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Sequestro preventivo: la motivazione del periculum

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un sequestro preventivo di 185.000 euro, contestato per difetto di motivazione sul periculum in mora. La Corte ha stabilito che, sebbene la motivazione sia sempre necessaria, le specifiche modalità di occultamento del denaro (suddiviso in involucri e nascosto in una cassetta elettrica) costituiscono una prova implicita e sufficiente del pericolo di dispersione, giustificando così la misura cautelare.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Denaro Occultato: La Motivazione Può Essere nei Fatti

Il tema del sequestro preventivo e dei suoi presupposti è centrale nella procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 20218/2024) offre un importante chiarimento sull’obbligo di motivazione del cosiddetto periculum in mora, specialmente quando si tratta di beni facilmente occultabili come il denaro contante. La Corte ha stabilito che le modalità concrete di nascondimento di una somma di denaro possono, da sole, costituire una motivazione sufficiente a giustificare l’urgenza della misura cautelare.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Foggia, che aveva disposto il sequestro preventivo di 185.000 euro nei confronti di un soggetto indagato per reati in materia di stupefacenti. La misura era finalizzata alla confisca per sproporzione, ai sensi degli artt. 240-bis c.p. e 85-bis del T.U. Stupefacenti.

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso diretto in Cassazione (ricorso per saltum), lamentando un difetto assoluto di motivazione in merito al periculum in mora. Secondo il ricorrente, il giudice non avrebbe spiegato adeguatamente le ragioni concrete e attuali che rendevano necessario anticipare l’effetto della confisca, sequestrando i beni prima della conclusione del giudizio.

L’Obbligo di Motivazione nel Sequestro Preventivo alla Luce della Giurisprudenza

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha richiamato il fondamentale principio stabilito dalle Sezioni Unite nella sentenza “Ellade” (n. 36959/2021). Questo precedente ha chiarito che ogni provvedimento di sequestro preventivo funzionale alla confisca deve contenere una concisa motivazione sul periculum in mora. Non è sufficiente affermare che un bene sia confiscabile per poterlo sequestrare; il giudice deve spiegare perché sussiste il pericolo che, nelle more del giudizio, il bene possa essere disperso, modificato o alienato.

Questo principio di garanzia, fondato sulla proporzionalità della misura cautelare, è stato esteso dalla giurisprudenza successiva a quasi tutte le forme di confisca, incluse quelle obbligatorie e quelle per sproporzione, come nel caso di specie. L’unica eccezione riguarda i beni la cui stessa fabbricazione o detenzione costituisce reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato. Pur confermando la necessità di motivare il periculum in mora, ha spiegato che tale motivazione non richiede formule sacramentali e può emergere implicitamente dalle circostanze concrete del caso.

Nel caso specifico, l’iter logico-giuridico del G.I.P. è stato considerato adeguato. Il giudice di merito aveva infatti evidenziato due elementi cruciali:

1. La natura del bene: Si trattava di una cospicua somma di denaro, un bene fungibile e per sua natura facilmente disperdibile o occultabile.
2. Le modalità di occultamento: Il denaro, per un totale di 185.000 euro, non era semplicemente custodito, ma era stato suddiviso in dieci involucri e nascosto all’interno di un’intercapedine ricavata in una cassetta di derivazione di un impianto elettrico.

Secondo la Cassazione, proprio questa seconda circostanza è decisiva. L’elaborato metodo di occultamento non solo dimostra la volontà di nascondere il denaro, ma costituisce di per sé la prova del concreto pericolo che, senza un intervento immediato, tale somma sarebbe stata sottratta definitivamente all’esecuzione di una futura confisca. L’argomentazione del G.I.P., incentrata su questi fatti, ha quindi illustrato in modo sufficiente, seppur implicito, le ragioni di urgenza che giustificavano il sequestro preventivo.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio di equilibrio: l’obbligo di motivazione sul periculum in mora è inderogabile per tutelare i diritti dell’indagato, ma la sua valutazione deve essere ancorata alla realtà fattuale. Le modalità con cui un bene viene gestito o nascosto possono parlare più di mille parole, fornendo al giudice la prova logica del pericolo che la misura cautelare è chiamata a neutralizzare. Il sequestro è legittimo, quindi, non per un automatismo legato alla natura della confisca, ma perché le circostanze concrete dimostrano che attendere la fine del processo vanificherebbe la pretesa dello Stato.

Un giudice deve sempre motivare il ‘periculum in mora’ quando dispone un sequestro preventivo finalizzato alla confisca?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata (sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite), il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato a qualsiasi tipo di confisca deve contenere una, seppur concisa, motivazione sulle ragioni di urgenza che rendono necessario anticipare l’effetto ablativo rispetto alla sentenza definitiva.

Le modalità di occultamento di un bene possono da sole giustificare il periculum in mora?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che le specifiche circostanze di fatto, come l’occultamento di una ingente somma di denaro suddivisa in pacchetti e nascosta in un’intercapedine di una cassetta elettrica, costituiscono una motivazione sufficiente, anche se implicita, per dimostrare il concreto pericolo di dispersione del bene.

Nel caso di sequestro di denaro contante, il pericolo di dispersione è presunto?
No, non esiste un automatismo. Sebbene il denaro sia un bene facilmente occultabile, il giudice deve comunque fornire una motivazione. Tuttavia, come chiarisce questa sentenza, tale motivazione può basarsi sulla combinazione tra la natura del bene (denaro) e le specifiche e allarmanti modalità con cui è stato trovato, che ne dimostrano la volontà di occultamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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