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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per furto aggravato. I motivi del ricorso erano una mera ripetizione di quelli presentati in appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata. La Corte ha confermato la corretta valutazione delle prove da parte dei giudici di merito, il bilanciamento delle circostanze e la congruità della pena inflitta.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando riproporre gli stessi motivi non paga

Presentare un ricorso in Cassazione richiede strategia e precisione. Non è sufficiente ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce perché un ricorso inammissibile è la conseguenza quasi certa di una tale impostazione, specialmente quando le decisioni dei giudici di merito sono ben motivate. Analizziamo il caso di una condanna per furto aggravato per comprendere i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato in concorso. L’accusa riguardava la sottrazione di alcune biciclette da un furgone. La condanna prevedeva una pena di dieci mesi di reclusione e trecento euro di multa, con sospensione condizionale.

L’imputato decideva di ricorrere per Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali:
1. Errata valutazione della responsabilità: Sosteneva la mancanza di prove sulla sua consapevolezza riguardo alla provenienza illecita delle biciclette.
2. Mancata prevalenza delle attenuanti: Contestava la decisione dei giudici di non considerare le circostanze attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti contestate.
3. Pena eccessiva: Lamentava un’entità della pena sproporzionata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso, evidenziando come essi fossero privi dei requisiti necessari per essere accolti in sede di legittimità.

Analisi dei motivi del ricorso inammissibile

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile in quanto si risolveva in una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il ricorso di legittimità deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze. I giudici di merito avevano infatti basato la loro decisione su elementi concreti come i dati del rilevatore satellitare e la dinamica dei fatti, elementi che il ricorso non era riuscito a confutare efficacemente.

Il corretto bilanciamento delle circostanze

Anche il secondo motivo, relativo al bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti, è stato respinto. La Corte ha ricordato che tale valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questa scelta è insindacabile in Cassazione, a meno che non sia palesemente illogica o arbitraria. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva congruamente motivato la sua decisione di considerare equivalenti le circostanze, sottolineando l’accurata pianificazione del crimine, l’intensità dell’intento criminoso e la pluralità dei beni sottratti.

La congruità della determinazione della pena

Infine, per quanto riguarda il terzo motivo, la Cassazione ha precisato che la determinazione della misura della pena è un altro esercizio del potere discrezionale del giudice. Poiché la pena inflitta non era superiore alla media edittale, non era richiesta una motivazione particolarmente dettagliata. La decisione era stata giustificata in modo corretto facendo riferimento ai precedenti penali specifici dell’imputato per reati di notevole gravità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi procedurali e sostanziali ben radicati. In primo luogo, il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Riproporre le stesse questioni di fatto già vagliate è un esercizio sterile che non assolve alla funzione critica richiesta dall’atto di impugnazione. In secondo luogo, la discrezionalità del giudice di merito nel valutare elementi come il bilanciamento delle circostanze e la commisurazione della pena è ampia e può essere censurata solo in caso di vizi macroscopici, che in questo caso erano del tutto assenti. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esauriente e logica per ogni aspetto della sua decisione, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma l’importanza di redigere un ricorso per Cassazione specifico e puntuale. Non è una sede per ridiscutere le prove, ma per evidenziare errori di diritto o vizi logici manifesti nella sentenza impugnata. La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile e di condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende serve da monito: l’accesso alla Suprema Corte deve essere ponderato e basato su censure concrete e pertinenti, non sulla speranza di un riesame generale del processo.

Perché un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile se ripropone gli stessi motivi dell’appello?
Perché il ricorso per Cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata, non una semplice ripetizione (pedissequa reiterazione) di motivi già esaminati e respinti. Se non si confronta con le motivazioni della corte di merito, il ricorso è considerato generico e quindi inammissibile.

La Corte di Cassazione può modificare la decisione del giudice sul bilanciamento tra attenuanti e aggravanti?
No, di norma non può farlo. Il giudizio di bilanciamento delle circostanze è un potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico e non è sorretta da una motivazione sufficiente.

Quando è necessaria una motivazione dettagliata per la quantità della pena inflitta?
Secondo la giurisprudenza, una motivazione particolarmente dettagliata è necessaria quando la pena si discosta significativamente dalla media edittale. Se la pena, come in questo caso, è contenuta entro la media, è sufficiente una motivazione sintetica che faccia riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale, come i precedenti penali dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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