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Sequestro preventivo: quando è possibile un nuovo decreto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo emessa dopo l’annullamento di un precedente decreto. L’annullamento era avvenuto per un vizio formale (mancanza di motivazione sul periculum in mora), non per motivi di merito. La Corte ha stabilito che ciò non viola il principio del ne bis in idem cautelare, permettendo l’emissione di un nuovo provvedimento correttamente motivato sulla base degli stessi elementi investigativi.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando è Possibile Emettere un Nuovo Decreto Dopo un Annullamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46249 del 2024, ha offerto un importante chiarimento sui limiti di applicabilità del principio del ne bis in idem in materia di misure cautelari reali. La decisione si concentra sulla legittimità di emettere un nuovo sequestro preventivo dopo che un precedente provvedimento era stato annullato non per ragioni di merito, ma per un vizio di motivazione. Questo articolo analizza la pronuncia, illustrando quando un’autorità giudiziaria può ‘correggere il tiro’ senza violare i diritti della difesa.

Il Caso: Un Sequestro Preventivo Annullato e Riemesso

La vicenda processuale ha origine da un’indagine per reati tributari. Un primo decreto di sequestro preventivo, finalizzato a confiscare il profitto dei presunti illeciti, era stato emesso nei confronti di un indagato. Tuttavia, questo provvedimento era stato annullato dal Tribunale del Riesame a causa della totale assenza di motivazione riguardo al periculum in mora, ovvero il rischio concreto che l’indagato potesse disperdere i propri beni nelle more del procedimento.

Successivamente, il Pubblico Ministero, sulla base dello stesso quadro investigativo, ha richiesto e ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) un nuovo decreto di sequestro. Questa volta, il provvedimento conteneva una motivazione specifica sul periculum. L’indagato ha impugnato anche questo secondo decreto, sostenendo che la sua emissione violasse il principio del ne bis in idem.

I Motivi del Ricorso: Dal “Ne Bis in Idem” alla Mancanza di Motivazione

La difesa dell’indagato ha basato il proprio ricorso in Cassazione su quattro principali argomentazioni:

1. Violazione del ne bis in idem cautelare: Secondo il ricorrente, l’annullamento del primo decreto precludeva la possibilità di emetterne un secondo basato sugli stessi elementi fattuali.
2. Motivazione apparente sul periculum in mora: La nuova motivazione sarebbe stata solo di facciata, generica e non ancorata a elementi concreti riferibili all’indagato.
3. Insussistenza del fumus commissi delicti: La difesa contestava la solidità degli indizi di colpevolezza, evidenziando presunte lacune nella documentazione e incongruenze nei calcoli dell’evasione.
4. Violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza: Si lamentava che il valore dei beni sequestrati fosse superiore al profitto del reato contestato.

L’Analisi della Cassazione sul Sequestro Preventivo e il “Giudicato Cautelare”

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione del cosiddetto ‘giudicato cautelare’. I giudici hanno chiarito che l’effetto preclusivo del ne bis in idem scatta solo quando una misura cautelare è stata negata o annullata a seguito di una valutazione di merito. Ciò accade, ad esempio, quando un giudice conclude per l’insussistenza degli indizi di colpevolezza (fumus commissi delicti) o delle esigenze cautelari.

In questo caso, invece, il primo annullamento era avvenuto per una ragione puramente formale: la totale assenza di motivazione su un requisito specifico (periculum in mora). Tale decisione non aveva comportato alcuna valutazione sul merito della vicenda, lasciando impregiudicata la possibilità per l’accusa di ripresentare la richiesta, emendando il vizio procedurale riscontrato.

le motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la propria decisione distinguendo nettamente tra vizi formali e vizi sostanziali. L’annullamento per ‘totale assenza di motivazione’ è un vizio procedurale che non implica un giudizio sulla fondatezza o meno della pretesa cautelare. Di conseguenza, non si forma alcun ‘giudicato cautelare’ che possa impedire una nuova richiesta. È legittimo, pertanto, che l’autorità giudiziaria emetta un nuovo provvedimento che, pur basandosi sugli stessi elementi di fatto, corregga il difetto formale del precedente, fornendo una motivazione adeguata e completa.

Per quanto riguarda gli altri motivi di ricorso, la Corte ha stabilito che la motivazione sul periculum nel secondo decreto non era affatto apparente, in quanto faceva riferimento a precisi stratagemmi fraudolenti che fondavano il timore di dispersione delle garanzie patrimoniali. Le censure sul fumus commissi delicti e sulla proporzionalità sono state giudicate inammissibili perché tendevano a una rivalutazione dei fatti, compito precluso al giudice di legittimità, il quale può sindacare solo la violazione di legge e la manifesta illogicità della motivazione.

le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di misure cautelari: un provvedimento di sequestro preventivo annullato per un difetto puramente formale, come la mancanza di motivazione su uno dei suoi presupposti, può essere legittimamente riemesso se il vizio viene sanato. Questa decisione bilancia l’esigenza di tutela dei diritti dell’indagato con quella di garantire l’efficacia dell’azione penale. In pratica, un errore procedurale non cristallizza la situazione a favore dell’indagato, ma consente all’accusa di riproporre la misura in modo corretto, a condizione che non vi sia stata una precedente valutazione negativa nel merito. La pronuncia ribadisce, inoltre, i confini del sindacato della Corte di Cassazione, limitato alla sola legittimità del provvedimento e non esteso a una nuova analisi del compendio probatorio.

È possibile emettere un nuovo decreto di sequestro preventivo se il primo è stato annullato?
Sì, è possibile se il primo annullamento è avvenuto per un vizio meramente formale, come la totale assenza di motivazione su un presupposto di legge (nel caso di specie, il periculum in mora), e non per una valutazione negativa nel merito (ad esempio, l’insussistenza degli indizi).

Il principio del “ne bis in idem” si applica sempre alle misure cautelari?
Il principio si applica in ambito cautelare (c.d. ‘giudicato cautelare’), ma solo quando la precedente decisione ha comportato un effettivo apprezzamento di merito, in fatto o in diritto, sui presupposti della misura. Non opera, invece, in caso di decisioni su aspetti meramente procedurali o formali.

Cosa significa che una motivazione è “apparente”?
Una motivazione è considerata ‘apparente’ (e quindi inesistente) quando è del tutto slegata dalle risultanze processuali, si avvale di argomentazioni generiche o di stile, oppure si basa su affermazioni apodittiche prive di efficacia dimostrativa. In sostanza, quando il ragionamento del giudice è solo fittizio e non permette di comprendere l’iter logico seguito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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