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Clausola vessatoria: approvazione e termini di decadenza

La Cassazione ha confermato la validità di una clausola vessatoria che prevedeva la decadenza dal diritto a commissioni. Anche se la descrizione della clausola era sommaria e non usava il termine ‘decadenza’, la Corte ha ritenuto sufficiente la specifica approvazione scritta, respingendo il ricorso di una società procacciatrice.

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Clausola Vessatoria e Approvazione Specifica: L’Importanza della Sostanza sulla Forma

Nei contratti standard, l’attenzione alle clausole è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale riguardo la validità di una clausola vessatoria, anche quando la sua descrizione per l’approvazione specifica non è perfettamente precisa. Il caso riguarda una società di procacciamento d’affari che ha perso il diritto a cospicue provvigioni a causa di una clausola di decadenza che non aveva rispettato, ritenuta valida dai giudici nonostante le contestazioni sulla sua approvazione.

I Fatti di Causa: Dalle Commissioni alla Clausola Contesa

Una società specializzata nell’intermediazione finanziaria aveva ottenuto dal Tribunale un decreto ingiuntivo per oltre 40.000 euro contro una nota società finanziaria, a titolo di compensi provvigionali maturati per l’attività svolta. La società finanziaria si è opposta al decreto, invocando una clausola specifica del contratto (la n. 9) che stabiliva un termine di decadenza: le fatture per le provvigioni dovevano essere emesse entro sei mesi dall’invio dei pro-forma, pena la perdita del diritto al compenso.

Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente dato ragione alla società di intermediazione, ritenendo che la clausola di decadenza fosse vessatoria e non validamente approvata, in quanto la sua descrizione non era sufficientemente specifica. Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della società finanziaria e dichiarando la società di intermediazione decaduta dal suo diritto, condannandola anche al pagamento delle spese legali.

La Validità della Clausola Vessatoria secondo la Cassazione

La società di intermediazione ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando che la clausola di decadenza fosse stata approvata con un richiamo generico e un’intestazione fuorviante (“pagamenti e termini di prescrizione”), che non menzionava esplicitamente la “decadenza”, creando confusione. Secondo la ricorrente, questa modalità non garantiva la specifica attenzione richiesta dall’art. 1341 del Codice Civile per le clausole vessatorie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che l’obbligo di specifica approvazione per iscritto di una clausola vessatoria è soddisfatto anche quando il richiamo numerico è accompagnato da una sommaria indicazione del contenuto, purché sia idoneo a suscitare l’attenzione del sottoscrittore.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che:

1. L’approvazione era specifica: La seconda sottoscrizione era apposta in calce a un elenco che richiamava solo le clausole che necessitavano di tale approvazione (quelle vessatorie), e non tutte le condizioni generali di contratto. Questo ha evitato il rischio di una firma distratta su un blocco indistinto di clausole.
2. La descrizione era sufficiente: Sebbene l’intestazione della clausola menzionasse “pagamenti e termini di prescrizione” e non “decadenza”, la Corte d’Appello ha correttamente valutato che tale dicitura fosse comunque sufficiente a indicare che la clausola regolamentava aspetti contrattuali onerosi legati ai pagamenti, meritando quindi un’attenzione particolare da parte del contraente.

La Cassazione ha inoltre dichiarato inammissibili le altre censure del ricorrente, in quanto costituivano tentativi di riesaminare nel merito i fatti della causa, un’attività preclusa in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per tutti gli operatori economici che stipulano contratti per adesione. La validità di una clausola vessatoria non dipende da una pedissequa corrispondenza tra il suo titolo e il suo contenuto, ma dalla capacità del richiamo di allertare efficacemente la parte che la sottoscrive sul suo carattere oneroso. La sostanza prevale sulla forma: se il meccanismo di approvazione è strutturato in modo da isolare le clausole sfavorevoli e fornire un’indicazione, anche sommaria, del loro oggetto, la clausola sarà considerata validamente approvata. È quindi fondamentale leggere con la massima attenzione non solo le clausole stesse, ma anche i richiami per la seconda firma, poiché da essi può dipendere la sorte di diritti economici significativi.

Una clausola è valida se la sua descrizione per l’approvazione specifica è imprecisa?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, una clausola può essere valida anche se la sua descrizione sommaria per l’approvazione specifica non è perfettamente precisa (ad esempio, usa ‘prescrizione’ invece di ‘decadenza’). Ciò che conta è che l’indicazione sia sufficiente a suscitare l’attenzione del sottoscrittore sul fatto che sta approvando una clausola con un contenuto per lui oneroso.

Per la validità di una clausola vessatoria è sufficiente un richiamo cumulativo a più clausole?
Il richiamo cumulativo è valido a condizione che elenchi esclusivamente clausole di natura vessatoria. Questo metodo è considerato idoneo a richiamare l’attenzione del contraente, a differenza di un richiamo che mescola clausole vessatorie e non vessatorie, che potrebbe rendere difficile l’individuazione di quelle onerose.

Cosa succede se un’azienda non rispetta un termine di decadenza previsto da una clausola contrattuale?
Se una clausola di decadenza è ritenuta valida ed efficace, il mancato rispetto del termine previsto (in questo caso, l’emissione delle fatture entro sei mesi) comporta la perdita totale del diritto che si sarebbe dovuto esercitare entro quel termine. Nel caso esaminato, la società ha perso il diritto a ricevere le provvigioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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