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Derivati IRS: la copertura del rischio valida la causa

Una società stipula un contratto di derivati IRS per coprire il rischio di un mutuo a tasso variabile, ma subisce ingenti perdite. L’azienda cita in giudizio la banca chiedendo la nullità del contratto per assenza di causa e violazione degli obblighi informativi. La Corte d’Appello di Bari ha rigettato l’appello, confermando la validità del contratto. La decisione si fonda sul fatto che la funzione di copertura del rischio era chiaramente documentata e voluta dal cliente, come provato dalla documentazione sottoscritta e da una perizia tecnica, rendendo il contratto valido nonostante il risultato economico negativo.

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Derivati IRS: La Causa di Copertura Salva il Contratto dalla Nullità

I contratti di derivati IRS (Interest Rate Swap) sono spesso al centro di complesse controversie legali, specialmente quando, nati per proteggere dai rischi, finiscono per generare perdite. Una recente sentenza della Corte di Appello di Bari offre importanti chiarimenti sulla validità di tali contratti, sottolineando come la presenza di una chiara e documentata finalità di copertura del rischio possa rendere il contratto legittimo, anche a fronte di un esito economico negativo per il cliente. Analizziamo i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso: Un Contratto Swap e le Perdite Inattese

Una società operante nel settore del vetro stipula con una banca un contratto di mutuo di 500.000 euro a tasso variabile. Contestualmente, su proposta dell’istituto di credito, sottoscrive un contratto di derivati IRS con lo scopo dichiarato di “immunizzarsi” dal rischio di un aumento dei tassi di interesse, trasformando di fatto il costo del finanziamento in un onere a tasso fisso.

Tuttavia, l’operazione non va come sperato. Invece di assorbire i costi del mutuo, il contratto derivato genera perdite costanti che, dopo sei anni, ammontano a oltre 70.000 euro. Sentendosi danneggiata, la società decide di citare in giudizio la banca, chiedendo che il contratto IRS venga dichiarato nullo.

Le Argomentazioni delle Parti e la Decisione di Primo Grado

L’impresa basa la sua azione legale su diversi punti:
1. Mancanza di causa concreta: il contratto non ha svolto la sua funzione di copertura, ma ha anzi aumentato i costi, rendendolo privo di una valida giustificazione economica.
2. Violazione degli obblighi informativi: la banca non avrebbe adeguatamente illustrato le caratteristiche e i rischi dello strumento finanziario.
3. Status di operatore non qualificato: il legale rappresentante della società non possedeva i requisiti per essere considerato “operatore qualificato”, e la sua autodichiarazione in tal senso sarebbe inefficace.

La banca si difende sostenendo la piena legittimità dell’operazione, provata dalla documentazione contrattuale firmata dal cliente, che includeva una specifica “dichiarazione d’intenti” sulla finalità di copertura.

Il Tribunale di primo grado rigetta le domande della società. La decisione si basa in gran parte sulla perizia di un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), il quale accerta che il contratto IRS aveva un’elevata efficacia di copertura (92%), rientrando negli standard internazionali. Inoltre, il giudice ritiene valida l’autodichiarazione di operatore qualificato, affermando che spetta al cliente l’onere di provare il contrario.

Analisi dei Derivati IRS e la Decisione della Corte d’Appello

La società impugna la decisione in appello, ma la Corte conferma integralmente la sentenza di primo grado, articolando il suo ragionamento su due pilastri fondamentali.

La Causa di Copertura del Rischio nei Derivati IRS

La Corte d’Appello ribadisce che la validità di un contratto di derivati IRS dipende dalla sua “causa concreta”, ovvero lo scopo pratico perseguito dalle parti. Nel caso specifico, la documentazione prodotta, in particolare una disposizione di stipula firmata dal legale rappresentante, dimostrava in modo inequivocabile la volontà dell’impresa di trasformare i propri oneri finanziari da variabili a fissi.

