LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello per il reato di minaccia a pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero una mera ripetizione di censure già esaminate e respinte in secondo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Minaccia

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale che i motivi siano nuovi e specifici. Un caso recente ha ribadito questo principio, concludendosi con la dichiarazione di ricorso inammissibile per un imputato condannato per minaccia a pubblico ufficiale. Questa ordinanza sottolinea l’importanza di non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso e le Decisioni Precedenti

Il caso ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Milano per il reato previsto dall’articolo 336 del codice penale, ovvero violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

Il ricorrente sosteneva che la minaccia contestata non fosse, in concreto, idonea a intimidire il pubblico ufficiale e a condizionarne l’operato. A suo avviso, la condotta non avrebbe raggiunto quella soglia di offensività necessaria per integrare il reato. Tuttavia, questa linea difensiva era già stata presentata e analizzata dalla Corte d’Appello, che l’aveva rigettata con argomentazioni logiche e giuridicamente corrette.

L’analisi della Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte, nell’esaminare il caso, ha rapidamente rilevato la natura del motivo presentato. I giudici hanno constatato che il ricorso non introduceva elementi di novità, ma si limitava a riproporre le medesime censure già vagliate e disattese dal giudice di merito. In pratica, l’imputato chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, un compito che non rientra nelle competenze del giudice di legittimità.

La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove, ma ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Quando un ricorso si limita a ripetere argomenti già sconfessati, senza evidenziare vizi di legittimità, esso è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che il motivo addotto dal ricorrente era ‘meramente riproduttivo di censure già adeguatamente vagliate e disattese con corretti argomenti logici dal giudice di merito’. Questa formula, tipica della giurisprudenza di legittimità, sancisce un principio cardine del processo penale: il ricorso per Cassazione deve essere specifico e critico nei confronti della sentenza impugnata, non una semplice replica delle difese precedenti.

La pretesa inidoneità della minaccia era stata oggetto di attenta valutazione in appello, e la Corte territoriale aveva spiegato in modo esauriente perché, nel caso specifico, la condotta avesse effettivamente integrato il reato. La Cassazione, non potendo entrare nel merito di tale valutazione, si è limitata a constatarne la logicità e la correttezza giuridica, confermando indirettamente la decisione di secondo grado.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta due conseguenze significative per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali del giudizio di Cassazione e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

In conclusione, questa pronuncia ribadisce che per accedere al giudizio di Cassazione non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione di merito, ma è necessario individuare specifici vizi di legge o di motivazione nella sentenza impugnata. La mera riproposizione di argomentazioni fattuali già esaminate e rigettate conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con aggravio di spese per il ricorrente.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a riproporre le stesse censure e argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare specifici vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge o difetti logici nella motivazione della sentenza).

Qual è il reato contestato nel caso di specie?
Il reato contestato è quello previsto dall’art. 336 del codice penale, ossia violenza o minaccia a un pubblico ufficiale. Il ricorrente sosteneva che la sua minaccia non fosse idonea a ingenerare timore nel pubblico ufficiale.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di ricorso inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati