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Rimessione in pristino e demolizione

42/2004 stabilisce che con la sentenza di condanna per il reato paesaggistico viene ordinata la rimessione in pristino, mentre l’art. 3, n. 51010/13, secondo cui in tema di tutela del paesaggio, l’ordine di rimessione in pristino dello stato dei luoghi a spese del condannato, previsto dall’art.

Pubblicato il 17 December 2018 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

L’art. 181, comma 2, d.lgs. 42/2004 stabilisce che con la sentenza di condanna per il reato paesaggistico viene ordinata la rimessione in pristino, mentre l’art. 31, comma 9, d.P.R. 380/2001 prescrive che con la sentenza di condanna per il reato di cui all’art. 44 del medesimo testo normativo viene ordinata la demolizione dell’opera. Gli ordini di cui all’art. 31 d.P.R. 380/2001 e 181 d.lgs. 42/2004, che peraltro il giudice penale impartisce in modalità concorrente con l’autorità amministrativa, sono del tutto incompatibili con la pronuncia ai sensi dell’art. 131-bis c.p. (esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto). Si vedano, per decisioni su casi analoghi, in tema di prescrizione e messa alla prova, Cass. Pen. sez. 3, n. 51010/13, secondo cui in tema di tutela del paesaggio, l’ordine di rimessione in pristino dello stato dei luoghi a spese del condannato, previsto dall’art. 181 d.lgs. 42/2004, può essere impartito dal giudice con la sola sentenza di condanna e, pertanto, in caso di declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, tale statuizione va revocata dal giudice dell’impugnazione, fermo restando l’autonomo potere-dovere dell’autorità amministrativa, nonché Cass. Pen. n. 39455/17, secondo cui l’ordine di demolizione dell’opera edilizia abusiva, previsto dall’art. 31, comma 9, d.P.R. n. 380 del 2001, presuppone la pronuncia di una sentenza di condanna, alla quale non può essere equiparata la declaratoria di estinzione del reato per esito positivo della messa alla prova, ai sensi dell’art. 168-ter c.p., che prescinde da un accertamento di penale responsabilità, ferma restando la competenza dell’autorità amministrativa ad irrogare la predetta sanzione. La giurisprudenza è consolidata nel qualificare questi ordini delle sanzioni amministrative accessorie alla sentenza di condanna, con la conseguenza che, in mancanza di tale specifica sentenza, il relativo potere di disposizione rimane solo in capo all’autorità amministrativa, essendo precluso al giudice penale.

Cassazione Penale, Sezione Terza, Sentenza n. 48248 ud. 10/05/2018 – deposito del 23/10/2018

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