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Sospensione condizionale: i reati depenalizzati non contano

Un uomo, condannato per porto ingiustificato di coltelli, ha ottenuto dalla Corte di Cassazione l’annullamento parziale della sentenza. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha errato nel negare la sospensione condizionale della pena senza considerare che alcuni precedenti penali riguardavano reati poi depenalizzati. Inoltre, è stata censurata la mancata motivazione sul rigetto della richiesta di assoluzione per particolare tenuità del fatto. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame su questi specifici punti.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione condizionale della pena: i reati depenalizzati non contano

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14661/2024, ha chiarito importanti principi in materia di sospensione condizionale della pena e obbligo di motivazione del giudice. La pronuncia ha annullato parzialmente una condanna, stabilendo che i precedenti penali per reati successivamente depenalizzati non possono ostacolare la concessione del beneficio e che il diniego dell’assoluzione per particolare tenuità del fatto deve essere sempre esplicitamente motivato.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato dal Tribunale di Enna per il reato di porto ingiustificato di oggetti atti a offendere. Nello specifico, durante un controllo, erano stati rinvenuti nella sua automobile un taglierino e un coltellino multiuso. L’imputato si era difeso sostenendo di essere stato allontanato dalla casa coniugale e di essere costretto a vivere nella propria auto, utilizzando quegli oggetti per le necessità quotidiane e per piccoli lavori saltuari. Il Tribunale, tuttavia, non aveva ritenuto valida questa giustificazione e lo aveva condannato a una pena pecuniaria.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basato su quattro motivi principali:

1. Errata valutazione delle prove: Si contestava la mancata considerazione della sua versione dei fatti, ovvero che l’auto fosse la sua dimora di fatto.
2. Mancata assoluzione per particolare tenuità del fatto: Il giudice non aveva concesso l’assoluzione ai sensi dell’art. 131-bis c.p., nonostante la scarsa offensività della condotta.
3. Pena eccessiva: La sanzione era ritenuta superiore al minimo edittale senza una valida giustificazione.
4. Diniego della sospensione condizionale della pena: Il beneficio era stato negato a causa di precedenti penali, senza un’adeguata verifica dei requisiti di legge.

La Valutazione della Cassazione sulla Sospensione Condizionale della Pena

La Corte Suprema ha rigettato i motivi relativi alla valutazione delle prove e all’entità della pena, ritenendoli infondati. Ha invece accolto i due motivi più significativi dal punto di vista giuridico.

Con riguardo alla sospensione condizionale della pena, la Corte ha rilevato un grave errore nella decisione del giudice di merito. Quest’ultimo aveva negato il beneficio basandosi genericamente sulla presenza di precedenti penali. Tuttavia, un’analisi più attenta del certificato penale dell’imputato rivelava una sola condanna non sospesa e due condanne a pena sospesa per reati che, successivamente, erano stati depenalizzati.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato, anche a Sezioni Unite: le condanne per reati oggetto di abolitio criminis non possono essere considerate un ostacolo alla concessione di una nuova sospensione condizionale. Il divieto di concedere il beneficio per più di due volte non si applica se le precedenti concessioni riguardavano reati non più previsti dalla legge come tali. Pertanto, il giudice di rinvio dovrà riconsiderare la richiesta, valutando se, esclusi i reati depenalizzati, sussistano i presupposti per un giudizio prognostico favorevole.

L’Obbligo di Motivazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Altrettanto importante è stata la decisione sul secondo motivo di ricorso. La difesa aveva esplicitamente chiesto l’assoluzione per la particolare tenuità del fatto. Il Tribunale, pur concedendo le attenuanti generiche e qualificando il fatto come di “lieve entità”, non aveva fornito alcuna motivazione sul perché avesse deciso di non applicare l’art. 131-bis c.p.

La Cassazione ha affermato che, di fronte a una richiesta specifica, il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione esplicita. Non è possibile un rigetto implicito, soprattutto quando la stessa sentenza contiene elementi (come il riconoscimento della lieve entità) che sembrerebbero andare nella direzione opposta. La mancanza di motivazione su un punto così cruciale costituisce un vizio della sentenza, che deve essere sanato in un nuovo giudizio.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando due vizi fondamentali della sentenza impugnata. In primo luogo, il diniego della sospensione condizionale è stato ritenuto illegittimo perché basato su una valutazione superficiale del casellario giudiziale, senza applicare il principio secondo cui le condanne per reati depenalizzati non rilevano ai fini del computo delle sospensioni già concesse. In secondo luogo, la totale assenza di motivazione riguardo alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ha violato il diritto di difesa e l’obbligo del giudice di dar conto delle proprie decisioni su punti specifici sollevati dalle parti. La contraddittorietà di qualificare un fatto come “lieve” ma di non spiegare perché non sia “particolarmente tenue” ha reso necessario l’annullamento.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente ai punti relativi alla causa di esclusione della punibilità e al diniego della sospensione condizionale. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Enna per un nuovo giudizio che dovrà attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Suprema Corte: valutare correttamente i precedenti penali, escludendo quelli per reati depenalizzati, e motivare adeguatamente ogni decisione su istanze specifiche della difesa.

I precedenti per reati poi depenalizzati contano per la concessione della sospensione condizionale della pena?
No, la sentenza chiarisce che le condanne per reati successivamente depenalizzati (abolitio criminis) non ostacolano la concessione del beneficio, in quanto gli effetti penali di tali condanne cessano, incluso il limite alla reiterazione della sospensione.

Il giudice può rigettare implicitamente la richiesta di assoluzione per particolare tenuità del fatto?
No, la Corte ha stabilito che una richiesta specifica di applicazione dell’art. 131-bis c.p. impone al giudice di fornire una motivazione esplicita. Un rigetto non può essere desunto implicitamente, specialmente se altri elementi della sentenza sembrano contraddire una valutazione di gravità del fatto.

È possibile ottenere la sospensione condizionale della pena anche se si hanno più condanne precedenti?
Sì, è possibile. La Corte ha ribadito che il limite non è il numero assoluto di condanne, ma il non aver già usufruito del beneficio per più di due volte per reati ancora vigenti e il rispetto dei limiti di pena complessivi previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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