restituzione del denaro al padre. Tale prova non è mai stata fornita. La Corte ha sottolineato che non è stata prodotta né una copia della risoluzione consensuale (che avrebbe richiesto la forma scritta ab substantiam), né evidenza dai movimenti del conto corrente del padre che attestasse il rientro delle somme.

La Corte ha quindi qualificato l’operazione non come una donazione diretta di denaro, ma come una donazione indiretta dell’immobile stesso. In questi casi, la liberalità si realizza attraverso il pagamento del prezzo, con il fine specifico di far acquistare la proprietà del bene al beneficiario. Tale donazione, essendo indiretta, è valida anche senza atto pubblico, ma è soggetta all’istituto della collazione ereditaria.

Altre Donazioni e Beni Preziosi

La Corte ha analizzato anche altre somme di denaro trasferite dal padre alla figlia tramite bonifici durante un periodo di convivenza. Il giudice di primo grado le aveva qualificate come liberalità d’uso per contribuire alle spese familiari. La Corte d’Appello, invece, le ha ritenute donazioni rimuneratorie che, non essendo di modico valore rispetto al patrimonio del defunto, richiedevano la forma dell’atto pubblico. In assenza di tale forma, sono state dichiarate nulle e l’importo (per la metà, essendo il conto cointestato) è stato considerato un credito ereditario.

Infine, è stato respinto l’appello incidentale della figlia riguardo alla proprietà di due orologi di valore, in quanto la Corte ha ritenuto che la sua contestazione in primo grado non fosse stata sufficientemente specifica, configurando una ‘non contestazione’.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con una parziale riforma delle decisioni di primo grado. La figlia è stata dichiarata tenuta a conferire in collazione, e ad imputare alla propria quota, la somma ricevuta per l’acquisto dell’immobile (per la sua parte, escludendo quella del coniuge) e la metà delle somme ricevute tramite bonifici e dichiarate nulle. Di conseguenza, è stata condannata a versare all’altro erede la differenza spettantegli. Questa decisione riafferma un principio cruciale: nelle cause di successione, chi riceve somme di denaro dal defunto e sostiene che non si trattasse di una donazione ha l’onere di provarlo, specialmente quando l’altra parte ha fornito prove concrete del trasferimento di denaro. La qualificazione di un’operazione come donazione indiretta ha implicazioni significative, rendendola soggetta a collazione e garantendo una più equa ripartizione del patrimonio ereditario.

Quando il pagamento del prezzo di un immobile da parte di un genitore per il figlio costituisce una donazione indiretta?
Secondo la sentenza, si ha donazione indiretta dell’immobile quando il genitore fornisce il denaro quale mezzo specifico per l’acquisto del bene, che costituisce il fine ultimo della donazione. In questo caso, l’oggetto della liberalità è l’immobile stesso e non il denaro, e l’atto è soggetto a collazione.

Chi deve provare che una somma di denaro data da un genitore a un figlio non era una donazione?
Una volta che l’erede che agisce in giudizio ha provato l’avvenuto versamento di denaro dal de cuius al beneficiario, l’onere della prova si inverte. Spetta al beneficiario dimostrare un fatto impeditivo, come ad esempio la restituzione delle somme o una diversa causale del pagamento, per escludere la natura di donazione.

Le donazioni in denaro tra familiari conviventi sono sempre considerate liberalità d’uso esenti da collazione?
No. La sentenza chiarisce che non possono essere considerate liberalità d’uso (esenti da formalità e collazione) quelle donazioni che, pur avvenendo in un contesto di convivenza, non sono di modico valore rispetto al patrimonio del donante. Se l’importo è significativo, tali elargizioni sono qualificate come donazioni rimuneratorie e, in assenza di atto pubblico, sono dichiarate nulle.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati