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Azione revocatoria: il conferimento in società estera

La Corte di Cassazione conferma l’inefficacia di un conferimento di tutti i beni immobili di un debitore in una società estera di nuova costituzione. L’operazione, volta a sottrarsi al pagamento di assegni di mantenimento, è stata colpita da azione revocatoria. La Suprema Corte ha ritenuto provata la consapevolezza del pregiudizio (participatio fraudis) in capo alla società terza attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, come la tempistica sospetta della costituzione societaria e il controllo totale del debitore sulla stessa.

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Azione Revocatoria: Come Smascherare il Conferimento di Immobili in Società Estere

L’azione revocatoria è uno strumento cruciale a tutela dei creditori. Permette di rendere inefficaci quegli atti con cui un debitore si spoglia dei propri beni per sottrarli all’esecuzione forzata. Ma cosa succede quando il debitore utilizza schemi societari complessi, magari con società estere, per nascondere il proprio patrimonio? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su come i giudici possano smascherare tali manovre, anche basandosi su prove indirette.

I Fatti: Una Manovra per Eludere i Debiti Familiari

Il caso esaminato riguarda un debitore obbligato a versare un cospicuo assegno di mantenimento per il figlio. Per evitare di pagare, egli ha posto in essere un’operazione articolata: prima ha costituito una società a responsabilità limitata con sede a Londra, poi ha conferito in tale società l’intero suo patrimonio immobiliare (fabbricati e terreni) a fronte di un aumento di capitale. Sebbene formalmente amministrata da un’altra persona, la società era di fatto interamente controllata dal debitore, che ne era l’unico socio. La creditrice, sua ex coniuge, ha quindi agito in giudizio con un’azione revocatoria per far dichiarare l’inefficacia di tale conferimento.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla creditrice. I giudici hanno ritenuto che l’operazione di conferimento avesse chiaramente danneggiato le ragioni della creditrice, svuotando il patrimonio del debitore. L’elemento cruciale, tuttavia, è stata la dimostrazione della participatio fraudis, ovvero la consapevolezza del danno da parte della società acquirente. I giudici hanno desunto tale consapevolezza da una serie di indizi gravi, precisi e concordanti:

1. La tempistica: La società era stata costituita solo pochi giorni prima del conferimento dei beni.
2. L’oggetto sociale: Lo scopo della società sembrava essere unicamente quello di ricevere gli immobili del debitore.
3. Il controllo: Il debitore, pur non essendo amministratore, era il socio unico e quindi il dominus effettivo della società.

Questi elementi, nel loro insieme, hanno convinto i giudici che la società non era un terzo in buona fede, ma uno schermo creato ad hoc per frodare la creditrice.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Azione Revocatoria

Il debitore ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la valutazione dei giudici di merito. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione d’appello e fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione dell’azione revocatoria.

Inammissibilità delle censure sui presupposti dell’azione

In primo luogo, la Cassazione ha ribadito che alcuni presupposti dell’azione, come il pregiudizio per il creditore (eventus damni) e la consapevolezza del debitore (consilium fraudis), non potevano più essere discussi. Poiché il debitore non li aveva specificamente contestati in appello, su tali punti si era formato il cosiddetto ‘giudicato interno’, rendendoli definitivi.

La prova presuntiva della complicità del terzo

Il punto centrale della decisione riguarda la prova della consapevolezza fraudolenta in capo alla società (participatio fraudis). La Corte ha affermato che i giudici di merito hanno correttamente utilizzato le presunzioni (art. 2729 c.c.) per giungere alla loro conclusione. La valutazione degli indizi (la costituzione della società a ridosso del recupero del credito, la mancanza di una chiara ragione economica, il conferimento della totalità del patrimonio) è un’attività riservata al giudice del merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno di vizi logici palesi, che in questo caso non sussistevano.

Conclusioni

La decisione rafforza un principio fondamentale: l’ordinamento giuridico non tollera l’abuso di strumenti legali, come la costituzione di società, per finalità illecite. L’azione revocatoria si conferma un’arma efficace per i creditori, capace di superare anche complesse strutture societarie, pure se localizzate all’estero. La sentenza insegna che i giudici sono tenuti a guardare alla sostanza economica dell’operazione e possono basarsi su elementi indiziari chiari e convergenti per smascherare l’intento fraudolento e proteggere chi vanta un legittimo credito.

Quando un conferimento di immobili in una società può essere soggetto ad azione revocatoria?
Un conferimento immobiliare in una società può essere revocato quando diminuisce il patrimonio del debitore in modo da pregiudicare le ragioni del creditore (eventus damni) e quando vi è la consapevolezza del debitore e del terzo (la società conferitaria) di arrecare tale pregiudizio.

Come si può dimostrare che una società terza era consapevole della frode ai danni del creditore?
La consapevolezza (participatio fraudis) della società può essere dimostrata tramite presunzioni gravi, precise e concordanti. Nel caso di specie, sono stati ritenuti indizi rilevanti la costituzione della società poco prima del conferimento, il fatto che il debitore fosse l’unico socio e che l’operazione avesse riguardato l’intero patrimonio del debitore.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti di una causa?
No, la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non può procedere a una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti già accertati dai giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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