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Azione revocatoria spese legali: quando sorge il credito

Un’analisi della sentenza della Corte d’Appello di Trieste sull’inammissibilità dell’azione revocatoria per spese legali prima della sentenza di condanna. Il caso chiarisce che il credito per le spese di lite sorge solo con la pronuncia del giudice, rendendo inefficace un’azione revocatoria su atti di disposizione anteriori a tale momento.

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Azione Revocatoria e Spese Legali: Il Credito Nasce Solo con la Sentenza

L’azione revocatoria è uno strumento fondamentale per la tutela del credito, ma il suo utilizzo è subordinato a requisiti precisi. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Trieste offre un importante chiarimento su un aspetto cruciale: quando è possibile esperire un’azione revocatoria per spese legali ancora da liquidare? La risposta della Corte è netta: il credito per le spese di lite sorge solo con la sentenza di condanna, non prima. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una causa per danni. I proprietari di un immobile citavano in giudizio la vicina, responsabile di aver causato gravi danni alla loro proprietà durante lavori di demolizione. Prima che il giudizio per i danni si concludesse, ma dopo che una consulenza tecnica (A.T.P.) aveva già confermato i fatti, la convenuta donava al nipote un immobile di valore significativo, di fatto spogliandosi di un bene essenziale del suo patrimonio.

Venuti a conoscenza della donazione, i proprietari danneggiati avviavano un’autonoma causa, questa volta esperendo un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 c.c. L’obiettivo era far dichiarare la donazione inefficace nei loro confronti, in modo da poter eventualmente pignorare l’immobile donato per soddisfare il loro credito derivante dalla causa per danni. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno però respinto la domanda.

L’Azione Revocatoria per le Spese Legali: La Decisione della Corte

La Corte d’Appello ha confermato la decisione del Tribunale, dichiarando inammissibile l’azione revocatoria. Il punto centrale della decisione risiede nell’assenza di un requisito fondamentale al momento della proposizione della domanda: l’esistenza di un credito tutelabile.

I giudici hanno distinto le pretese degli attori:
1. Il risarcimento in forma specifica (riparazione dei danni): Questa è un’obbligazione “di fare”, non pecuniaria. L’azione revocatoria, per sua natura, è destinata a proteggere la garanzia patrimoniale per obbligazioni pecuniarie, non per obblighi di fare.
2. Il risarcimento per equivalente: La domanda era stata respinta nel merito nell’altro giudizio.
3. Il rimborso delle spese legali: Questa è la pretesa cruciale. La Corte ha stabilito che il diritto alla rifusione delle spese legali, pur essendo un credito pecuniario, non esiste fino al momento in cui il giudice emette una sentenza di condanna a carico della parte soccombente.

Di conseguenza, al momento della donazione e dell’inizio dell’azione revocatoria, gli attori non erano ancora titolari di un credito certo, liquido ed esigibile, nemmeno a titolo “eventuale” o “litigioso” nel senso richiesto dalla legge.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte d’Appello ha basato il suo rigetto su argomentazioni giuridiche precise e consolidate.

L’Inapplicabilità della Revocatoria alle Obbligazioni “di Fare”

È stato ribadito un principio consolidato: l’azione revocatoria serve a ricostituire la garanzia patrimoniale generica del debitore (art. 2740 c.c.) per permettere al creditore di soddisfare un credito pecuniario. Non è lo strumento adatto per assicurare l’adempimento di un obbligo di fare, come l’esecuzione di lavori di ripristino.

La Natura Giudiziale delle Spese di A.T.P.

Gli appellanti sostenevano che le spese sostenute per l’Accertamento Tecnico Preventivo (A.T.P.) costituissero un danno emergente e quindi un credito già sorto. La Corte ha rigettato questa tesi, chiarendo che le spese di un A.T.P. (ex art. 696 c.p.c.), quando seguito da un giudizio di merito, hanno natura di spese giudiziali. Come tali, la loro liquidazione e il diritto al rimborso dipendono interamente dall’esito della causa e dalla decisione del giudice sulla soccombenza.

Il Principio Cardine: il Credito per Spese Sorge con la Sentenza

Il cuore della motivazione, supportato da specifica giurisprudenza di Cassazione (in particolare l’ordinanza n. 9609/2023), è che il diritto di una parte a ottenere il rimborso delle spese processuali sorge solo ed esclusivamente con la sentenza che condanna la controparte al pagamento. Prima di quel momento, non esiste un credito, né una “ragione di credito”. Esiste solo un’aspettativa. Pertanto, un atto di disposizione compiuto dal debitore prima della sentenza di condanna alle spese non può essere oggetto di azione revocatoria fondata su tale futuro ed eventuale credito.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di certezza giuridica di grande importanza pratica. Chi è parte di una causa non può utilizzare l’azione revocatoria per “bloccare” preventivamente i beni della controparte in vista di una futura e possibile vittoria con condanna alle spese. L’atto di disposizione patrimoniale, per essere revocato, deve pregiudicare un credito che, seppur non ancora esigibile o soggetto a condizione, sia giuridicamente già sorto al momento dell’atto stesso. Il credito per le spese legali non soddisfa questo requisito: la sua nascita è legata indissolubilmente alla pronuncia giudiziale che lo determina.

È possibile utilizzare l’azione revocatoria per tutelare un credito che consiste nell’obbligo di eseguire dei lavori (obbligazione di fare)?
No. La sentenza chiarisce che l’azione revocatoria è strutturalmente destinata alla tutela di obbligazioni pecuniarie, in quanto mira a ricostituire la garanzia patrimoniale del debitore per un’eventuale esecuzione forzata. Non è applicabile per assicurare l’adempimento di obbligazioni di fare.

Il credito per il rimborso delle spese legali di un processo sorge quando si avvia la causa o quando il giudice emette la sentenza?
Secondo la Corte, il credito per il rimborso delle spese processuali sorge solo al momento della sentenza che definisce il giudizio e condanna la parte soccombente al pagamento. Prima di tale pronuncia, non esiste un diritto di credito tutelabile con l’azione revocatoria.

Posso agire in revocatoria contro un atto di donazione fatto dal mio debitore mentre la causa è ancora in corso, per tutelare il mio futuro diritto al rimborso delle spese legali?
No. Poiché il credito per le spese legali sorge solo con la sentenza di condanna, un atto di disposizione (come una donazione) compiuto prima di tale sentenza non può essere attaccato con un’azione revocatoria basata su tale credito, in quanto al momento dell’atto il credito era giuridicamente inesistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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