LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione revocatoria locazione: quando è inefficace

Una società debitrice concede in locazione un immobile ipotecato, rendendo più difficile l’espropriazione da parte del creditore. Il creditore agisce con un’azione revocatoria locazione. La Corte di Cassazione conferma l’inefficacia del contratto, chiarendo che sono revocabili anche gli atti che semplicemente complicano il recupero del credito e che la nullità per mancata interruzione del processo a seguito di fallimento di una parte può essere eccepita solo dal curatore fallimentare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione Revocatoria Locazione: La Cassazione Conferma l’Inefficacia del Contratto

L’azione revocatoria locazione è uno strumento fondamentale a tutela dei creditori. Ma cosa succede quando un debitore affitta un immobile ipotecato, rendendo di fatto più complessa la procedura di espropriazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui presupposti per dichiarare inefficace un contratto di locazione che pregiudica le ragioni creditorie, offrendo importanti chiarimenti procedurali e sostanziali.

I Fatti di Causa: Una Locazione Sospetta

Il caso ha origine da un’operazione immobiliare complessa. Una società immobiliare, titolare di un bene gravato da ipoteca a favore di un istituto di credito per un debito da scoperto bancario, concedeva l’immobile in locazione a una seconda società. Quest’ultima, a sua volta, lo sublocava a una terza impresa. La particolarità risiede nel fatto che il contratto di locazione veniva stipulato dopo la nascita del debito ma prima della trascrizione del pignoramento da parte della banca.

Reputando che tale locazione ultranovennale rendesse l’espropriazione del bene più difficile e meno vantaggiosa, la banca creditrice (succeduta nel tempo da un’altra società finanziaria) avviava un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 c.c. Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, accoglievano la domanda, dichiarando l’inefficacia del contratto di locazione nei confronti del creditore procedente.

L’Azione Revocatoria sulla Locazione e i Motivi del Ricorso

La società immobiliare debitrice e il suo amministratore proponevano ricorso in Cassazione basato su diverse censure.

In primo luogo, lamentavano un vizio procedurale: durante il giudizio di primo grado, la società sub-conduttrice era stata dichiarata fallita, ma il processo non era stato interrotto come previsto dalla legge fallimentare. Secondo i ricorrenti, tale omissione avrebbe dovuto comportare la nullità di tutti gli atti successivi.

In secondo luogo, sostenevano che la Corte d’Appello avesse travisato le prove. A loro dire, la locazione non era un atto dispositivo fine a sé stesso, ma un atto solutorio, volto a estinguere un debito preesistente che la società immobiliare aveva nei confronti della società conduttrice per lavori di ristrutturazione. Di conseguenza, non sarebbe stato soggetto a revocatoria.

Infine, contestavano la sussistenza dei presupposti dell’azione revocatoria, ovvero il danno (eventus damni) e la consapevolezza di arrecare pregiudizio (scientia fraudis), argomentando che la locazione non aveva diminuito il patrimonio del debitore.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati.

Nullità Relativa e Fallimento: Chi Può Agire?

Sul vizio procedurale, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la mancata interruzione del processo a seguito del fallimento di una delle parti costituisce una nullità relativa, non assoluta. Ciò significa che tale nullità può essere eccepita unicamente dalla parte nel cui interesse è posta la norma, ovvero il curatore della società fallita. I ricorrenti, essendo parti diverse, non avevano la legittimazione a far valere tale vizio.

Locazione come Atto Solutorio: L’Onere della Prova

In merito alla presunta natura solutoria del contratto, la Corte ha dichiarato il motivo inammissibile. I ricorrenti non avevano dimostrato di aver sollevato specificamente la questione nei gradi di merito. Ad ogni modo, la Cassazione ha chiarito che, di norma, è la locazione a costituire la causa dell’obbligo di ristrutturazione a carico del conduttore, e non viceversa. Per sostenere che la locazione fosse il corrispettivo per estinguere un debito pregresso, i ricorrenti avrebbero dovuto fornire una prova rigorosa che i lavori erano stati eseguiti in base a un altro titolo, prova che non è stata fornita.

Eventus Damni e Scientia Fraudis nell’Azione Revocatoria Locazione

Infine, riguardo ai presupposti dell’azione, la Corte ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti. Ha ricordato che l’eventus damni non richiede necessariamente una diminuzione quantitativa del patrimonio del debitore. È sufficiente che l’atto di disposizione renda più difficile, incerta o gravosa l’esecuzione forzata. Un contratto di locazione ultranovennale, opponibile all’acquirente in un’asta, rientra pienamente in questa casistica.
Per quanto riguarda la scientia fraudis, è sufficiente la conoscibilità del pregiudizio, non la conoscenza specifica del credito. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato la sussistenza di tale requisito sulla base di elementi concreti, come la coincidenza di alcuni amministratori tra le società coinvolte.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida importanti principi in materia di azione revocatoria locazione. In primo luogo, conferma che anche un contratto di locazione, pur non comportando la perdita della proprietà del bene, può essere dichiarato inefficace se pregiudica concretamente le possibilità di soddisfacimento del creditore. In secondo luogo, chiarisce la natura relativa della nullità derivante dalla mancata interruzione del processo per fallimento, limitandone l’eccezione al solo curatore. Infine, sottolinea l’onere probatorio a carico di chi afferma la natura solutoria di un contratto di locazione, che deve dimostrare in modo inequivocabile l’esistenza di un debito pregresso che il contratto mira a estinguere.

Un contratto di locazione può essere oggetto di azione revocatoria?
Sì. L’azione revocatoria è esperibile anche quando l’atto di disposizione, come una locazione a lungo termine, non riduce il patrimonio del debitore ma rende semplicemente più difficile o gravosa l’esecuzione forzata sul bene da parte del creditore.

Se una parte di un processo civile viene dichiarata fallita, gli altri partecipanti possono chiedere la nullità degli atti se il processo non viene interrotto?
No. La mancata interruzione del processo a seguito di fallimento genera una nullità definita “relativa”. Questo significa che solo la parte a tutela della quale la norma è posta, ovvero il curatore fallimentare della società fallita, può eccepire tale vizio, non le altre parti del giudizio.

Come si dimostra che una locazione è stata stipulata per pagare un debito preesistente (atto solutorio)?
La parte che lo sostiene ha l’onere di dimostrare rigorosamente che l’obbligazione (ad esempio, la ristrutturazione di un immobile) è sorta in base a un titolo diverso e precedente rispetto al contratto di locazione. In assenza di tale prova, si presume che sia il contratto di locazione la causa dell’obbligo di ristrutturazione e non il corrispettivo per estinguere un debito passato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati