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Compensazione concordato preventivo: canoni locazione

Una società in concordato preventivo richiedeva il pagamento di canoni di locazione a una banca, la quale opponeva in compensazione un proprio controcredito sorto prima della procedura. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della compensazione nel concordato preventivo, stabilendo che il momento rilevante per valutare l’anteriorità del credito del locatore è la data di stipula del contratto di locazione (il “fatto genetico”) e non la scadenza delle singole rate. Poiché il contratto era anteriore alla procedura, la compensazione è stata ritenuta valida.

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Compensazione nel concordato preventivo: la Cassazione sui canoni di locazione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’importante questione relativa alla compensazione nel concordato preventivo. Il caso esaminato riguarda la possibilità per un conduttore di compensare il proprio debito per canoni di locazione, maturati dopo l’apertura della procedura concorsuale del locatore, con un controcredito vantato nei confronti dello stesso e sorto in epoca anteriore. La decisione chiarisce il concetto di “anteriorità del credito” e il ruolo del contratto come fatto genetico dell’obbligazione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore immobiliare, ammessa alla procedura di concordato preventivo, aveva agito legalmente per ottenere il pagamento dei canoni di locazione non corrisposti da una banca, sua conduttrice. La banca si era difesa sostenendo di aver estinto il proprio debito attraverso la compensazione con un maggiore credito che vantava nei confronti della società locatrice, derivante da precedenti rapporti di finanziamento (mutuo ipotecario, mutuo chirografario e scoperto di conto corrente). Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla banca, ritenendo legittima la compensazione.

La questione della compensazione nel concordato preventivo

Il cuore della controversia legale risiedeva nell’interpretazione degli articoli 56 e 169 della Legge Fallimentare, che regolano la compensazione nelle procedure concorsuali. La società in concordato sosteneva che i crediti per i canoni di locazione erano sorti mese per mese, dopo l’ammissione alla procedura. Di conseguenza, non potevano essere compensati con un controcredito della banca che era sorto precedentemente. Secondo questa tesi, ammettere la compensazione avrebbe violato il principio della par condicio creditorum, che impone la parità di trattamento tra i creditori.
La banca, al contrario, affermava che il fatto genetico del credito del locatore non era la singola scadenza mensile, ma l’originario contratto di locazione, stipulato anni prima dell’apertura del concordato. Pertanto, entrambi i crediti (quello della banca per i finanziamenti e quello della società per i canoni) avevano una radice causale anteriore alla procedura, rendendo la compensazione pienamente legittima.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la validità della compensazione. I giudici hanno stabilito un principio di diritto fondamentale per la gestione dei rapporti di durata nelle procedure concorsuali.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che, ai fini dell’applicazione dell’art. 56 della Legge Fallimentare, il momento determinante è quello in cui sorge il “fatto genetico” dell’obbligazione. Nel caso del contratto di locazione, questo momento coincide con la stipula del contratto stesso.
Secondo la Cassazione, il contratto di locazione, pur essendo ad esecuzione continuata o periodica, dà origine a un’unica obbligazione di pagamento del corrispettivo. Il frazionamento del pagamento in canoni mensili rappresenta solo una modalità di adempimento concordata tra le parti, ma non fraziona l’unicità del rapporto obbligatorio. L’obbligo di pagare i canoni nasce, nella sua interezza, al momento della conclusione del contratto.
Di conseguenza, il credito del locatore per i canoni futuri non è un credito futuro, ma un credito attuale, sebbene non ancora esigibile. Poiché sia il credito della banca (derivante da finanziamenti) sia il credito della società locatrice (derivante dal contratto di locazione) avevano una radice causale anteriore all’apertura del concordato preventivo, i requisiti per la compensazione erano soddisfatti. La Corte ha inoltre distinto il contratto di locazione da altri rapporti, come il mandato all’incasso, dove l’obbligazione di restituire le somme sorge solo al momento dell’effettiva riscossione.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce il seguente principio: “Nel concordato preventivo, sono compensabili ex art. 56 e 169 l.fall. il credito di una società in concordato verso la propria conduttrice, per canoni locatizi divenuti esigibili dopo la domanda di concordato preventivo e aventi titolo in un contratto stipulato anteriormente, e quello della medesima conduttrice per crediti […] anteriori a detta domanda, stante la comune anteriorità dei rispettivi fatti genetici”.
Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale importante, offrendo certezza giuridica ai creditori che sono al contempo debitori di un’impresa in crisi. Per le imprese in concordato, ciò significa che non potranno fare affidamento sui flussi di cassa derivanti da canoni di locazione se il conduttore vanta un controcredito anteriore e sufficientemente capiente.

È possibile compensare un debito per canoni di locazione maturati dopo l’inizio del concordato preventivo con un credito sorto prima?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che la compensazione è ammessa a condizione che il contratto di locazione da cui derivano i canoni sia stato stipulato prima dell’apertura della procedura di concordato preventivo.

Qual è il momento in cui sorge il credito del locatore per i canoni di locazione ai fini della compensazione fallimentare?
Il credito del locatore sorge al momento della stipula del contratto di locazione. Questo contratto è considerato il “fatto genetico” dell’obbligazione di pagare tutti i canoni. Le scadenze mensili successive attengono solo all’esigibilità del credito, non alla sua nascita.

La regola sulla compensazione si applica anche se il controcredito del conduttore non era ancora esigibile al momento dell’apertura della procedura?
Sì. L’articolo 56 della Legge Fallimentare ammette la compensazione anche per crediti non scaduti prima della dichiarazione di fallimento (o dell’ammissione al concordato), purché il loro fatto genetico sia anteriore all’apertura della procedura. È sufficiente che i requisiti per la compensazione (reciprocità, liquidità, esigibilità) sussistano al momento in cui essa viene eccepita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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