LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Notifica cartella fallimento: legittima per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità della notifica di una cartella di pagamento a una società già dichiarata fallita. L’ordinanza chiarisce che tale atto non costituisce un’azione esecutiva vietata, ma un atto prodromico di accertamento del credito tributario, la cui cognizione spetta al giudice tributario. La Corte ha inoltre cassato la sentenza di secondo grado per ‘motivazione apparente’, in quanto si era limitata a richiamare la decisione di primo grado senza analizzare criticamente i motivi d’appello. La corretta procedura prevede quindi la notifica cartella fallimento per accertare il debito, seguita dall’insinuazione al passivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Notifica Cartella di Pagamento a Società Fallita: La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato una questione cruciale che interseca il diritto tributario e fallimentare. La questione centrale riguarda la legittimità della notifica cartella fallimento a una società dopo che questa è stata dichiarata insolvente. La decisione offre importanti chiarimenti sulla natura della cartella di pagamento e sulla ripartizione delle competenze tra giudice tributario e giudice delegato al fallimento.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un ricorso presentato da una società in liquidazione e fallimento contro una cartella di pagamento per IVA relativa all’anno d’imposta 2012. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva accolto il ricorso della società. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate aveva impugnato tale decisione davanti alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado (CGT2), la quale, però, aveva rigettato sia l’appello principale dell’Agenzia sia quello incidentale della società fallita.

La CGT2 aveva ritenuto illegittima la notifica della cartella alla società fallita, sostenendo che l’Agente della riscossione avrebbe dovuto insinuare direttamente il proprio credito al passivo del fallimento sulla base del semplice estratto di ruolo. Per quanto riguarda le censure mosse dalla società, il giudice d’appello si era limitato a un generico rinvio alla sentenza di primo grado.

Contro questa decisione, l’Ente Fiscale ha proposto ricorso per cassazione, basato su due motivi, e la società fallita ha risposto con un controricorso e un ricorso incidentale fondato su cinque motivi.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Notifica Cartella Fallimento

La Suprema Corte ha accolto il secondo motivo del ricorso principale dell’Agenzia delle Entrate e il primo motivo del ricorso incidentale della società, cassando con rinvio la sentenza impugnata.

La Legittimità della Notifica della Cartella

La Corte ha stabilito che la notifica cartella fallimento è un atto legittimo. Contrariamente a quanto affermato dal giudice di secondo grado, la notifica non rappresenta un atto esecutivo, vietato dall’art. 51 della Legge Fallimentare nei confronti del soggetto fallito. Invece, essa costituisce un atto prodromico all’esecuzione, finalizzato all’accertamento del credito tributario.

La funzione della cartella, in questo contesto, è quella di portare a conoscenza del contribuente (e del curatore fallimentare) la pretesa fiscale, consentendogli di contestarla davanti al giudice competente, ovvero la corte di giustizia tributaria. L’accertamento dell’esistenza (an) e dell’ammontare (quantum) del debito tributario rientra nella giurisdizione esclusiva del giudice tributario, e la sua decisione vincola il giudice delegato al fallimento.

La Nullità della Sentenza d’Appello per Motivazione Apparente

Parallelamente, la Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso incidentale della società, dichiarando la nullità della sentenza d’appello per ‘motivazione apparente’. Il giudice di secondo grado, nel respingere le doglianze della società, si era limitato a richiamare la sentenza di primo grado senza riportarla e senza specificare perché le argomentazioni della curatela non fossero fondate. Questo modo di procedere, secondo la Corte, non permette di comprendere l’iter logico-giuridico seguito dal giudice, configurando un error in procedendo che rende la sentenza nulla.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati. In primo luogo, ha ribadito la distinzione fondamentale tra la fase di accertamento del credito e la fase di esecuzione forzata. Mentre la legge fallimentare blocca le azioni esecutive individuali per tutelare la par condicio creditorum, non impedisce gli atti volti a formare un titolo per poter partecipare al concorso. La notifica della cartella di pagamento è proprio questo: un atto che serve a consolidare la pretesa del Fisco, la cui legittimità deve essere vagliata dal giudice tributario.

Una volta che il credito è stato accertato in sede tributaria (o perché la cartella non è stata impugnata o perché l’impugnazione è stata respinta), l’Ente Fiscale potrà e dovrà insinuarsi al passivo del fallimento per ottenere il soddisfacimento del proprio credito, al pari degli altri creditori. Il giudice delegato, in sede di verifica del passivo, sarà vincolato a quanto deciso dal giudice tributario sull’esistenza e l’ammontare del debito, limitandosi a verificare la concorsualità del credito e la sua corretta collocazione (privilegiata o chirografaria).

Per quanto riguarda la nullità della sentenza, la Suprema Corte ha applicato il principio secondo cui una motivazione è solo apparente ‘quando, benché graficamente esistente, non renda, tuttavia, percepibile il fondamento della decisione’. Un semplice rinvio a un’altra pronuncia, senza un’analisi critica delle argomentazioni difensive della parte appellante, non soddisfa il requisito di una motivazione effettiva e comprensibile, violando il diritto di difesa e il principio del giusto processo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ha due importanti implicazioni pratiche. Da un lato, conferma che l’Agenzia delle Entrate ha il diritto e il dovere di notificare la cartella di pagamento anche a un soggetto fallito per accertare il proprio credito, senza che ciò violi le norme sul concorso fallimentare. Dall’altro, ribadisce un principio fondamentale del processo: i giudici devono motivare le loro decisioni in modo chiaro e completo, confrontandosi con le specifiche censure sollevate dalle parti. Una motivazione pigra o meramente formale non è sufficiente e può portare alla nullità della sentenza, con conseguente allungamento dei tempi della giustizia.

È legittima la notifica di una cartella di pagamento a una società dopo la sua dichiarazione di fallimento?
Sì, secondo la Corte di Cassazione la notifica è legittima. Essa non costituisce un’azione esecutiva vietata dalla legge fallimentare, ma un atto necessario per l’accertamento del credito tributario, la cui cognizione spetta al giudice tributario.

Perché la notifica della cartella di pagamento non viola il divieto di azioni esecutive individuali previsto dalla legge fallimentare?
Perché la cartella di pagamento notificata al fallimento svolge una funzione di accertamento del tributo ed è un atto prodromico all’esecuzione, non un atto esecutivo in sé. L’esecuzione forzata è vietata, ma l’accertamento del credito è necessario per poter poi partecipare al concorso tra i creditori (insinuazione al passivo).

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ e perché ha causato la nullità della sentenza d’appello?
Per ‘motivazione apparente’ si intende una motivazione che, pur essendo presente nel testo della sentenza, è talmente generica o tautologica da non rendere comprensibile il ragionamento seguito dal giudice. Nel caso specifico, il giudice d’appello si è limitato a richiamare la sentenza di primo grado senza analizzare i motivi di appello, rendendo la sua decisione nulla per vizio di procedura (error in procedendo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati