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Società cessata: ricorso inammissibile dell’ex socio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’ex legale rappresentante di una società cessata. La società era stata cancellata dal registro delle imprese prima dell’inizio del giudizio. La Corte ha stabilito che, una volta estinta, la società perde la capacità di agire in giudizio, rendendo nullo qualsiasi procedimento avviato a suo nome per difetto di legittimazione attiva.

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Società Cessata: L’Inammissibilità del Ricorso dell’Ex Legale Rappresentante

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale del diritto processuale e societario: la legittimazione ad agire in giudizio di una società cessata. Il caso in esame ha permesso di ribadire un principio fondamentale: una volta cancellata dal registro delle imprese, la società si estingue e perde la capacità di essere parte in un processo. Qualsiasi azione intrapresa a suo nome è, pertanto, irrimediabilmente viziata.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla notifica di un’intimazione di pagamento da parte dell’Agente della Riscossione all’ex legale rappresentante di una società in accomandita semplice. La richiesta di pagamento si riferiva a una vecchia cartella esattoriale per IVA non versata. L’ex socio e legale rappresentante decideva di impugnare tale intimazione dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, eccependo la prescrizione del credito.

Nei primi due gradi di giudizio, la discussione si era concentrata sulla durata del termine di prescrizione (quinquennale o decennale). Tuttavia, un dato fondamentale era stato trascurato: la società era stata cancellata dal registro delle imprese nel 2005, ben prima della notifica sia della cartella originaria (2006) sia dell’intimazione di pagamento (2016). Di conseguenza, al momento dell’avvio del contenzioso, la società non esisteva più.

La Questione Giuridica: Il Ricorso della Società Cessata

Arrivata in Cassazione, la controversia viene analizzata sotto una luce completamente diversa. I giudici supremi hanno rilevato d’ufficio una questione pregiudiziale e assorbente rispetto a ogni altra: il difetto di legitimatio ad causam (legittimazione ad agire) dell’ex legale rappresentante. La domanda al centro del dibattito diventa: può un soggetto agire in giudizio in nome e per conto di un’entità giuridica che ha cessato di esistere? La risposta della Corte è un netto no.

La perdita della capacità processuale

La cancellazione di una società dal registro delle imprese, secondo la riforma del diritto societario del 2003, ne determina l’estinzione. Questo non è un mero atto formale, ma un evento che priva la società della sua soggettività giuridica e, con essa, della capacità di essere parte processuale. Non può più agire né essere convenuta in giudizio.

Il fenomeno successorio

L’estinzione della società non cancella i rapporti giuridici pendenti. Si innesca, invece, un “fenomeno di tipo successorio”, in virtù del quale i diritti e le obbligazioni si trasferiscono ai soci. Saranno questi ultimi, in qualità di successori, a dover rispondere dei debiti (nei limiti e secondo le regole previste per il tipo di società) o a poter riscuotere i crediti residui. Di conseguenza, solo i soci, e non più l’ex rappresentante di una società inesistente, hanno la legittimazione ad agire.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha affermato che il difetto di legittimazione attiva in capo all’ex legale rappresentante costituisce un vizio originario e insanabile del processo. Poiché la società era già estinta al momento della proposizione del ricorso di primo grado, l’intero giudizio è nato viziato.

Questo vizio è talmente grave da dover essere rilevato d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del procedimento, a meno che sul punto non si sia formato un giudicato (cosa che nel caso di specie non era avvenuta).

L’ordinanza ha quindi stabilito che, essendo la causa stata promossa da un soggetto non legittimato, non poteva essere proseguita. Per tale ragione, la Corte ha cassato la sentenza d’appello senza rinvio, ai sensi dell’art. 382, comma 3, c.p.c. Questa formula significa che il processo si chiude definitivamente, perché non avrebbe mai dovuto iniziare. La Corte ha pronunciato direttamente sul ricorso originario, dichiarandolo inammissibile.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un principio cardine del diritto processuale applicato al diritto societario: l’estinzione di una società per cancellazione dal registro delle imprese è un evento tombale che ne preclude la partecipazione a qualsiasi attività giudiziaria. L’ex legale rappresentante non può più agire in nome di un’entità che non esiste più. L’eventuale tutela dei diritti o la difesa contro le pretese creditorie passano direttamente in capo ai soci, quali successori universali. Questa pronuncia serve da monito per chiunque intenda avviare un contenzioso relativo a una società cessata: l’azione deve essere correttamente intestata ai soci, pena l’immediata e definitiva declaratoria di inammissibilità.

Un ex legale rappresentante può avviare una causa a nome di una società già cancellata dal registro delle imprese?
No, la Corte ha stabilito che la cancellazione estingue la società, privandola della capacità di stare in giudizio. Pertanto, l’ex rappresentante non ha la legittimazione per agire a nome dell’ente estinto, che non esiste più giuridicamente.

Cosa succede a un processo se si scopre che è stato avviato da una società cessata?
Il vizio di difetto di legittimazione attiva è insanabile e rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio. La Corte di Cassazione deve annullare la sentenza impugnata senza rinvio e dichiarare inammissibile il ricorso originario, poiché la causa non poteva essere validamente proposta.

Chi risponde dei debiti di una società dopo la sua cancellazione dal registro delle imprese?
Dopo la cancellazione si verifica un fenomeno successorio: le obbligazioni della società si trasferiscono ai soci, i quali ne rispondono nei limiti di quanto riscosso dalla liquidazione o illimitatamente, a seconda del regime di responsabilità che avevano durante la vita della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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