In questo documento, il cliente dichiarava esplicitamente di scegliere di “proteggersi da un potenziale rialzo dei tassi d’interesse” pur essendo consapevole di “non beneficiare di un eventuale ribasso degli stessi”. Questa dichiarazione, secondo i giudici, costituisce la prova di una scelta consapevole e di una funzione di copertura pienamente realizzata. Il contratto ha raggiunto il suo scopo: garantire la certezza del flusso di cassa, a prescindere dalle perdite economiche derivanti dall’andamento dei tassi.

L’Onere della Prova per l’Operatore Qualificato

Anche sul secondo punto cruciale, quello relativo allo status di “operatore qualificato”, la Corte d’Appello segue un orientamento consolidato. L’autodichiarazione firmata dal cliente crea una presunzione legale sulla sua competenza. Per superare tale presunzione, il cliente non può limitarsi ad affermare di non avere esperienza; deve fornire prove concrete non solo della mancanza dei requisiti, ma anche del fatto che la banca ne fosse a conoscenza o avrebbe potuto esserlo usando l’ordinaria diligenza. Poiché l’impresa non ha fornito tali prove, la sua doglianza è stata respinta.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto che il contratto di derivati IRS in esame avesse una causa concreta e lecita, identificata nella funzione di copertura del rischio di variazione dei tassi di interesse. Questa finalità era chiaramente espressa nella documentazione contrattuale sottoscritta dal legale rappresentante della società, il quale aveva manifestato piena consapevolezza nel trasformare un onere variabile in uno fisso, accettando il conseguente trade-off di non poter beneficiare di eventuali ribassi dei tassi. La valutazione del CTU, che attestava un’alta efficacia di copertura (92%), ha ulteriormente corroborato la validità della causa. Per quanto riguarda lo status di operatore qualificato, la Corte ha ribadito il principio secondo cui l’autodichiarazione del cliente crea una presunzione forte, e l’onere di provare la sua non veridicità e la conoscenza di ciò da parte dell’intermediario ricade interamente sul cliente stesso. In assenza di tale prova, la Corte ha concluso per l’infondatezza delle censure, rigettando l’appello.

le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale nel contenzioso bancario relativo ai derivati IRS: la documentazione contrattuale e le dichiarazioni esplicite del cliente assumono un peso decisivo. Un’impresa che firma un contratto dichiarando di voler perseguire una finalità di copertura difficilmente potrà in seguito contestarne la validità sostenendo la mancanza di causa, anche se l’operazione si rivela economicamente svantaggiosa. Allo stesso modo, l’autodichiarazione di “operatore qualificato” è uno scudo robusto per gli intermediari, e per scalfirlo è richiesta una prova rigorosa da parte del cliente. Gli imprenditori sono quindi avvisati: la massima attenzione nella lettura e comprensione dei contratti finanziari prima della sottoscrizione è essenziale per evitare spiacevoli sorprese legali in futuro.

Un contratto di derivati IRS che genera perdite è automaticamente nullo?
No. Secondo la Corte, la validità del contratto non dipende dall’esito economico, ma dalla sua “causa concreta”. Se il contratto è stato stipulato con la chiara e documentata finalità di coprire un rischio (come trasformare un tasso variabile in fisso), la sua causa è valida, anche se l’operazione si conclude con una perdita per il cliente.

Cosa deve dimostrare un’impresa che contesta la propria dichiarazione di “operatore qualificato”?
L’impresa non solo deve provare di non possedere i requisiti di competenza ed esperienza richiesti dalla legge, ma deve anche dimostrare che l’intermediario finanziario era a conoscenza di tale carenza o avrebbe potuto conoscerla con l’ordinaria diligenza. La sola affermazione di non aver mai investito prima non è sufficiente.

Quanto è importante la documentazione firmata dal cliente in una causa sui derivati IRS?
È di importanza cruciale. La Corte ha basato la sua decisione in larga parte sulla dichiarazione esplicita firmata dal legale rappresentante della società, in cui si manifestava la volontà di proteggersi dal rialzo dei tassi rinunciando ai benefici di un ribasso. Questo documento è stato considerato la prova decisiva della consapevolezza del cliente e della funzione di copertura del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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