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Impresa straniera, stabile organizzazione

In base al Modello OCSE ed al suo Commentario si può ritenere che l’impresa straniera abbia una stabile organizzazione in un altro Stato quando una persona, diversa da un agente che goda di uno status indipendente, operi per tale impresa, abitualmente e con stabili poteri di rappresentanza che le permettono di concludere contratti a nome dell’impresa stessa. n. 1120/2013; 8196/2015; 8543/2016) la quale ha, sempre, ritenuto necessario per la configurazione di una stabile organizzazione personale il fatto che l’impresa straniera disponga stabilmente in Italia di un agente non indipendente munito di potere di rappresentante e, quindi, abilitato a concludere contratti.

In base al Modello OCSE ed al suo Commentario si può ritenere che l’impresa straniera abbia una stabile organizzazione in un altro Stato quando una persona, diversa da un agente che goda di uno status indipendente, operi per tale impresa, abitualmente e con stabili poteri di rappresentanza che le permettono di concludere contratti a nome dell’impresa stessa.

Ai fini dell’esistenza della stabile organizzazione personale, quindi, dovranno riscontrarsi nella persona (sia essa fisica o giuridica) due requisiti essenziali, il primo soggettivo: persona diversa da un agente con status indipendente il quale operi nel corso ordinario dei propri affari; il secondo oggettivo: esercizio abituale, per conto di un’impresa, del potere di concludere contratti in nome dell’impresa.

L’interpretazione data dal Modello OCSE risulta recepita anche dalla giurisprudenza della Suprema Corte (Cass. n. 1120/2013; 8196/2015; 8543/2016) la quale ha, sempre, ritenuto necessario per la configurazione di una stabile organizzazione personale il fatto che l’impresa straniera disponga stabilmente in Italia di un agente non indipendente munito di potere di rappresentante e, quindi, abilitato a concludere contratti.

Inoltre, la Suprema Corte, sul piano probatorio, ha sottolineato che l’accertamento dei requisiti della stabile organizzazione vuoi sotto il profilo dell’esistenza in Italia di un centro stabile di attività con dotazione di uomini e mezzi, vuoi sotto quello della partecipazione di un intermediario alla conclusione dei contratti, in nome della società estera, anche al di fuori di un potere di rappresentanza in senso tecnico deve essere condotto, non solo e non tanto sul piano formale ma, anche e soprattutto, su quello sostanziale.

In altri termini, ai fini del riscontro, da parte del giudice di merito, dell’esistenza di un’organizzazione stabile in territorio nazionale è necessario che le situazioni di fatto portate, in concreto, a conoscenza dell’Ufficio, e valutate – come elementi a carattere presuntivo ed indiziario, nella loro globalità, denotino il fine dei soggetti operanti in territorio italiano di esercitare in modo non sporadico o occasionale – un’attività economica che può consistere anche nella sola conclusione di contratti in nome e nell’interesse di una società non residente (Cass. n. 7682/2002; 10925/2002; 20597/2011).

Cassazione Civile, Quinta sezione civile tributaria, sentenza 33215/2018, deposito 21 dicembre 2018

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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