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Accordo onorari avvocato: la Cassazione decide

In una controversia tra un avvocato e un istituto di credito, la Corte di Cassazione ha esaminato la validità e l’interpretazione di un accordo onorari avvocato transattivo. La Corte ha parzialmente accolto sia il ricorso del legale sia quello della banca, cassando la precedente decisione. I punti chiave riguardano il diritto al rimborso forfettario delle spese generali, la decorrenza degli interessi di mora dalla domanda giudiziale e la necessità di provare l’effettivo recupero del credito per ottenere compensi maggiorati come previsto dall’accordo.

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Accordo Onorari Avvocato: La Cassazione detta le regole su spese, interessi e condizioni

La stipula di un accordo onorari avvocato è un momento cruciale nel rapporto tra professionista e cliente. Ma cosa succede quando un accordo transattivo successivo interviene a modificare i patti originari? Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sull’interpretazione di tali accordi, con importanti implicazioni pratiche in materia di spese forfettarie, decorrenza degli interessi e condizioni per l’applicazione di compensi maggiorati.

Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di pagamento di compensi professionali avanzata da un avvocato nei confronti di un istituto di credito. Il legale aveva ottenuto un decreto ingiuntivo basato su un accordo tariffario risalente al 1994. La banca si opponeva, sostenendo che dovesse applicarsi un più recente accordo liquidatorio del 2015, che a sua volta richiamava una convenzione del 2013, e che ridefiniva i rapporti economici tra le parti. Il Tribunale di Milano, in prima istanza, aveva dato ragione alla banca, revocando il decreto ingiuntivo e riducendo drasticamente l’importo dovuto al professionista. Secondo il giudice di merito, l’accordo del 2015 aveva un effetto “tombale”, regolando tutte le posizioni pregresse, anche quelle non esplicitamente menzionate, e stabilendo nuove tariffe per le attività future. Di conseguenza, il caso è approdato dinanzi alla Corte di Cassazione, con l’avvocato che ha presentato ricorso principale e la banca un ricorso incidentale.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i numerosi motivi di ricorso di entrambe le parti, giungendo a una decisione complessa che ha accolto parzialmente le ragioni di entrambi i contendenti. La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio al Tribunale di Milano, che dovrà riesaminare la causa attenendosi ai principi stabiliti dalla Cassazione.

I punti salienti della decisione sono tre:

1. Spese Generali Forfettarie: La Corte ha accolto il motivo del legale relativo al mancato riconoscimento del rimborso forfettario del 15% per le spese generali, stabilendo che tale rimborso è sempre dovuto, anche in presenza di un compenso determinato contrattualmente, in applicazione del D.M. 55/2014, in vigore al momento della stipula dell’accordo liquidatorio.
2. Decorrenza degli Interessi: È stato accolto anche il motivo sulla decorrenza degli interessi moratori. La Cassazione ha ribadito il principio secondo cui, per i crediti professionali, gli interessi decorrono non dalla data della liquidazione giudiziale, ma dal momento della messa in mora, che coincide con la domanda giudiziale (in questo caso, il deposito del ricorso per decreto ingiuntivo).
3. Condizione di Effettivo Recupero: La Corte ha invece dato ragione alla banca su un punto cruciale dell’accordo onorari avvocato. L’accordo prevedeva la possibilità per il legale di ottenere i maggiori compensi liquidati in giudizio (invece di quelli, inferiori, previsti dalla convenzione) solo a condizione che tali somme fossero state effettivamente recuperate dalla banca. Il Tribunale aveva concesso tali maggiori compensi senza verificare questa condizione. La Cassazione ha ritenuto questo un errore, stabilendo che il giudice di rinvio dovrà accertare se l’effettivo recupero sia avvenuto.

Le motivazioni sull’accordo onorari avvocato

La Corte ha rigettato la tesi del legale secondo cui l’accordo liquidatorio del 2015 si applicasse solo alle pratiche specificamente elencate. I giudici hanno ritenuto plausibile e ben motivata l’interpretazione del Tribunale, secondo cui l’accordo aveva una portata generale e transattiva, volta a definire l’intero pregresso e a regolare le future attività. Allo stesso tempo, la Corte ha sottolineato come l’interpretazione dei contratti debba rispettare il tenore letterale delle clausole. Proprio per questo ha censurato la decisione del Tribunale laddove non ha dato peso alla clausola che subordinava i maggiori compensi all’effettivo incasso da parte del cliente. Si tratta di un’applicazione del principio di interpretazione letterale che ha funzionato in favore della banca.

Le motivazioni su spese e interessi

Per quanto riguarda le spese generali, la Corte ha semplicemente applicato la normativa vigente (D.M. 55/2014), che prevede l’obbligatorietà del rimborso forfettario. La decisione sugli interessi, invece, si basa su un orientamento giurisprudenziale consolidato che mira a non penalizzare il creditore per la durata del processo, facendo retroagire la decorrenza della mora al momento della richiesta giudiziale, in linea con la normativa sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

Conclusioni

Questa sentenza offre preziose indicazioni per la redazione e l’interpretazione degli accordi professionali tra avvocati e clienti, specialmente se di natura complessa e duratura come quelli con istituti di credito. Emerge con chiarezza l’importanza di definire in modo inequivocabile l’ambito di applicazione degli accordi transattivi e di specificare le condizioni per l’erogazione dei compensi. La decisione ribadisce inoltre due diritti fondamentali per i professionisti: il rimborso delle spese generali è un accessorio inderogabile del compenso e gli interessi per il ritardato pagamento decorrono dalla domanda giudiziale, non dalla successiva sentenza di liquidazione.

Un accordo successivo per saldare i compensi può regolare anche le pratiche non espressamente elencate?
Sì, secondo la Corte un accordo liquidatorio può avere un contenuto transattivo e omnicomprensivo, volto a definire tutte le pendenze pregresse tra le parti e a regolare le attività future, anche se non tutte le singole pratiche sono specificamente menzionate, sulla base dell’interpretazione della comune volontà delle parti.

L’avvocato ha sempre diritto al rimborso forfettario delle spese generali (15%)?
Sì. La sentenza ha stabilito che il rimborso del 15% delle spese generali, previsto dal D.M. n. 55/2014, è obbligatorio e spetta al professionista anche quando il compenso è determinato sulla base di un accordo contrattuale, se tale accordo è stato stipulato quando la normativa era già in vigore.

Da quando decorrono gli interessi sui compensi professionali non pagati?
Gli interessi moratori sui compensi professionali decorrono dalla data della messa in mora, che coincide con la proposizione della domanda giudiziale (ad esempio, il deposito del ricorso per decreto ingiuntivo), e non dalla successiva data in cui il giudice liquida l’importo con la sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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