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Cessione in blocco: onere della prova del cessionario

La richiesta di ammissione al passivo di una società di gestione crediti, basata su un credito acquisito tramite cessione in blocco, è stata respinta. La Cassazione ha confermato che la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente. Sul cessionario grava l’onere della prova di dimostrare che lo specifico credito rientra nel perimetro della cessione.

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Cessione in Blocco e Onere della Prova: La Cassazione Fa Chiarezza

Nelle operazioni di cessione di crediti in blocco, specialmente in contesti complessi come le procedure fallimentari, la questione della titolarità del credito è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’onere della prova per dimostrare che uno specifico credito è incluso nella cessione ricade interamente sul cessionario. Vediamo nel dettaglio cosa ha stabilito la Corte e quali sono le implicazioni pratiche per gli operatori del settore.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Ammissione al Passivo Contestata

Una società specializzata nella gestione di crediti (cessionaria) aveva presentato domanda di ammissione al passivo del fallimento di un’altra società, vantando un credito significativo derivante da precedenti rapporti bancari. Tale credito era stato acquisito nell’ambito di una più ampia operazione di cessione di crediti in blocco. Per dimostrare la propria titolarità, la società cessionaria aveva prodotto in giudizio unicamente l’estratto della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale relativa all’avvenuta cessione.

Sia il giudice delegato che, in seguito, il Tribunale in sede di opposizione, hanno ritenuto tale documentazione insufficiente. Secondo i giudici di merito, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, pur essendo un adempimento previsto dalla legge, non basta a provare che quel determinato credito fosse effettivamente compreso nel pacchetto ceduto. Di conseguenza, la domanda di ammissione al passivo è stata respinta.

L’Onere della Prova nella Cessione in Blocco: La Decisione della Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società cessionaria, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La Corte ha chiarito che la titolarità del diritto è un elemento costitutivo della domanda giudiziale. Pertanto, chi agisce in giudizio affermandosi successore di un creditore originario ha l’obbligo di provarlo in modo rigoroso.

Nel contesto di una cessione in blocco, questo si traduce in un preciso onere della prova per il cessionario. Egli deve dimostrare non solo che l’operazione di cessione è avvenuta (e per questo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale può essere un elemento), ma soprattutto che il singolo credito che sta cercando di riscuotere faceva parte dell’insieme dei crediti ceduti.

Le Motivazioni: Perché la Gazzetta Ufficiale Non Basta?

La Corte Suprema ha spiegato che la pubblicazione della notizia della cessione in Gazzetta Ufficiale, prevista dall’articolo 58 del Testo Unico Bancario, ha una funzione specifica: sostituire la notifica individuale a ciascun debitore ceduto, rendendo così la cessione opponibile ai terzi. Si tratta di un meccanismo di pubblicità-notizia volto a semplificare operazioni che coinvolgono migliaia di rapporti.

Tuttavia, questa pubblicità non ha valore di prova legale riguardo al contenuto specifico del contratto di cessione. Non può, da sola, dimostrare quali e quanti crediti siano stati effettivamente trasferiti. Valutare se l’avviso pubblicato contenga criteri ed elementi sufficientemente specifici da identificare senza incertezze i crediti inclusi è un accertamento di fatto che spetta al giudice di merito e non può essere rivisto in sede di legittimità.

Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza della ricorrente riguardo alla mancata concessione di un termine per integrare le prove. La prova della titolarità del credito non è una mera formalità procedurale sanabile, ma un presupposto essenziale dell’azione legale. La sua mancanza non può essere colmata tardivamente, poiché rappresenta un onere che grava sulla parte fin dall’inizio del giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Cessionari di Crediti

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Le società che acquistano crediti in blocco devono essere consapevoli che, in caso di contestazione, la sola produzione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale non sarà sufficiente a superare l’onere della prova sulla loro legittimazione attiva.

È quindi fondamentale che il cessionario si doti, fin dal momento dell’acquisto, di tutta la documentazione contrattuale (come il contratto di cessione e i relativi allegati) che possa dimostrare in modo inequivocabile l’inclusione di ogni singolo credito nel perimetro dell’operazione. Una gestione documentale attenta e precisa è l’unica garanzia per poter far valere efficacemente i propri diritti in sede giudiziaria, specialmente di fronte a una procedura concorsuale.

È sufficiente la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per dimostrare la titolarità di un credito acquisito in blocco?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale serve a rendere la cessione opponibile ai debitori ceduti, ma non costituisce prova sufficiente dell’inclusione di uno specifico credito nell’operazione di cessione.

Su chi ricade l’onere della prova dell’inclusione di un credito specifico in una cessione in blocco?
L’onere della prova ricade interamente sul cessionario, ovvero sulla società che ha acquistato il credito. È quest’ultima a dover dimostrare, con prove documentali adeguate, che il credito vantato rientra tra quelli oggetto del contratto di cessione.

Può il giudice concedere un termine per sanare la mancanza di prove sulla titolarità del credito?
No. La Corte ha chiarito che la prova della titolarità del diritto è un elemento costitutivo della domanda e non una semplice irregolarità procedurale. Pertanto, la sua mancanza non può essere sanata attraverso la concessione di un termine per il deposito di nuovi documenti, in quanto è un onere che la parte deve assolvere fin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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