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Cessione contenziosi: i rapporti estinti esclusi

In un caso di cessione di rami d’azienda bancari a seguito di liquidazione, la Corte di Cassazione ha stabilito che la banca acquirente non subentra nelle cause legali relative a rapporti contrattuali (come conti correnti) già chiusi al momento della cessione. La decisione si fonda sull’interpretazione del contratto di cessione, il quale escludeva i contenziosi non funzionali alla futura attività d’impresa dell’acquirente. Pertanto, la semplice pendenza di una lite non è sufficiente a trasferire la passività, che resta in capo all’entità in liquidazione.

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Cessione Contenziosi Bancari: La Cassazione Esclude i Rapporti Estinti

L’ordinanza in esame affronta un tema di cruciale importanza nel diritto bancario: la delimitazione delle passività trasferite in operazioni di salvataggio di istituti di credito. In particolare, la Corte di Cassazione ha chiarito se la cessione contenziosi bancari da una banca in liquidazione a una banca acquirente includa anche le cause relative a rapporti, come i conti correnti, già chiusi al momento dell’operazione. La risposta della Corte fornisce un principio interpretativo fondamentale per queste complesse transazioni.

I Fatti del Caso

Una società avviava una causa contro la propria banca per questioni legate a un rapporto di conto corrente. Successivamente, la banca veniva posta in Liquidazione Coatta Amministrativa (LCA) e, nell’ambito di un’operazione di salvataggio normata da un decreto-legge, cedeva un’ampia porzione della sua azienda a un grande gruppo bancario. A questo punto, sorgeva una questione processuale determinante: la società doveva proseguire la causa contro la banca in liquidazione o contro il nuovo gruppo bancario che ne aveva acquisito le attività?

La Corte d’Appello aveva ritenuto che il gruppo acquirente fosse subentrato nella posizione processuale della banca originaria, anche per quel rapporto ormai estinto. Il gruppo bancario ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il perimetro della cessione, come definito nel contratto, escludesse esplicitamente tali passività.

La Decisione della Corte sulla cessione contenziosi bancari

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del gruppo bancario, cassando la sentenza d’appello. Ha stabilito un principio di diritto chiaro: nell’ambito della cessione d’azienda delle banche venete, non si verifica il subentro della banca acquirente nelle liti pendenti che hanno ad oggetto rapporti bancari già estinti alla data del contratto di cessione (26 giugno 2017). Tali controversie, infatti, rientrano nel cosiddetto “Contenzioso escluso”, come previsto dal contratto stesso.

L’Interpretazione del Contratto di Cessione

Il fulcro della decisione non risiede in una regola generale di legge, ma nell’interpretazione specifica del contratto di cessione stipulato tra i commissari liquidatori e la banca acquirente. Sebbene il decreto-legge (D.L. 99/2017) fornisse la cornice normativa, demandava alle parti la definizione precisa dell’oggetto della cessione.

Il Criterio della Funzionalità all’Attività Futura

Il contratto prevedeva che tra le “Passività Incluse” vi fossero i debiti derivanti da “rapporti inerenti e funzionali all’esercizio dell’impresa bancaria”. La Cassazione ha chiarito che questa clausola deve essere interpretata nella prospettiva dell’istituto di credito acquirente. La funzionalità va intesa come utilità per lo svolgimento della nuova e futura attività d’impresa.

Di conseguenza, un contenzioso relativo a un conto corrente già chiuso non è funzionale all’attività futura. Si tratta di una passività storica, non legata a un cliente attivo con cui proseguire un rapporto commerciale. Al contrario, i rapporti ancora in essere (“vivi” e operativi) sono stati trasferiti proprio per garantire la continuità aziendale. Pertanto, la semplice pendenza della lite non è un criterio sufficiente per includerla nella cessione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come il contratto di cessione in questione sia un atto sui generis, che, pur essendo un accordo privato, acquista efficacia verso terzi per disposizione di legge. La sua interpretazione, quindi, assume un valore fondamentale per garantire uniformità applicativa e certezza del diritto.

Le motivazioni evidenziano che sarebbe incoerente includere nella cessione le passività di rapporti estinti, quando lo stesso contratto escludeva, ad esempio, i rapporti in sofferenza (crediti deteriorati). Entrambe le categorie non sono funzionali alla “nuova realtà bancaria operativa” che l’acquirente intendeva costruire.

La Corte ha inoltre valorizzato il comportamento successivo delle parti, in particolare un “Secondo Accordo Ricognitivo” che ribadiva l’esclusione dalla cessione dei contenziosi relativi a rapporti estinti. Questo atto, sebbene ricognitivo, ha confermato l’originaria volontà delle parti, fornendo un ulteriore elemento a sostegno dell’interpretazione adottata.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un punto fermo nella gestione delle crisi bancarie e delle relative cessioni d’azienda. Le implicazioni pratiche sono notevoli:

1. Certezza per gli Acquirenti: Le banche che intervengono in operazioni di salvataggio hanno una maggiore certezza sui limiti delle passività che acquisiscono, essendo protette da contenziosi storici non legati alla continuità aziendale. Questo incentiva tali operazioni.
2. Guida per i Creditori: I clienti e i creditori con cause pendenti contro banche poste in liquidazione devono verificare attentamente il perimetro del contratto di cessione. Se il loro rapporto era già estinto, dovranno continuare la loro azione legale nei confronti della procedura di liquidazione e non della banca acquirente.
3. Primato dell’Autonomia Contrattuale: La decisione riafferma l’importanza dell’accordo contrattuale nel definire l’ambito di una cessione, anche quando questa si inserisce in una cornice normativa speciale come quella dei salvataggi bancari.

In caso di cessione di un’azienda bancaria, l’acquirente subentra in tutte le cause pendenti della banca cedente?
No, non necessariamente. Secondo questa ordinanza, il subentro dipende da quanto specificamente stabilito nel contratto di cessione, che definisce il perimetro delle attività e delle passività trasferite. La legge può delegare questa determinazione all’autonomia contrattuale delle parti.

Una causa relativa a un conto corrente chiuso prima della cessione viene trasferita alla banca acquirente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i contenziosi relativi a rapporti già estinti alla data della cessione non sono considerati “inerenti e funzionali” all’esercizio della nuova impresa bancaria e, pertanto, sono esclusi dal trasferimento e restano in capo alla banca in liquidazione.

Qual è il criterio decisivo per stabilire se un contenzioso bancario è stato ceduto?
Il criterio decisivo non è la semplice pendenza della lite al momento della cessione, ma la funzionalità del rapporto sottostante all’attività d’impresa futura della banca acquirente, secondo quanto interpretato dal contratto di cessione. I rapporti estinti non soddisfano questo criterio di funzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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