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Azione revocatoria: quando la vendita è inefficace?

La Corte di Cassazione conferma la validità di un’azione revocatoria promossa da una banca contro la vendita di un immobile. La venditrice, garante di un debito del figlio, aveva venduto il bene alla nuora, pregiudicando la garanzia patrimoniale del creditore. La Corte ha rigettato i motivi di ricorso, tra cui la presunta nullità della fideiussione e le eccezioni procedurali, ritenendo sussistenti tutti i presupposti per l’azione revocatoria.

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Azione Revocatoria e Vendita tra Parenti: la Cassazione fa Chiarezza

L’azione revocatoria è uno strumento fondamentale di tutela per i creditori. Essa consente di rendere inefficaci quegli atti con cui un debitore si spoglia dei propri beni per sottrarli alla garanzia del credito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha esaminato un caso emblematico, riguardante la vendita di un immobile da una madre garante (fideiussore) alla propria nuora, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano accolto la domanda della banca creditrice. Analizziamo i dettagli della vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: la Vicenda Giudiziaria

Una banca conveniva in giudizio una signora e sua nuora per ottenere la dichiarazione di inefficacia, tramite azione revocatoria, di un atto di compravendita immobiliare. La venditrice aveva prestato una fideiussione a garanzia di un mutuo agrario concesso dalla banca all’azienda agricola del figlio. Successivamente, aveva venduto un immobile di sua proprietà alla nuora per 70.000 euro, riservandosi il diritto di abitazione.

Secondo la banca, tale atto di disposizione ledeva le sue ragioni creditorie, in quanto diminuiva la garanzia patrimoniale su cui fare affidamento per il recupero del credito, poi divenuto esigibile. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda della banca, ritenendo sussistenti sia il presupposto oggettivo (l’effettivo pregiudizio, o eventus damni) sia quello soggettivo (la consapevolezza del danno, o scientia damni).

La decisione veniva appellata dalla venditrice e dall’acquirente, ma la Corte d’Appello dichiarava il gravame inammissibile. Le due parti proponevano quindi ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti basavano le loro difese su diversi motivi, tra cui:

1. Nullità della fideiussione: Sostenevano che il contratto di garanzia fosse nullo perché ricalcava uno schema ABI dichiarato contrario alle norme sulla concorrenza da un provvedimento della Banca d’Italia del 2005.
2. Violazione delle norme sulla mediazione: Lamentavano la mancata attivazione della procedura di mediazione obbligatoria per le controversie in materia bancaria.
3. Errata valutazione delle prove: Contestavano la valutazione del giudice di merito riguardo alla non congruità del prezzo di vendita e alla sussistenza del pregiudizio per il creditore.

Azione Revocatoria: L’Analisi della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso, confermando la correttezza della decisione impugnata. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

La Presunta Nullità della Fideiussione

Il primo motivo, relativo alla nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha chiarito un principio procedurale fondamentale: sebbene la nullità contrattuale possa essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio, ciò è possibile solo se i fatti su cui si fonda sono già stati acquisiti nel processo. Nel caso di specie, la questione non era stata sollevata come specifico motivo di appello e la sua discussione in sede di legittimità avrebbe richiesto nuovi accertamenti di fatto, preclusi in Cassazione.

Inoltre, i giudici hanno ribadito che il provvedimento della Banca d’Italia del 2005 riguarda specificamente le fideiussioni omnibus, mentre nel caso in esame si trattava di una fideiussione specifica. Di conseguenza, spettava ai ricorrenti dimostrare l’illecito antitrust, senza poter beneficiare di alcuna prova privilegiata.

Le Altre Eccezioni respinte

Anche gli altri motivi sono stati respinti. La questione sulla mediazione obbligatoria è stata ritenuta una novità, in quanto non sollevata nei precedenti gradi di giudizio. Per quanto riguarda le censure sulla valutazione delle prove, la Corte ha ricordato che il suo compito non è quello di riesaminare il merito della vicenda, ma solo di controllare la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata. Il Tribunale aveva ampiamente motivato sulla sussistenza dei presupposti dell’azione revocatoria, sia oggettivi che soggettivi.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente presunto la consapevolezza del pregiudizio (scientia damni) in capo sia alla venditrice-garante sia alla terza acquirente. Tale consapevolezza derivava da una serie di elementi gravi, precisi e concordanti: lo stretto rapporto di parentela (suocera e nuora), la conoscenza della situazione debitoria dell’azienda del figlio/marito, le particolari condizioni della vendita (prezzo non contestato come incongruo e riserva del diritto di abitazione). La giurisprudenza costante, infatti, non richiede la prova della conoscenza specifica del singolo credito, ma una generica consapevolezza del pregiudizio che l’atto dispositivo arreca alla massa dei creditori. Di conseguenza, l’atto di vendita, impoverendo il patrimonio della garante, aveva oggettivamente diminuito la garanzia per la banca, integrando l’eventus damni.

le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma la solidità dei principi che regolano l’azione revocatoria, specialmente nei contesti familiari dove i rapporti tra le parti possono facilitare atti dispositivi volti a pregiudicare i creditori. La decisione sottolinea l’importanza di sollevare tutte le eccezioni e le contestazioni nei tempi e nei modi previsti dal codice di procedura civile, poiché il giudizio di Cassazione non può trasformarsi in una terza istanza di merito. Per i creditori, questa pronuncia ribadisce l’efficacia dell’azione revocatoria come strumento per proteggere le proprie ragioni di fronte ad atti di disposizione patrimoniale fraudolenti o comunque pregiudizievoli posti in essere dal debitore o dal suo garante.

Quando un creditore può chiedere l’inefficacia della vendita di un immobile del proprio garante?
Un creditore può farlo tramite l’azione revocatoria quando la vendita pregiudica la sua possibilità di recuperare il credito (eventus damni) e quando il garante era consapevole di tale pregiudizio (scientia damni). Se l’atto è successivo al sorgere del credito, è sufficiente questa consapevolezza; non è richiesta l’intenzione specifica di danneggiare il creditore.

La consapevolezza del compratore è necessaria per l’azione revocatoria?
Sì, se la vendita è a titolo oneroso, è necessaria anche la consapevolezza del terzo acquirente. La Corte ha stabilito che tale consapevolezza può essere presunta da vari elementi, come i rapporti di parentela tra le parti, le condizioni anomale della vendita e la situazione debitoria nota del venditore.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la nullità della fideiussione per violazione di norme antitrust?
No, la Corte ha dichiarato inammissibile questo motivo. Sebbene la nullità sia rilevabile d’ufficio, ciò è possibile solo se i fatti a suo fondamento sono già stati allegati e provati nelle fasi precedenti del processo. Introdurre la questione in Cassazione richiederebbe nuovi accertamenti di fatto, non consentiti in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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