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Sequestro per equivalente: il profitto del riciclaggio

La Corte di Cassazione chiarisce la nozione di profitto nel reato di riciclaggio ai fini del sequestro per equivalente. Anche l’utilizzo di somme di provenienza illecita per pagare debiti tributari costituisce un vantaggio economico per la società, legittimando la misura cautelare reale. La sentenza dichiara inammissibile il ricorso di una società, confermando che la disponibilità di fondi illeciti per adempiere a obbligazioni legali rappresenta un incremento patrimoniale confiscabile.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro per Equivalente: Pagare Tasse con Denaro Sporco è Profitto?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35362/2024, affronta una questione cruciale in materia di reati societari e misure cautelari reali. Il caso riguarda la legittimità di un sequestro per equivalente disposto nei confronti di una società che aveva utilizzato fondi di provenienza illecita per adempiere alle proprie obbligazioni tributarie. La Corte chiarisce che tale operazione costituisce un profitto confiscabile, anche se il denaro non rimane nelle casse aziendali.

I Fatti del Caso: Un Sequestro Controverso

Il Tribunale del riesame di una città del Nord Italia confermava parzialmente un sequestro preventivo nei confronti della società Alfa S.r.l. per un importo di circa 77.000 euro. La misura era legata all’illecito amministrativo derivante dal reato di riciclaggio, commesso dalla sua amministratrice unica.

Secondo l’accusa, l’amministratrice aveva ricevuto somme di denaro di provenienza illecita e le aveva impiegate per pagare i debiti tributari della società. Le società ricorrenti, Alfa S.r.l. e la collegata Beta S.r.l., presentavano ricorso in Cassazione sostenendo principalmente tre motivi:

1. Assenza di profitto: L’operazione non avrebbe generato alcun vantaggio patrimoniale, in quanto la società si era semplicemente indebitata con il socio finanziatore per estinguere un debito con l’erario.
2. Mancanza del periculum in mora: Non vi era alcun pericolo di dispersione dei beni, poiché il denaro era già stato versato allo Stato e l’amministratrice aveva fornito garanzie personali.
3. Errata qualificazione giuridica: Il Tribunale del riesame aveva erroneamente qualificato la misura come sequestro per equivalente, mentre il G.I.P. lo aveva disposto come sequestro diretto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi. Il ricorso della società Beta S.r.l. è stato respinto per un vizio procedurale: il difensore non era munito della necessaria procura speciale per agire in Cassazione.

Il ricorso della società Alfa S.r.l., invece, è stato giudicato manifestamente infondato, generico e reiterativo. La Corte ha colto l’occasione per ribadire principi fondamentali in materia di profitto confiscabile e sequestro per equivalente.

Le Motivazioni: Il Profitto nel Sequestro per Equivalente

La parte centrale della sentenza si concentra sulla nozione di profitto e sulla sua applicabilità al caso di specie. Le argomentazioni della Corte smontano punto per punto le difese della società.

La Nozione di Vantaggio Patrimoniale

La Cassazione respinge nettamente la tesi secondo cui pagare un debito con denaro illecito non costituisca profitto. Al contrario, la Corte afferma che la disponibilità di somme provenienti da reato ha consentito alla società di adempiere a obbligazioni tributarie che, altrimenti, non avrebbe potuto onorare. Questo ha prodotto un sicuro incremento patrimoniale, evitando alla società il rischio di azioni esecutive, liquidazione giudiziale o, addirittura, l’uscita dal mercato.

Il profitto, dunque, non è solo l’utile netto che rimane in cassa, ma anche il risparmio di spesa o il vantaggio economico derivante dal poter continuare l’attività d’impresa grazie a fondi illeciti. La successiva destinazione del denaro (il pagamento delle tasse) non cancella l’incremento patrimoniale già realizzato al momento del reimpiego dei fondi.

Il Pericolo di Dispersione delle Risorse

Anche la censura relativa alla mancanza del periculum è stata giudicata infondata. Il Tribunale del riesame aveva correttamente individuato il pericolo concreto di dispersione del denaro. Gli elementi a supporto erano due:

1. L’immediata destinazione delle somme al pagamento di debiti verso l’erario, rendendole di fatto non recuperabili.
2. La tendenza all’occultamento di denaro, dimostrata dal rinvenimento di una significativa somma in contanti nascosta in un contenitore per rifiuti all’interno della sede aziendale.

Questi fattori, secondo la Corte, erano sufficienti a giustificare l’urgenza della misura cautelare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio cardine nella lotta ai reati economici: qualsiasi vantaggio patrimoniale derivante da un illecito è aggredibile, indipendentemente dal suo successivo utilizzo. Per le imprese, ciò significa che l’impiego di capitali illeciti, anche per scopi apparentemente legittimi come il pagamento di tasse e fornitori, non solo non sana l’irregolarità, ma cristallizza un profitto che può essere oggetto di sequestro per equivalente. La sentenza serve da monito: la provenienza delle risorse finanziarie è un elemento cruciale e la ‘contaminazione’ del patrimonio sociale con fondi illeciti espone l’intera azienda a gravi conseguenze giudiziarie.

Utilizzare fondi illeciti per pagare i debiti tributari di una società costituisce un ‘profitto’ confiscabile?
Sì. Secondo la Corte, la disponibilità di somme di provenienza illecita che permette di adempiere a obbligazioni legali (come i debiti tributari) costituisce un sicuro incremento patrimoniale e un vantaggio economico per la società. Questo vantaggio è considerato ‘profitto’ e può essere oggetto di sequestro, anche per equivalente.

Perché il ricorso di una delle due società è stato dichiarato inammissibile per un vizio formale?
Il ricorso proposto nell’interesse della società ‘Beta s.r.l.’ è stato dichiarato inammissibile perché il difensore che lo ha presentato non risultava munito della necessaria procura speciale, un atto formale indispensabile per poter rappresentare una parte davanti alla Corte di Cassazione.

Quali elementi hanno dimostrato il ‘pericolo’ che giustifica il sequestro preventivo?
Il pericolo di dispersione del denaro (periculum in mora) è stato desunto da due elementi principali: 1) l’immediata destinazione delle somme illecite al pagamento di debiti verso l’erario, rendendole così irrecuperabili; 2) la scoperta di una significativa quantità di denaro contante nascosta in un contenitore di rifiuti nella sede aziendale, indice di una tendenza all’occultamento delle risorse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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