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Sospensione condizionale pena: quando è legittima?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 43284/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per il reato ex art. 642 c.p. La Corte ha ribadito i limiti del proprio sindacato, che non può riesaminare le prove, e ha confermato la legittimità della subordinazione della sospensione condizionale pena al pagamento del risarcimento del danno, qualora la decisione del giudice di merito sia adeguatamente motivata in base alla situazione economica degli imputati.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Condizionale Pena: Limiti e Condizioni secondo la Cassazione

La sospensione condizionale pena rappresenta uno degli istituti più importanti del nostro ordinamento penale, ma la sua concessione può essere subordinata a specifiche condizioni, come il risarcimento del danno. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 43284/2024) offre spunti cruciali per comprendere i limiti del sindacato di legittimità e i criteri con cui i giudici di merito possono vincolare tale beneficio. Analizziamo insieme la decisione per fare chiarezza su questi aspetti.

Il Caso in Esame: dal Reato di Frode al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti di due imputati per il reato previsto dall’art. 642, secondo comma, del codice penale. Gli imputati, non accettando la decisione, hanno proposto ricorso per cassazione basandolo su tre motivi principali:

1. Contraddittorietà e illogicità della motivazione: I ricorrenti contestavano il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove, ritenendolo viziato e illogico.
2. Erronea valutazione delle prove: In modo simile al primo punto, si lamentava un’analisi del materiale probatorio considerata insufficiente a dimostrare la loro colpevolezza.
3. Illegittimità della condizione sospensiva: Il punto più rilevante ai fini della nostra analisi. I ricorrenti censuravano la decisione di subordinare la concessione della sospensione condizionale della pena al pagamento delle somme liquidate a titolo di risarcimento del danno.

I difensori avevano chiesto l’annullamento della sentenza con rinvio per un nuovo giudizio.

I Limiti del Giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’esaminare i primi due motivi, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un ‘terzo grado di merito’. La Corte non può sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella effettuata nei gradi precedenti. Il suo compito, come delineato dall’art. 606, comma 1, lett. e) c.p.p., è circoscritto alla verifica dell’esistenza di un apparato argomentativo logico e coerente nella sentenza impugnata, senza poter entrare nel merito della rispondenza di tale motivazione alle acquisizioni processuali.

Nel caso di specie, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione completa e priva di vizi logici, rendendo i primi due motivi di ricorso inammissibili.

La Sospensione Condizionale Pena e la Valutazione del Giudice

Il cuore della pronuncia riguarda il terzo motivo di ricorso. La Corte ha dichiarato la censura ‘manifestamente infondata’. Ha chiarito che la scelta di subordinare il beneficio della sospensione condizionale al pagamento del risarcimento è una valutazione che rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Si tratta di una quaestio facti, ovvero una questione di fatto, che non può essere sindacata in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o contraria a massime di esperienza.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha stabilito che i giudici di appello avevano correttamente agito. Essi, infatti, avevano adeguatamente indicato gli elementi presi in considerazione per ritenere congruo l’assoggettamento del beneficio alla condizione risarcitoria. In particolare, avevano effettuato un giudizio di compatibilità tra le condizioni economiche degli imputati e l’entità della somma da pagare. Questa valutazione, essendo motivata in conformità ai criteri di logica e basata su un’analisi concreta della situazione, è estranea al sindacato della Cassazione. Di conseguenza, subordinare la sospensione condizionale pena al risarcimento era, nel caso specifico, una decisione legittima e insindacabile.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi. Questa decisione comporta due conseguenze per i ricorrenti: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. La pronuncia ribadisce con forza la distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto, confermando che la valutazione delle condizioni economiche dell’imputato ai fini della concessione e della condizionalità della pena sospesa è un’attività riservata al giudice di merito, purché adeguatamente motivata.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove, ma verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non viziata da errori di diritto.

È sempre legittimo subordinare la sospensione condizionale della pena al pagamento del risarcimento del danno?
Sì, è legittimo se il giudice di merito motiva adeguatamente la sua decisione. Deve effettuare una valutazione concreta della compatibilità tra le condizioni economiche dell’imputato e l’entità del risarcimento, spiegando le ragioni per cui ritiene congrua tale condizione. Questa valutazione è una ‘quaestio facti’ e non è sindacabile in Cassazione se logicamente motivata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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