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Clausola penale determinabile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola penale non è nulla per indeterminatezza se, pur non indicando un importo fisso, fornisce i criteri per calcolarlo in un secondo momento. Il caso riguardava un contratto di somministrazione interrotto anticipatamente. La Corte d’Appello aveva ritenuto nulla la clausola che prevedeva il rimborso dei ‘mancati guadagni’, considerandola una clausola penale determinabile in modo incerto. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il riferimento ai guadagni passati per calcolare il danno futuro costituisce un criterio sufficientemente determinato, anche se richiede un’istruttoria per la quantificazione esatta. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Clausola Penale Determinabile: Sì alla validità anche senza importo fisso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nella redazione dei contratti commerciali: la validità di una clausola penale determinabile. Spesso, le parti inseriscono nei contratti delle penali per scoraggiare l’inadempimento e predeterminare il risarcimento. Ma cosa succede se la clausola non fissa un importo preciso, ma si limita a indicare un criterio per calcolarlo? La Corte ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la validità di tale clausola non è compromessa dalla necessità di un calcolo successivo, purché i criteri siano chiari e oggettivi.

Il Caso: Recesso Anticipato da un Contratto di Somministrazione

La vicenda nasce da un contratto di somministrazione stipulato nel 1991 tra una società cooperativa di commercianti e un supermercato affiliato. Il contratto prevedeva un impegno di acquisto di merci da parte del supermercato. Nel 2007, quest’ultimo comunica la cessazione della propria attività e, di conseguenza, del rapporto contrattuale, quasi cinque anni prima della sua scadenza naturale.

La cooperativa, ritenendo il recesso un inadempimento contrattuale, agisce in giudizio chiedendo il risarcimento del danno sulla base dell’articolo 5 del contratto. Tale clausola stabiliva che, in caso di interruzione unilaterale anticipata, la parte inadempiente avrebbe dovuto corrispondere all’altra ‘i mancati guadagni derivanti dalla cessazione del rapporto per il periodo di tempo mancante alla scadenza’.

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda, ma la Corte d’Appello ribalta la decisione. Secondo i giudici d’appello, la clausola in questione era una vera e propria penale, ma nulla per indeterminatezza, in quanto non definiva in modo chiaro e predeterminato l’importo dovuto, rendendo necessaria un’attività istruttoria complessa per la sua quantificazione.

La Clausola Penale Determinabile secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione dalla cooperativa, accoglie il ricorso e cassa la sentenza d’appello. Il ragionamento dei giudici supremi si concentra sulla distinzione tra oggetto del contratto ‘determinato’ e ‘determinabile’.

Secondo la Corte, l’articolo 1382 del codice civile, che disciplina la clausola penale, non impone che la prestazione sia necessariamente predeterminata in un ammontare fisso. È sufficiente che sia ‘determinabile’, ovvero che il contratto fornisca criteri oggettivi e chiari per la sua quantificazione in un momento successivo, cioè dopo il verificarsi dell’inadempimento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha smontato la tesi della Corte d’Appello, evidenziando un errore di fondo nel suo ragionamento. Il fatto che per calcolare l’importo della penale sia necessario acquisire dati e svolgere un’attività istruttoria (come, in questo caso, analizzare i guadagni degli anni precedenti per proiettarli nel futuro) non rende la clausola indeterminata. L’indeterminatezza sussiste solo quando mancano del tutto i criteri per la quantificazione.

Nel caso specifico, il criterio indicato – ‘i mancati guadagni derivanti dalla cessazione del rapporto per il periodo di tempo mancante’ – è stato ritenuto sufficientemente specifico. Esso permette di calcolare il danno futuro (lucro cessante) basandosi su dati storici oggettivi, come il volume delle vendite e il margine di guadagno degli anni precedenti. Pertanto, la clausola era perfettamente valida perché, sebbene l’importo non fosse scritto nero su bianco, il metodo per calcolarlo era chiaramente delineato nel contratto. La Corte d’Appello ha quindi erroneamente confuso la necessità di un’indagine di fatto per l’applicazione del criterio con la presunta mancanza del criterio stesso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di grande importanza pratica per chi redige contratti. Le aziende possono legittimamente inserire clausole penali flessibili, che leghino l’importo del risarcimento a parametri variabili e oggettivi (come il fatturato, i volumi di vendita o i margini di profitto). Questo permette di avere una tutela più aderente al danno effettivo, specialmente in contratti di lunga durata dove fissare un importo rigido all’inizio potrebbe rivelarsi inadeguato.

In conclusione, una clausola penale determinabile è valida se indica criteri oggettivi che consentano di calcolare l’importo dovuto ex post. La necessità di un’istruttoria per quantificare la penale non ne causa la nullità. La Corte di Cassazione ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio.

Una clausola penale è valida anche se non indica una somma di denaro precisa?
Sì, secondo la Corte di Cassazione una clausola penale è valida anche se non specifica un importo fisso, a condizione che fornisca criteri oggettivi e predeterminati per calcolare tale importo in un momento successivo all’inadempimento.

Cosa significa che una clausola penale deve essere ‘determinabile’?
Significa che il contratto deve contenere gli elementi o i parametri necessari per quantificare la prestazione dovuta in caso di inadempimento. Ad esempio, fare riferimento ai ‘mancati guadagni’ calcolati sulla base dello storico del rapporto è un criterio che rende la penale determinabile, anche se richiede un calcolo successivo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto nulla per indeterminatezza una clausola che, invece, conteneva un criterio di calcolo sufficientemente chiaro (il rimborso dei mancati guadagni). L’errore è stato confondere la necessità di un’indagine per quantificare il danno con l’assenza di un criterio per determinarlo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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