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Accollo mutuo conferimento: no alla deduzione fiscale

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di conferimento di un immobile in società, il debito derivante da un mutuo (accollo mutuo conferimento) può essere dedotto dalla base imponibile dell’imposta di registro solo se è ‘inerente’ al bene stesso, ovvero contratto per la sua conservazione o miglioramento, e non per scopi personali del conferente. La mera pattuizione di un accollo interno, senza che la società diventi debitrice diretta verso la banca, non è sufficiente a giustificare la deduzione fiscale.

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Accollo Mutuo Conferimento e Imposta di Registro: Quando la Passività è Deducibile?

L’operazione di conferimento di un immobile in una società, con contestuale accollo mutuo conferimento da parte di quest’ultima, solleva importanti questioni fiscali, in particolare riguardo la determinazione della base imponibile ai fini dell’imposta di registro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i paletti per la deducibilità delle passività, ribadendo la centralità del principio di inerenza del debito rispetto al bene conferito.

I Fatti del Caso: Il Conferimento Immobiliare e l’Aumento di Capitale

Due soci e la loro società immobiliare hanno impugnato un avviso di liquidazione dell’Agenzia delle Entrate. L’atto impositivo contestava la base imponibile dichiarata per un’operazione di aumento di capitale. I soci avevano conferito nella società due immobili gravati da mutui ipotecari, deducendo dal valore degli immobili l’importo dei debiti residui. L’amministrazione finanziaria aveva ritenuto tale deduzione illegittima, procedendo a ricalcolare le imposte di registro, ipotecaria e catastale su un valore più elevato.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al Fisco, sostenendo che le passività non fossero deducibili. La motivazione principale era che il valore degli immobili non poteva essere ‘depurato’ da debiti derivanti da mutui che non risultavano oggetto di un accollo esterno da parte della società a favore della banca mutuante e che, inoltre, non erano direttamente collegati all’attività sociale.

La Questione Giuridica: Accollo Mutuo Conferimento e Deducibilità Fiscale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 50 del d.P.R. n. 131/1986. Questa norma, in linea con le direttive europee, stabilisce che la base imponibile per l’imposta sui conferimenti è costituita dal valore reale dei beni, previa deduzione delle obbligazioni assunte dalla società a causa del conferimento.

La domanda centrale è: quali obbligazioni sono effettivamente ‘assunte a causa del conferimento’ e quindi deducibili? È sufficiente che la società si impegni a pagare il mutuo al posto del socio conferente, o è necessario un requisito più stringente, come un collegamento funzionale tra il debito e l’immobile stesso?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei contribuenti, confermando la linea dei giudici di merito e fornendo chiarimenti fondamentali.

Il Principio dell’Inerenza della Passività

Il punto cruciale della decisione è il principio di ‘inerenza’. La Corte ha ribadito che, per essere deducibili, le passività e gli oneri devono essere strettamente ‘inerenti’ al bene o al diritto trasferito. Non basta che sull’immobile gravi un’ipoteca. È necessario che il debito garantito da tale ipoteca sia stato contratto per finalità collegate al bene stesso, come l’acquisto, la conservazione, la manutenzione o la ristrutturazione.

Sono escluse, quindi, le passività derivanti da finanziamenti personali dei soci conferenti, anche se garantite da ipoteca sull’immobile conferito. Permettere una deduzione indiscriminata aprirebbe la porta a facili elusioni del carico tributario.

La Distinzione tra Accollo Interno ed Esterno nell’Accollo Mutuo Conferimento

La Corte ha inoltre analizzato la natura dell’accollo del mutuo. Nel caso di specie, si trattava di un ‘accollo meramente interno’, un accordo tra i soci conferenti e la società, senza l’adesione della banca creditrice. Questo tipo di accollo non modifica il soggetto obbligato nei confronti della banca: il debitore originario rimane il socio. La società si impegna solo a fornire al socio i mezzi per pagare o a rimborsarlo.

Un ‘accollo esterno’, previsto dall’art. 1273 c.c., si ha invece quando il creditore (la banca) aderisce all’accordo, rendendo la società direttamente obbligata nei suoi confronti. Tuttavia, la Corte ha specificato che anche l’accollo esterno, pur essendo una condizione necessaria, non è di per sé sufficiente per garantire la deducibilità. L’accollo deve trovare giustificazione in un interesse concreto e specifico della società, e il debito deve comunque rispettare il requisito dell’inerenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento rigoroso in materia. Per le imprese e i professionisti, il messaggio è chiaro: in un’operazione di conferimento di immobili, la possibilità di ridurre la base imponibile tramite l’accollo di passività è subordinata a condizioni precise. Il debito non deve essere un’obbligazione personale del socio, ma deve avere un legame funzionale e diretto con l’asset conferito. La semplice pattuizione di un accollo, specialmente se interno, non è sufficiente a superare il vaglio del Fisco. È quindi fondamentale una pianificazione attenta di tali operazioni, documentando in modo inequivocabile la finalità del debito che si intende trasferire alla società.

È sempre possibile dedurre un mutuo dal valore di un immobile conferito in società?
No. La deduzione è ammessa solo se il debito è ‘inerente’ al bene conferito, cioè se è stato contratto per l’acquisto, la conservazione, la manutenzione o il miglioramento dell’immobile stesso, e non per finalità personali del socio conferente.

Qual è la differenza tra ‘accollo interno’ ed ‘accollo esterno’ ai fini fiscali?
L’accollo ‘interno’ è un semplice accordo tra il socio e la società, che non obbliga quest’ultima verso la banca. L’accollo ‘esterno’ si ha con l’adesione della banca, che rende la società debitrice diretta. La Corte ha chiarito che l’accollo interno non consente la deduzione. Anche quello esterno, pur essendo necessario, non è sufficiente se non viene provata l’inerenza del debito.

Cosa si intende per ‘inerenza’ del debito?
Per ‘inerenza’ si intende il collegamento funzionale diretto tra il debito e l’asset conferito. Il debito deve essere stato contratto per una finalità legata all’immobile (es. acquisto, ristrutturazione) e non per esigenze personali del socio. La società, accollandosi il debito, deve perseguire un interesse concreto e specifico legato al proprio oggetto sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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