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Contratto preliminare nullo: quando il prezzo è vago

La Corte di Cassazione conferma la nullità di un contratto preliminare di compravendita immobiliare a causa di una clausola sul prezzo ritenuta indeterminata. La clausola legava il prezzo alla futura cubatura edificabile, non definita al momento della stipula. La Corte ha stabilito che un contratto preliminare nullo non può essere risolto per inadempimento e ha respinto la tesi della malafede dei venditori, poiché la clausola era stata concordata da entrambe le parti.

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Contratto preliminare nullo per prezzo indeterminato: l’analisi della Cassazione

Un contratto preliminare nullo è una delle insidie più pericolose nel settore immobiliare. La chiarezza e la precisione degli elementi essenziali, primo fra tutti il prezzo, sono requisiti indispensabili per la validità dell’accordo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire le conseguenze derivanti dall’indeterminatezza del prezzo, chiarendo la distinzione fondamentale tra nullità e risoluzione del contratto e le implicazioni in termini di restituzione delle somme versate. Vediamo insieme cosa è stato deciso.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto preliminare per la compravendita di un terreno edificabile. I venditori e l’acquirente avevano stipulato un accordo in cui il prezzo finale era collegato alla cubatura che sarebbe stata realizzata su quel terreno. Tuttavia, al momento della firma, non esisteva un progetto approvato né erano stati definiti criteri oggettivi per calcolare tale cubatura.

I venditori, ritenendo il contratto invalido, si erano rivolti al Tribunale per ottenerne la declaratoria di nullità. Il Tribunale accoglieva la loro richiesta, dichiarando il contratto nullo per assoluta indeterminatezza del prezzo e condannando i venditori a restituire all’acquirente l’anticipo di 150.000 euro, oltre interessi dalla data della domanda giudiziale.

La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello, che rigettava sia l’appello dei venditori sia quello incidentale dell’acquirente. Quest’ultimo, infatti, sosteneva che si dovesse procedere alla risoluzione del contratto per inadempimento dei venditori e chiedeva che gli interessi sulla somma da restituire decorressero dal giorno del pagamento, invocando la malafede della controparte. Insoddisfatto, l’acquirente proponeva ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte e il contratto preliminare nullo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’acquirente, confermando le decisioni dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno smontato uno per uno i motivi di ricorso, ribadendo principi giuridici fondamentali in materia contrattuale.

Il punto centrale della decisione è che un contratto con un oggetto indeterminato o indeterminabile è nullo ai sensi degli articoli 1346 e 1418 del Codice Civile. Il prezzo, essendo un elemento essenziale della compravendita, deve essere definito o, quantomeno, devono essere stabiliti criteri oggettivi per la sua determinazione al momento della stipula. Legare il prezzo a un futuro progetto di edificazione, senza specificarne i parametri, rende l’accordo invalido fin dall’origine.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali: l’impossibilità di risolvere un contratto nullo e la valutazione della buona fede delle parti.

Nullità vs. Risoluzione

La Cassazione ha chiarito in modo inequivocabile che i concetti di nullità e risoluzione sono incompatibili. La risoluzione presuppone l’esistenza di un contratto valido che viene sciolto a causa dell’inadempimento di una delle parti. Al contrario, la nullità sancisce che il contratto è privo di effetti giuridici sin dall’inizio, come se non fosse mai stato concluso. Pertanto, è logicamente e giuridicamente impossibile chiedere la risoluzione di un contratto preliminare nullo.

La Questione della Buona Fede

L’acquirente sosteneva che i venditori fossero in malafede e che, di conseguenza, gli interessi sull’anticipo versato dovessero decorrere dal giorno del pagamento e non dalla domanda giudiziale, come previsto dall’art. 2033 c.c. per chi riceve un pagamento indebito in malafede. La Corte ha respinto questa tesi, osservando che la clausola che ha causato la nullità era stata liberamente concordata e sottoscritta da entrambe le parti. Non essendo emersa alcuna prova che l’indeterminatezza fosse stata imposta o causata unicamente dai venditori, la loro buona fede al momento della ricezione della somma è stata presunta. Di conseguenza, la decisione di far decorrere gli interessi dalla domanda giudiziale è stata ritenuta corretta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ribadisce un principio cruciale: la massima attenzione nella redazione dei contratti preliminari è essenziale. Ogni elemento fondamentale, specialmente il prezzo, deve essere determinato con certezza o definito attraverso criteri oggettivi e univoci. Affidarsi a elementi futuri e incerti, senza adeguati meccanismi di determinazione, espone al rischio concreto che l’intero accordo venga dichiarato nullo. Inoltre, se una clausola invalida è frutto dell’accordo di entrambe le parti, sarà molto difficile per una di esse invocare la malafede dell’altra per ottenere un risarcimento maggiore. La chiarezza e la completezza contrattuale non sono semplici formalità, ma la base per tutelare i propri diritti e garantire la stabilità delle operazioni immobiliari.

Quando un contratto preliminare è considerato nullo per il prezzo?
Un contratto preliminare è nullo quando il prezzo non è determinato né determinabile al momento della stipula. Se il prezzo è legato a elementi futuri e incerti, come la cubatura di un progetto non ancora definito, senza che siano specificati criteri oggettivi per calcolarlo, l’oggetto del contratto è indeterminato e ciò ne causa la nullità.

Se un contratto è nullo, si può chiedere la risoluzione per inadempimento?
No. La risoluzione è un rimedio che si applica solo a contratti validi in caso di inadempimento. Un contratto nullo è privo di effetti giuridici sin dall’origine, come se non fosse mai esistito, e quindi non può essere ‘risolto’.

In caso di contratto nullo, da quando decorrono gli interessi sulla somma da restituire?
Secondo la sentenza, se non viene provata la malafede di chi ha ricevuto la somma, gli interessi decorrono dalla data della domanda giudiziale e non dal giorno del pagamento. Se la clausola che causa la nullità è stata concordata da entrambe le parti, si presume la buona fede di chi ha ricevuto il pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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