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Società estinta: ricorso inammissibile se proposto

Una società, già cancellata dal registro delle imprese e quindi legalmente estinta, ha proposto ricorso per cassazione in materia tributaria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che una società estinta non ha più capacità processuale. La successiva costituzione in giudizio di un ex socio non sana il vizio originario, poiché l’azione doveva essere intrapresa dai soci fin dall’inizio, in qualità di successori della società.

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Ricorso per Cassazione: Nullo se Proposto dalla Società Estinta

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale e societario: una società estinta, ovvero cancellata dal registro delle imprese, non può più essere parte in un giudizio. Qualsiasi atto processuale compiuto in suo nome, come un ricorso, è irrimediabilmente viziato. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da alcuni avvisi di accertamento fiscale emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società in accomandita semplice (s.a.s.) e di uno dei suoi soci. Dopo un complesso iter giudiziario presso le commissioni tributarie di primo e secondo grado, la controversia giungeva dinanzi alla Corte di Cassazione.

Tuttavia, emergeva un fatto cruciale: la società ricorrente era stata cancellata dal registro delle imprese nel 2011, ben prima che il ricorso per cassazione venisse depositato. Nonostante ciò, il ricorso veniva proposto in nome della società estinta, dal suo ex legale rappresentante. Successivamente, uno degli ex soci si costituiva in giudizio, tentando di proseguire l’azione.

La questione della capacità processuale della società estinta

Il nodo centrale della questione non riguardava il merito della pretesa fiscale, ma un aspetto puramente procedurale: può un’entità giuridicamente inesistente agire in giudizio? La risposta della Suprema Corte, in linea con il suo orientamento consolidato, è stata un netto no.

La cancellazione dal registro delle imprese non è una mera formalità, ma determina l’estinzione irreversibile della società. Da quel momento, la società perde la sua capacità giuridica e, di conseguenza, la capacità di stare in giudizio. Si verifica un fenomeno successorio: i rapporti giuridici, sia attivi che passivi, si trasferiscono ai soci, che ne rispondono secondo le regole specifiche del tipo societario.

L’inammissibilità del Ricorso

Il ricorso, essendo stato proposto da un soggetto non più esistente, è stato considerato radicalmente nullo. Il legale rappresentante di una società estinta cessa dalla sua carica e non ha più alcun potere di rappresentanza. Di conseguenza, anche il mandato conferito al difensore prima della cancellazione perde ogni efficacia, non potendo applicarsi il principio della cosiddetta ‘ultrattività del mandato’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su principi ormai consolidati, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 6070/2013). I giudici hanno spiegato che, a seguito dell’estinzione, l’ex legale rappresentante non può più agire in nome e per conto della società. L’azione legale doveva essere intrapresa direttamente dai soci, in proprio, quali successori universali dei diritti e degli obblighi della società.

Inoltre, la Corte ha chiarito che la successiva costituzione in giudizio di uno degli ex soci non può ‘sanare’ il vizio originale. Il ricorso è nato invalido perché proveniente da un soggetto inesistente, e tale vizio non è suscettibile di ratifica o correzione successiva. L’intervento del socio sarebbe stato ammissibile solo se l’azione fosse stata correttamente incardinata sin dall’inizio.

Infine, è stata esclusa l’applicabilità della norma che estende per cinque anni la ‘vita’ della società ai soli fini fiscali (art. 28, d.lgs. 175/2014), poiché tale disposizione non ha efficacia retroattiva e si applica solo alle cancellazioni richieste dopo la sua entrata in vigore.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante per imprenditori e professionisti. La cancellazione di una società dal registro delle imprese è un atto definitivo con conseguenze processuali immediate. Qualsiasi contenzioso pendente o futuro non può più essere gestito in nome della società estinta. Saranno i soci a dover agire o difendersi in proprio, in qualità di successori. Ignorare questo principio comporta il rischio concreto di vedersi dichiarare inammissibile qualsiasi iniziativa giudiziaria, con conseguente spreco di tempo e risorse e la perdita definitiva della possibilità di far valere le proprie ragioni.

Una società cancellata dal registro delle imprese può presentare un ricorso?
No. Con la cancellazione, la società si estingue e perde la capacità di stare in giudizio. Il ricorso deve essere proposto dai soci, in qualità di successori dei rapporti giuridici della società.

Il mandato dato a un avvocato dalla società rimane valido dopo la sua estinzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si applica il principio dell’ultrattività del mandato. Una volta estinta la società, il suo ex legale rappresentante non ha più il potere di agire in suo nome, e il mandato conferito al difensore perde efficacia.

Se un ex socio interviene nel processo, può ‘salvare’ un ricorso presentato in nome della società estinta?
No. L’intervento del socio non può sanare il vizio originario di rappresentanza. Il ricorso è nullo fin dall’inizio perché proposto da un soggetto inesistente, e questa nullità non può essere corretta in un momento successivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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