LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione revocatoria: quando la vendita è a rischio?

La Corte di Cassazione conferma la revoca di una vendita immobiliare effettuata da un amministratore di una società poi fallita. L’azione revocatoria è stata accolta poiché la vendita, avvenuta a un prezzo irrisorio (1/3 del valore di mercato) a una persona legata al debitore, pregiudicava le ragioni dei creditori. La Corte ha ribadito che per agire è sufficiente una ‘plausibile ragione di credito’, non un credito già accertato, e che la consapevolezza del danno può essere desunta da molteplici indizi, come i legami familiari e il prezzo di vendita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione revocatoria: quando la vendita è a rischio?

L’azione revocatoria rappresenta uno degli strumenti più importanti a tutela dei creditori. Permette di ‘revocare’, ovvero rendere inefficaci, quegli atti di disposizione patrimoniale con cui un debitore si spoglia dei propri beni per sottrarli alla garanzia dei suoi creditori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i presupposti di questa azione, chiarendo quando una vendita immobiliare può essere messa in discussione.

I Fatti di Causa: La Vendita Sospetta

Il caso riguarda un’azione revocatoria promossa dalla curatela del fallimento di una società cooperativa. L’obiettivo era ottenere la revoca della vendita di un immobile, unico bene di proprietà dell’ex amministratore della società. Quest’ultimo aveva venduto la proprietà alla convivente del proprio fratello, a sua volta membro del consiglio di amministrazione della stessa società, poi dichiarata fallita.

Diversi elementi hanno insospettito i creditori e, successivamente, i giudici:

1. Legami tra le parti: L’acquirente era strettamente legata al venditore e ad altri esponenti della società fallita.
2. Prezzo di vendita: L’immobile era stato venduto a un prezzo palesemente incongruo, corrispondente a circa un terzo del suo reale valore di mercato.
3. Consapevolezza della crisi: L’acquirente era a conoscenza della difficile situazione economica della società, avendo in precedenza acquistato un altro immobile pignorato proprio alla cooperativa.

Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, hanno accolto la domanda della curatela, dichiarando l’inefficacia della vendita.

I Motivi del Ricorso e l’Azione Revocatoria in Cassazione

L’acquirente ha impugnato la decisione in Cassazione, sollevando diverse obiezioni. Tra le più rilevanti, sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel considerare provato il credito e, soprattutto, che non fosse stata dimostrata la dolosa preordinazione, necessaria poiché, a suo dire, il credito era sorto successivamente all’atto di vendita. Inoltre, lamentava vizi procedurali legati alla composizione del collegio giudicante d’appello.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di azione revocatoria.

La Prova del Credito: Basta una Ragione Plausibile

Uno dei punti centrali della decisione riguarda la natura del credito che giustifica l’azione. La Cassazione ha chiarito che non è necessario un credito certo, liquido ed esigibile, accertato in via definitiva. È sufficiente una ‘plausibile ragione di credito’ o anche una semplice ‘aspettativa’. Nel caso di specie, la responsabilità dell’amministratore per i danni causati alla società (fatti poi sfociati in una condanna penale per bancarotta) costituiva una ragione di credito sorta prima della vendita, anche se la sua quantificazione economica è avvenuta dopo.

L’Elemento Soggettivo: La Consapevolezza del Danno

Poiché il credito era preesistente all’atto di vendita, non era necessaria la prova della ‘dolosa preordinazione’, ma bastava la ‘scientia damni’, ossia la consapevolezza del debitore e del terzo acquirente di arrecare pregiudizio ai creditori. La Corte ha ritenuto che tale consapevolezza fosse ampiamente dimostrata da una serie di indizi gravi, precisi e concordanti:

* I rapporti familiari e societari tra le parti coinvolte.
* La vendita dell’unico bene immobile del debitore.
* Il prezzo di vendita irrisorio, che da solo è un forte indicatore della natura fraudolenta dell’operazione.
* La conoscenza pregressa da parte dell’acquirente dello stato di decozione della società.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nel motivare il rigetto del ricorso, ha sottolineato come la funzione dell’azione revocatoria sia quella di conservare la garanzia patrimoniale generica del debitore a favore di tutti i creditori. Non persegue scopi restitutori, ma mira a rendere l’atto di disposizione ‘inopponibile’ al creditore che agisce. Per questo motivo, è sufficiente dimostrare l’esistenza di una plausibile pretesa creditoria e il cosiddetto ‘eventus damni’, ovvero il pregiudizio concreto alle ragioni del creditore. Tale pregiudizio, nel caso specifico, era evidente, dato che il debitore si era privato del suo unico bene immobile vendendolo a un prezzo vile, diminuendo drasticamente la garanzia patrimoniale su cui i creditori potevano fare affidamento.

Le Conclusioni

La decisione in esame è un importante monito per chi acquista beni, specialmente immobili, da soggetti in difficoltà economiche o da amministratori di società. La presenza di ‘campanelli d’allarme’ come un prezzo troppo basso o legami personali con il venditore può esporre l’acquirente al rischio di un’azione revocatoria. La sentenza riafferma la flessibilità di questo strumento, che non richiede prove granitiche sul credito, ma si accontenta di una ‘ragione di credito’ anche solo potenziale, purché non pretestuosa, e consente di provare l’intento fraudolento attraverso presunzioni e indizi. Di conseguenza, la tutela dei creditori prevale sulla stabilità dell’atto di compravendita quando emergono chiari segnali di un’operazione finalizzata a svuotare il patrimonio del debitore.

È necessario che il credito sia certo e quantificato per esercitare l’azione revocatoria?
No, non è necessario. Secondo la Corte, per agire in revocatoria è sufficiente l’esistenza di una ‘plausibile ragione di credito’ o di una ‘aspettativa’, anche se il credito non è ancora stato accertato giudizialmente in modo definitivo, né è liquido o esigibile.

Come si prova la consapevolezza del terzo acquirente di danneggiare i creditori?
La consapevolezza del terzo acquirente (scientia damni) può essere desunta da plurime circostanze e indizi, anche presuntivi. Nel caso esaminato, elementi come lo stretto legame familiare con il venditore, la conoscenza della situazione debitoria della società collegata, e soprattutto l’acquisto dell’immobile a un prezzo notevolmente inferiore al valore di mercato (1/3) sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare tale consapevolezza.

La presenza di un giudice onorario nel collegio che decide una causa di revocatoria rende nulla la sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la presenza di un giudice ausiliario onorario nel collegio giudicante, anche con funzioni di relatore, non è causa di nullità della sentenza, poiché la decisione è sempre riferibile all’intero collegio e i giudici onorari hanno poteri assimilati a quelli dei magistrati togati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati