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Clausola penale nel leasing: la Cassazione interviene

Una società immobiliare contesta la risoluzione di un contratto di leasing, sostenendo l’eccessività della clausola penale che permetteva alla concedente di trattenere l’immobile e tutti i canoni. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente ignorato tale contestazione. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione sull’equità della clausola penale.

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Clausola Penale nel Leasing: Quando è Eccessiva? La Parola alla Cassazione

Un recente intervento della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su un tema cruciale nei contratti di leasing: l’equità della clausola penale in caso di risoluzione per inadempimento. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha chiarito i doveri del giudice d’appello nel valutare le censure mosse contro clausole che possono generare un ingiusto vantaggio per la società concedente, anche quando la contestazione non è formulata in modo impeccabile. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine nel 2017, quando una società finanziaria cita in giudizio un’impresa immobiliare per ottenere la risoluzione di un contratto di leasing e la restituzione di un immobile. L’impresa immobiliare si oppone e, in via subordinata, chiede la restituzione dei canoni già versati.

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda della società finanziaria, dichiara risolto il contratto e ordina il rilascio dell’immobile. La società immobiliare propone appello, ma la Corte d’Appello conferma la sentenza di primo grado.

Non soddisfatta, l’impresa ricorre per cassazione, lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. Il motivo centrale, che si rivelerà decisivo, riguarda la presunta natura eccessivamente onerosa della clausola penale prevista dal contratto.

L’Analisi della Corte di Cassazione e la Clausola Penale

La Suprema Corte ha suddiviso l’analisi del ricorso in due parti. Ha rigettato i primi motivi, ritenendoli infondati o generici. Ha invece accolto il motivo relativo alla violazione degli articoli 1526 e 1384 del codice civile, focalizzandosi sulla valutazione della clausola penale.

L’Errore della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva rigettato la doglianza dell’impresa immobiliare sostenendo che non fosse stata specificamente contestata la decisione del primo giudice sulla natura della clausola. Secondo i giudici di secondo grado, l’appellante si era limitato ad asserire ‘meramente e fumosamente’ la mancata indicazione della fonte della clausola.

La Cassazione ha smontato questa tesi, evidenziando come la Corte d’Appello avesse essa stessa riassunto, nelle premesse della sua sentenza, il motivo di gravame dell’appellante. Quest’ultimo lamentava chiaramente che, in caso di risoluzione, la società concedente avrebbe ottenuto un ingiusto vantaggio: avrebbe conservato la proprietà dell’immobile, trattenuto tutti i canoni già versati e preteso anche quelli futuri. Un risultato ben più vantaggioso rispetto a quello che avrebbe ottenuto con la normale esecuzione del contratto fino alla scadenza.

Il Principio di Diritto sulla Clausola Penale Eccessiva

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una clausola penale può essere ridotta dal giudice se manifestamente eccessiva. Nel leasing traslativo, si considera tale la clausola che consente al concedente di ottenere vantaggi maggiori di quelli che avrebbe conseguito dalla regolare esecuzione del contratto. La Corte d’Appello, omettendo di considerare la censura nella sua interezza, ha compiuto un esame incompleto, non scrutinando se l’accumulo di vantaggi per la concedente (immobile + canoni passati + canoni futuri) costituisse una penale eccessiva.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta lettura degli atti processuali. La Cassazione ha rilevato che la Corte territoriale, pur avendo correttamente riportato il motivo d’appello sollevato dalla società ricorrente, ne ha poi omesso completamente la valutazione nel merito. L’appellante aveva inequivocabilmente contestato come ‘iniqua ed eccessivamente onerosa’ la pretesa della controparte di conservare l’immobile, incassare i canoni già versati e ottenere anche quelli futuri. Questo argomento, secondo la Suprema Corte, costituiva una censura specifica e sufficiente, che imponeva al giudice del gravame un esame approfondito sulla potenziale eccessività della clausola penale, anche in virtù del potere di riduzione d’ufficio previsto dall’art. 1384 c.c. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di etichettare la contestazione come carente, ignorando la sostanza dell’argomentazione che puntava a dimostrare uno squilibrio contrattuale a seguito della risoluzione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte d’Appello di Brescia in diversa composizione. Quest’ultima dovrà procedere a un nuovo esame, tenendo conto del principio secondo cui la contestazione sull’eccessività della clausola penale era stata validamente sollevata e andava esaminata nel merito. La decisione riafferma l’importanza di un controllo giudiziale effettivo sull’equilibrio delle prestazioni contrattuali, a tutela della parte che subisce la risoluzione, per evitare arricchimenti ingiustificati.

Una clausola penale in un contratto di leasing può essere considerata eccessiva?
Sì. Secondo la sentenza, una clausola penale è da considerarsi eccessiva quando permette alla società concedente di ottenere, a seguito della risoluzione del contratto, un vantaggio economico maggiore rispetto a quello che avrebbe conseguito dalla sua regolare e completa esecuzione.

Cosa succede se un giudice d’appello non valuta correttamente la contestazione sull’eccessività di una clausola penale?
La sua sentenza può essere annullata dalla Corte di Cassazione. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto non specifica la contestazione mossa dall’appellante, omettendo di analizzare nel merito l’evidente squilibrio che la clausola avrebbe generato. Questo errore ha portato alla cassazione della sentenza con rinvio.

Il giudice può ridurre d’ufficio una clausola penale manifestamente eccessiva?
Sì. La sentenza implicitamente conferma il principio consolidato secondo cui il giudice ha il potere-dovere di ridurre, anche d’ufficio (cioè senza una specifica richiesta di parte), una clausola penale che risulti manifestamente eccessiva, al fine di ricondurre il contratto a un equilibrio equo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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