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Accettazione tacita eredità: costituirsi in giudizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24006/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso degli eredi di un amministratore societario, confermando che la costituzione in giudizio per difendere nel merito l’operato del defunto integra un’ipotesi di accettazione tacita eredità. Il caso riguardava una richiesta di risarcimento danni per mala gestio avanzata dal fallimento della società amministrata dal defunto.

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Accettazione Tacita Eredità: Costituirsi in Giudizio Vale Come Accettazione?

La decisione di accettare un’eredità è un passo cruciale che comporta la successione non solo nei beni, ma anche nei debiti del defunto. A volte, questo passo non avviene con una dichiarazione esplicita, ma attraverso comportamenti concludenti. La recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la costituzione in un giudizio che riguarda il defunto può configurare un’accettazione tacita eredità. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti per i chiamati all’eredità che si trovano a dover gestire pendenze legali del loro caro estinto.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’azione di responsabilità promossa dal Fallimento di una società a responsabilità limitata contro gli eredi del suo ex amministratore. Il fallimento accusava l’amministratore, nel frattempo deceduto, di mala gestio per aver emesso una nota di credito di oltre 200.000 euro in favore di un’altra società, del tutto ingiustificata e dannosa per il patrimonio sociale.

I chiamati all’eredità (figli e moglie del defunto) si erano costituiti nel giudizio di primo grado, difendendo l’operato del loro congiunto e chiedendo il rigetto della domanda. Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, avevano riconosciuto la responsabilità del defunto amministratore e, di conseguenza, la trasmissione del relativo debito risarcitorio agli eredi. La Corte d’Appello, in particolare, aveva sottolineato che la costituzione in giudizio, con la qualifica espressa di ‘coeredi’ e la difesa nel merito delle azioni del defunto, rappresentava un’inequivocabile accettazione tacita eredità.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Accettazione Tacita Eredità

Gli eredi hanno proposto ricorso per Cassazione, sostenendo principalmente che la loro costituzione in giudizio non potesse essere interpretata come accettazione dell’eredità. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale.

La Corte ha rigettato il primo motivo di ricorso, centrato sulla presunta violazione delle norme in materia di accettazione dell’eredità. Ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi, relativi alla presunta insussistenza della mala gestio e all’errata valutazione delle prove, in quanto tendevano a un riesame del merito dei fatti, non consentito in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui la Corte spiega perché la condotta processuale degli eredi integri una accettazione tacita eredità.

Secondo la giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza, l’assunzione in giudizio della qualità di erede costituisce accettazione tacita quando i chiamati all’eredità compiono un’attività che va oltre la mera conservazione del patrimonio ereditario. Nello specifico, i ricorrenti:

1. Si sono espressamente qualificati come ‘coeredi’ sia nella comparsa di costituzione sia nella procura al difensore.
2. Non hanno contestato la loro legittimazione passiva, ossia non hanno eccepito di non essere ancora eredi.
3. Hanno difeso nel merito l’operato del de cuius, chiedendo il rigetto della domanda risarcitoria proposta contro di lui.

Questo comportamento, secondo la Corte, esorbita da una mera attività processuale conservativa e presuppone necessariamente la volontà di accettare l’eredità, poiché implica l’assunzione di una posizione che solo l’erede può legittimamente prendere.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito fondamentale per chiunque sia chiamato a un’eredità gravata da debiti o da possibili contenziosi. La costituzione in un giudizio che vedeva come parte il defunto è un atto da ponderare con estrema attenzione. Se l’intenzione non è quella di accettare l’eredità, è essenziale limitarsi a eccepire il proprio difetto di legittimazione passiva, senza entrare nel merito della controversia. Qualsiasi atto di difesa che presupponga la titolarità dei diritti e degli obblighi del de cuius può essere interpretato dal giudice come una inequivocabile accettazione tacita eredità, con la conseguenza di dover rispondere illimitatamente dei debiti ereditari con il proprio patrimonio personale.

Costituirsi in un giudizio che riguardava il defunto significa sempre accettare l’eredità?
No, non sempre. Secondo la Corte, la costituzione in giudizio costituisce accettazione tacita eredità quando i chiamati all’eredità non si limitano a contestare il loro difetto di titolarità passiva, ma si qualificano espressamente come eredi e difendono nel merito la posizione del defunto, compiendo così un’attività che presuppone la volontà di accettare.

Gli eredi rispondono dei debiti derivanti da un illecito civile commesso dal defunto, come la mala gestio?
Sì. L’ordinanza conferma che l’apertura della successione determina la trasmissione agli eredi non solo dei beni, ma anche di tutti i debiti contratti in vita dal defunto, compresi quelli derivanti da un illecito civile come la responsabilità per mala gestio di un amministratore.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso relativi alla responsabilità dell’amministratore?
I motivi sono stati ritenuti inammissibili perché erano formulati in modo generico, mescolando censure di diversa natura (violazioni di legge e vizi di motivazione) e perché, in sostanza, chiedevano alla Corte di riesaminare le prove e i fatti del caso, un’attività che non rientra nei poteri del giudice di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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