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Azione revocatoria: quando è valida e come funziona

Una società costruttrice, creditrice di una cooperativa edilizia, ha esercitato con successo un’azione revocatoria per rendere inefficaci gli atti di assegnazione di immobili ai soci. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando i motivi di ricorso dei soci. La sentenza chiarisce importanti principi sui presupposti dell’azione revocatoria, come la natura del credito, l’irrilevanza della partecipazione dei soci terzi al giudizio che accerta il credito e la prova della ‘scientia damni’, ovvero la consapevolezza del danno arrecato al creditore.

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Azione Revocatoria: La Cassazione Chiarisce i Presupposti

L’azione revocatoria è uno degli strumenti più efficaci a disposizione dei creditori per tutelare la propria garanzia patrimoniale. Ma quali sono esattamente i suoi presupposti e come si applica in contesti complessi, come quelli che coinvolgono società cooperative e i loro soci? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano accolto la domanda di una società costruttrice contro gli assegnatari di alcuni immobili. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda.

I Fatti del Caso: Dalla Costruzione all’Azione Giudiziaria

Una società di costruzioni, creditrice di oltre due milioni di euro nei confronti di una cooperativa edilizia per il saldo di un contratto d’appalto, si è vista pregiudicata nelle sue possibilità di recupero del credito. La cooperativa, infatti, aveva assegnato diverse unità immobiliari ai propri soci. La società costruttrice ha quindi avviato un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 del codice civile, chiedendo che tali atti di assegnazione fossero dichiarati inefficaci nei suoi confronti.

Il Tribunale di primo grado ha accolto la domanda, decisione poi confermata anche dalla Corte d’Appello. Quest’ultima ha ritenuto che il credito fosse certo e sorto prima degli atti di assegnazione, che questi ultimi fossero lesivi della garanzia patrimoniale della creditrice e che sussistesse la cosiddetta scientia damni, ovvero la consapevolezza del danno da parte della cooperativa e dei soci assegnatari. I soci hanno quindi proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni giuridiche.

L’Azione Revocatoria e i Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso su sette motivi, cercando di smontare la decisione dei giudici di merito. Vediamo i punti principali e come la Suprema Corte li ha affrontati.

Eccezione di Litisconsorzio Necessario

Un punto centrale del ricorso riguardava la presunta violazione del principio del contraddittorio. I soci sostenevano che, poiché il credito derivava da opere extra-capitolato richieste da loro stessi, avrebbero dovuto partecipare al lodo arbitrale che aveva accertato il debito tra la costruttrice e la cooperativa. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che non sussiste alcun litisconsorzio necessario: il rapporto contrattuale vincolava unicamente la società appaltatrice e la cooperativa committente. Di conseguenza, il credito accertato in quella sede era un presupposto valido per l’azione revocatoria.

Difetto di Giurisdizione e Sospensione del Processo

I ricorrenti hanno anche tentato di sostenere la competenza di un collegio arbitrale e richiesto la sospensione del processo in attesa dell’esito di indagini penali. Entrambi i motivi sono stati giudicati inammissibili. La Cassazione ha ribadito che una clausola compromissoria contenuta in un contratto non può vincolare soggetti terzi (i soci) estranei a quel contratto, né può estendersi a un’azione diversa come quella revocatoria. Allo stesso modo, la pendenza di un procedimento penale non impone automaticamente la sospensione del processo civile, se non in presenza di una dipendenza tecnico-giuridica specifica, qui assente.

La Mancanza dei Presupposti dell’Azione Revocatoria

I soci hanno contestato l’esistenza stessa dei presupposti dell’azione revocatoria: l’esistenza del credito, la natura revocabile dell’atto di assegnazione e la scientia damni. La Corte ha smontato ogni obiezione:
1. Credito: Il credito era stato definitivamente accertato dal lodo arbitrale, emesso tra le parti legittimate.
2. Atto revocabile: La delibera assembleare della cooperativa non rendeva l’atto di assegnazione un atto dovuto e non revocabile, ma un atto dispositivo del patrimonio.
3. Scientia damni: La Corte ha ritenuto inammissibile la censura sulla valutazione dei giudici di merito, i quali avevano logicamente presunto la consapevolezza del danno, dato l’ingente credito esistente e il rapporto stretto tra soci e cooperativa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso, ha riaffermato principi consolidati in materia di azione revocatoria. In primo luogo, ha sottolineato che l’azione può essere esperita sulla base di un credito anche se oggetto di contestazione, purché probabile. In questo caso, il credito era stato addirittura accertato con lodo arbitrale definitivo. In secondo luogo, ha chiarito che il rapporto contrattuale tra appaltatore e committente è distinto dai rapporti interni tra la cooperativa e i suoi soci. Pertanto, i soci non erano litisconsorti necessari nel giudizio per l’accertamento del credito. Infine, la Corte ha ribadito che le valutazioni sulla sussistenza dell’elemento psicologico della scientia damni costituiscono un accertamento di fatto riservato al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato, come nel caso di specie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida la tutela del creditore attraverso lo strumento dell’azione revocatoria. Le conclusioni principali che possiamo trarre sono:
– Un creditore può agire in revocatoria anche sulla base di un credito non ancora passato in giudicato, purché ne venga dimostrata la fondatezza.
– I terzi (come i soci di una cooperativa) non devono necessariamente partecipare al giudizio che accerta il debito del soggetto a cui sono legati (la cooperativa) perché il creditore possa poi agire contro di loro in revocatoria.
– La prova della scientia damni può essere fornita anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, basate sulla logica e sul comune buon senso, come l’esistenza di un debito ingente e la stretta relazione tra il debitore e il terzo acquirente.

Un’azione revocatoria può essere esercitata anche se il credito è contestato?
Sì, l’azione revocatoria può essere promossa anche a tutela di un credito litigioso, non essendo necessario attendere che questo sia accertato con sentenza passata in giudicato. È sufficiente che il credito esista, come nel caso di specie, dove era stato accertato da un lodo arbitrale, seppur impugnato.

I soci di una cooperativa devono essere obbligatoriamente coinvolti nel giudizio che accerta un debito della cooperativa stessa verso un fornitore?
No, la Corte ha stabilito che non esiste un litisconsorzio necessario. Il rapporto contrattuale da cui è sorto il debito intercorreva esclusivamente tra la società appaltatrice (creditrice) e la cooperativa (debitrice). I soci sono terzi rispetto a tale rapporto e non dovevano necessariamente partecipare al giudizio di accertamento del credito.

Una clausola arbitrale in un contratto d’appalto si estende anche all’azione revocatoria intentata dal creditore contro i soci della società committente?
No, la Corte ha ritenuto la tesi palesemente inammissibile. Una clausola negoziale inter alios acta (stipulata tra altre parti) non può vincolare soggetti terzi estranei a quel contratto, né può derogare alla giurisdizione ordinaria per un’azione, come quella revocatoria, che ha natura e presupposti diversi rispetto alle controversie derivanti dall’esecuzione del contratto d’appalto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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