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Accreditamento istituzionale: non serve per l’affitto

La Corte di Cassazione chiarisce che un accordo tra una struttura sanitaria privata e un ente pubblico, qualificabile come affitto di azienda, non richiede l’accreditamento istituzionale per la sua validità. Nel caso specifico, la clinica privata metteva a disposizione solo la struttura e il personale non medico, mentre l’ente pubblico forniva i medici. La Corte ha annullato la sentenza di secondo grado che aveva dichiarato nullo il contratto, affermando che la mancanza di accreditamento istituzionale non inficia un contratto di affitto di azienda.

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Accreditamento Istituzionale: Non Necessario per l’Affitto di Azienda Sanitaria

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per i rapporti tra sanità pubblica e privata: la validità di un contratto non dipende dall’accreditamento istituzionale se l’accordo si configura come un affitto di azienda e non come un’erogazione diretta di servizi sanitari. Questa decisione chiarisce i confini tra la fornitura di prestazioni e la messa a disposizione di strutture, con importanti implicazioni per gli operatori del settore.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dalla richiesta di pagamento avanzata da una casa di cura privata nei confronti di un’azienda sanitaria pubblica, in virtù di un accordo (denominato ‘Protocollo d’Intesa’). L’ente pubblico si opponeva, sostenendo la nullità del contratto per la mancanza, in capo alla struttura privata, del necessario accreditamento istituzionale.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla casa di cura, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, dichiarando nullo il Protocollo proprio per il difetto di accreditamento. Entrambe le parti hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, portando la questione all’attenzione dei giudici di legittimità.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della casa di cura, ritenendolo fondato e prioritario. Il punto cruciale dell’analisi è stata la corretta qualificazione giuridica del rapporto contrattuale tra le parti. I giudici hanno stabilito che l’accordo non consisteva nell’erogazione di servizi sanitari da parte della clinica privata al Servizio Sanitario Nazionale. Al contrario, si trattava di un vero e proprio contratto di affitto di azienda.

In pratica, la casa di cura si limitava a mettere a disposizione dell’azienda sanitaria pubblica la propria struttura, comprensiva di locali, attrezzature e personale infermieristico e ausiliario. Era poi l’azienda pubblica a utilizzare questi beni, impiegando i propri medici per curare i pazienti. La clinica privata, quindi, non erogava direttamente prestazioni mediche, ma forniva il ‘contenitore’ e i servizi di supporto necessari per farlo.

Le motivazioni dell’accreditamento istituzionale e la sua irrilevanza nel caso di specie

L’accreditamento istituzionale è un requisito imprescindibile quando una struttura privata intende fornire prestazioni sanitarie per conto del sistema pubblico. Esso serve a garantire che la struttura possegga standard di qualità, sicurezza e organizzazione adeguati. Tuttavia, la Corte ha sottolineato che tale requisito è legato all’attività di erogazione diretta delle cure.

Nel caso esaminato, non essendo la casa di cura a erogare le prestazioni mediche, ma solo a ‘noleggiare’ la propria azienda all’ente pubblico, il requisito dell’accreditamento perde la sua ragione d’essere ai fini della validità del contratto. La responsabilità della prestazione sanitaria ricadeva interamente sull’azienda pubblica, che si avvaleva dei propri medici. Pertanto, qualificare il contratto come un affitto di azienda ha reso irrilevante la questione dell’accreditamento della struttura locatrice.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato la causa a quest’ultima, in diversa composizione, per una nuova decisione basata sul principio di diritto enunciato. La decisione afferma con chiarezza che la qualificazione giuridica di un contratto prevale sul nomen iuris dato dalle parti. Se un accordo, nei fatti, realizza uno schema negoziale riconducibile all’affitto di azienda, non può essere dichiarato nullo per la mancanza di requisiti, come l’accreditamento istituzionale, che sono propri di un’altra tipologia contrattuale, quale l’appalto di servizi sanitari. Questa ordinanza rappresenta un importante punto di riferimento per la strutturazione dei rapporti di collaborazione tra pubblico e privato nel settore sanitario.

Quando è necessario l’accreditamento istituzionale per una struttura sanitaria privata?
L’accreditamento istituzionale è necessario quando la struttura privata eroga direttamente prestazioni sanitarie per conto del Servizio Sanitario Nazionale. Non è richiesto, invece, se la struttura si limita a concedere in affitto la propria azienda (locali, attrezzature, personale non medico) a un ente pubblico che poi eroga le prestazioni con proprio personale medico.

Un accordo tra una clinica privata e un ospedale pubblico può essere qualificato come affitto di azienda?
Sì, secondo la Corte di Cassazione. Se la clinica privata mette a disposizione la propria organizzazione di beni e servizi (struttura, attrezzature, personale di supporto) e l’ente pubblico la utilizza per erogare prestazioni sanitarie con i propri medici, il contratto è riconducibile allo schema dell’affitto di azienda.

Cosa succede se un contratto viene erroneamente dichiarato nullo per mancanza di accreditamento?
La sentenza che dichiara la nullità può essere annullata (cassata) dalla Corte di Cassazione. Il processo viene quindi rinviato al giudice precedente, che dovrà decidere nuovamente la controversia applicando il principio corretto, ovvero riconoscendo la validità del contratto se questo è un affitto di azienda e non un’erogazione di servizi sanitari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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