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Sequestro preventivo: valido anche con incompetenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo del capitale sociale di una S.r.l.s. La ricorrente, terza interessata rispetto al reato contestato al figlio, ha sollevato questioni procedurali, tra cui la nullità della notifica e l’illegittimità del sequestro preventivo a seguito della dichiarazione di incompetenza territoriale del giudice. La Corte ha stabilito che la notifica al difensore era valida data l’inidoneità del domicilio eletto e che, in tema di misure cautelari reali, il giudice incompetente può mantenere il sequestro senza dover motivare sull’urgenza, a differenza di quanto previsto per le misure personali. I motivi relativi alla sussistenza del reato sono stati ritenuti inammissibili, in quanto il terzo può solo rivendicare la titolarità del bene e non contestare i presupposti della misura.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: la Cassazione conferma la validità della misura anche in caso di incompetenza territoriale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 28059/2024, offre importanti chiarimenti sulla disciplina del sequestro preventivo, specialmente riguardo alla sua stabilità di fronte a eccezioni procedurali come l’incompetenza del giudice e presunte nullità nelle notifiche. La decisione sottolinea la distinzione tra misure cautelari reali e personali, delineando i confini dell’impugnazione da parte di terzi interessati. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Sequestro di Capitale Sociale e Ricorso

Il Giudice per le Indagini Preliminari di Roma aveva disposto un sequestro preventivo su diversi beni, tra cui il capitale sociale di una S.r.l.s., di proprietà di una signora. Tale sequestro era finalizzato alla confisca facoltativa (ex art. 240 c.p.) in quanto il capitale sociale era ritenuto uno strumento per la commissione del reato di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), contestato al figlio della donna. In sede di riesame, il Tribunale dichiarava la propria incompetenza per territorio in relazione ad alcuni capi di imputazione ma confermava il sequestro impeditivo sul capitale sociale. Avverso questa decisione, la proprietaria del capitale sociale proponeva ricorso per Cassazione.

Le Doglianze della Ricorrente

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti, sia procedurali che di merito:

1. Nullità della notifica: Si contestava la validità della notifica dell’avviso di udienza, effettuata al difensore anziché presso il domicilio dichiarato, sostenendo che l’irreperibilità fosse stata erroneamente presunta.
2. Inutilizzabilità degli atti: Veniva eccepita l’illegittimità delle proroghe delle indagini, sostenendo che avrebbero reso inutilizzabili gli atti successivi.
3. Violazione del ‘ne bis in idem’: Si lamentava la violazione del principio che vieta un secondo processo per lo stesso fatto, in relazione a precedenti procedimenti archiviati.
4. Effetti dell’incompetenza: Si sosteneva che, una volta dichiarata l’incompetenza territoriale, il giudice avrebbe dovuto ordinare l’immediata restituzione dei beni, non potendo mantenere il vincolo cautelare.
5. Insussistenza del ‘fumus’: Infine, si contestava la sussistenza dei presupposti del reato, ovvero il ‘fumus boni iuris’, necessario per giustificare il sequestro.

L’Analisi della Corte e il mantenimento del sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure. In primo luogo, ha ritenuto corretta la notifica al difensore, dato che i tentativi di notifica presso il domicilio dichiarato erano falliti, rendendo quest’ultimo ‘inidoneo’ ai sensi dell’art. 161, comma 4, c.p.p.

I Limiti del Ricorso del Terzo Interessato nel sequestro preventivo

Il punto cruciale della decisione riguarda i limiti dell’impugnazione del terzo. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il terzo, la cui proprietà è oggetto di sequestro finalizzato a una confisca di prevenzione o assimilabile, può rivendicare esclusivamente l’effettiva titolarità e proprietà del bene. Non è legittimato, invece, a contestare i presupposti della misura, come la sussistenza del reato o la pericolosità del soggetto principale. Di conseguenza, le doglianze relative all’inutilizzabilità degli atti e alla mancanza del ‘fumus’ sono state giudicate inammissibili.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della sentenza si fonda sulla distinzione tra misure cautelari reali e personali in caso di incompetenza. La Corte ha spiegato che l’art. 27 c.p.p. è una norma a carattere generale che consente al giudice, anche se incompetente, di disporre e mantenere misure cautelari. La disposizione specifica dell’art. 291 c.p.p., che richiede una valutazione dell’urgenza per il mantenimento della misura da parte del giudice incompetente, si applica esclusivamente alle misure cautelari personali, che incidono sulla libertà individuale. Per le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, questa valutazione di urgenza non è richiesta. Il vincolo può essere mantenuto per garantire l’efficacia della futura decisione del giudice competente, senza necessità di ulteriori motivazioni. Pertanto, il Tribunale del riesame aveva agito correttamente confermando il sequestro nonostante la dichiarata incompetenza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida importanti principi in materia di misure cautelari reali. In primo luogo, rafforza l’idea che la stabilità del sequestro preventivo prevale su determinate eccezioni procedurali, al fine di salvaguardare le esigenze cautelari. In secondo luogo, traccia una linea netta sui poteri di impugnazione del terzo interessato, limitandoli alla prova della propria estraneità e della titolarità del bene, senza consentirgli di entrare nel merito dell’accusa principale. Infine, la sentenza chiarisce che la dichiarazione di incompetenza territoriale non comporta un automatico ‘liberi tutti’ per i beni sequestrati, garantendo così la continuità della tutela cautelare nel passaggio del procedimento al giudice competente.

Un terzo interessato da un sequestro preventivo può contestare la sussistenza del reato presupposto?
No. Secondo la sentenza, il terzo il cui bene è sequestrato può rivendicare esclusivamente l’effettiva titolarità e proprietà del bene, ma non è legittimato a contestare i presupposti per l’applicazione della misura, come la sussistenza del reato contestato ad altri.

Se un giudice si dichiara territorialmente incompetente, deve ordinare l’immediata restituzione dei beni sequestrati?
No. In tema di misure cautelari reali come il sequestro preventivo, il giudice che si dichiara incompetente può mantenere la misura ai sensi dell’art. 27 c.p.p. senza dover valutare il requisito dell’urgenza, a differenza di quanto previsto per le misure cautelari personali.

Una notifica al difensore è valida se l’indagato risulta irreperibile presso il domicilio dichiarato?
Sì. La sentenza conferma che se il domicilio dichiarato o eletto risulta insufficiente o inidoneo (ad esempio, perché la persona non viene trovata dopo ripetuti tentativi), le notificazioni vengono validamente eseguite mediante consegna al difensore, come previsto dall’art. 161, comma 4, c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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