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Sequestro preventivo: quando manca il periculum in mora?

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla mancanza del ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di dispersione dei beni. Poiché parte degli immobili era stata vincolata a garanzia di un concordato preventivo in misura sufficiente a soddisfare i creditori, la Corte ha ritenuto le paure del PM su futuri rischi come mere congetture, confermando la legittimità della revoca della misura cautelare.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il sequestro preventivo: la Cassazione fissa i paletti in caso di concordato

Il sequestro preventivo è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ma cosa succede quando il rischio che giustifica tale misura viene meno, specialmente nel contesto di una complessa operazione societaria e di una successiva procedura di concordato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre chiarimenti fondamentali, rigettando il ricorso di un Pubblico Ministero e confermando l’annullamento di un sequestro su un ingente patrimonio immobiliare.

I Fatti del Caso: una Scissione Societaria Sotto Esame

Al centro della vicenda vi è un’operazione di scissione parziale avvenuta nel 2015. Una società immobiliare (“Società A”) trasferiva a un’altra società (“Società B”) un cospicuo portafoglio di immobili, per un valore di oltre 14 milioni di euro, a fronte di passività per circa 10 milioni. Anni dopo, la Società A presentava istanza di ammissione al concordato preventivo per far fronte alla propria crisi finanziaria.

La Procura ipotizzava che l’operazione di scissione fosse stata un atto distrattivo, finalizzato a sottrarre beni alla garanzia dei creditori, e otteneva dal GIP un decreto di sequestro preventivo su tutti gli immobili trasferiti alla Società B. Tuttavia, quest’ultima, rappresentata dalla stessa persona indagata, impugnava il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del Riesame accoglieva l’istanza e annullava il sequestro. La motivazione principale si basava sulla constatazione che il periculum in mora – il concreto e attuale pericolo di dispersione dei beni – era venuto meno. Infatti, quattro degli immobili più significativi erano già stati messi a disposizione della procedura di concordato della Società A, tramite contratti preliminari di vendita e una procura irrevocabile conferita ai commissari giudiziali. Secondo il Riesame, il ricavato di queste vendite sarebbe stato sufficiente a soddisfare i creditori secondo il piano concordatario omologato, neutralizzando così ogni rischio.

Il sequestro preventivo e il ricorso in Cassazione

Insoddisfatto, il Pubblico Ministero proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge per ‘mancanza assoluta di motivazione’. A suo avviso, il Tribunale del Riesame aveva aderito acriticamente alla tesi difensiva, senza considerare il rischio residuo, specialmente per gli altri sette immobili non direttamente vincolati alla procedura. Il PM paventava l’ipotesi che, in caso di fallimento del concordato, tutti i beni sarebbero tornati nella piena disponibilità della Società B, vanificando la tutela dei creditori.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, offrendo una lezione sulla corretta valutazione dei presupposti del sequestro preventivo.

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il vizio di ‘mancanza di motivazione’ è ravvisabile solo quando il ragionamento del giudice è inesistente o talmente apparente da non permettere di ricostruire il suo iter logico. Nel caso di specie, invece, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione chiara e coerente.

Sul merito, la Cassazione ha evidenziato due punti cruciali:

1. Insussistenza del fumus commissi delicti: Il fatto che il valore dei quattro immobili vincolati fosse sufficiente a garantire il successo del concordato indeboliva l’ipotesi che l’intera operazione di scissione fosse di natura fraudolenta. L’operazione assumeva piuttosto una funzione economica legittima, ovvero separare diversi rami di attività.

2. Insussistenza del periculum in mora: La Corte ha definito le preoccupazioni del PM come ‘astratte e congetturali’. Non basta ipotizzare un futuro ed incerto fallimento della procedura concorsuale per giustificare una misura cautelare così afflittiva. Il ricorrente avrebbe dovuto fornire elementi concreti per dimostrare che il concordato era a rischio. Mancando tale prova, il pericolo di dispersione dei beni restava una mera ipotesi.

Per quanto riguarda i restanti sette immobili, la Corte ha concluso che, essendo la procedura già adeguatamente garantita, non vi era motivo di estendere l’ombra della distrazione anche su di essi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, non possono basarsi su semplici sospetti o paure ipotetiche. È necessaria la prova di un pericolo concreto e attuale. In contesti di crisi d’impresa e procedure concorsuali, la valutazione deve tenere conto degli strumenti giuridici già attivati a tutela dei creditori. Se un piano di concordato è robusto e garantito da asset sufficienti, viene meno il presupposto del periculum che giustifica il sequestro, anche se l’operazione a monte appare, in astratto, sospetta. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi fattuale rigorosa, respingendo argomentazioni puramente congetturali che rischierebbero di paralizzare ingiustamente il patrimonio di un’impresa.

Quando può essere annullato un sequestro preventivo in pendenza di un concordato?
Un sequestro preventivo può essere annullato se viene a mancare il ‘periculum in mora’, ovvero il pericolo concreto di dispersione dei beni. Se, nell’ambito di un concordato preventivo, sono stati vincolati beni di valore sufficiente a soddisfare i creditori, tale pericolo non sussiste più, rendendo la misura cautelare non più giustificata.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato considerato infondato?
Il ricorso è stato rigettato perché le argomentazioni del PM erano basate su timori ‘astratti e congetturali’, come la possibilità futura e incerta che il concordato potesse fallire. La Corte di Cassazione ha stabilito che per mantenere un sequestro è necessario un pericolo attuale e concreto, non una mera ipotesi.

Cosa si intende per ‘mancanza assoluta di motivazione’ come vizio di una sentenza?
Si tratta di un vizio che si verifica quando la decisione di un giudice è del tutto priva di giustificazioni logico-giuridiche o quando la sua motivazione è così illogica o contraddittoria da non rendere comprensibile il ragionamento seguito. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale del Riesame fosse invece chiara e adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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