LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una doglianza

Un soggetto, condannato per un reato stradale, ha proposto appello alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano generiche doglianze di fatto, già valutate e respinte nei gradi di merito, senza sollevare specifiche questioni di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

Quando un imputato viene condannato, ha il diritto di impugnare la decisione. Tuttavia, l’accesso alla Corte di Cassazione non è illimitato. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito i confini del proprio giudizio, dichiarando un ricorso inammissibile perché fondato su motivi non consentiti in sede di legittimità. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio le regole che governano l’ultimo grado di giudizio.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Condanna alla Cassazione

Il caso ha origine da una condanna per il reato previsto dall’art. 186, comma 2-sexies, del Codice della Strada, pronunciata dal Giudice dell’udienza preliminare. La sentenza è stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnato, ha deciso di portare la questione davanti alla Corte di Cassazione, proponendo ricorso.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente ha basato il suo appello su due principali argomentazioni:
1. Vizio di motivazione sulla responsabilità penale: Contestava le ragioni per cui era stato ritenuto colpevole del reato.
2. Mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche: Lamentava che i giudici di merito non avessero concesso uno ‘sconto’ di pena.

Questi motivi, tuttavia, sono stati giudicati dalla Suprema Corte come inadeguati per un giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte: Un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati del nostro ordinamento processuale penale, che limitano il sindacato della Cassazione alle sole violazioni di legge e non a una nuova valutazione dei fatti.

Le Doglianze di Fatto non Ammesse in Cassazione

Il cuore della pronuncia risiede nella distinzione tra questioni di fatto e questioni di diritto. La Corte ha osservato che i motivi del ricorso non erano altro che “mere doglianze in punto di fatto”. In altre parole, l’imputato non stava denunciando un’errata applicazione della legge, ma stava chiedendo alla Cassazione di rivalutare le prove e i fatti del processo, un compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (giudici di merito). Inoltre, i motivi erano una semplice riproposizione di argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello, senza un confronto specifico con le argomentazioni di quest’ultima.

La Discrezionalità del Giudice sul Trattamento Sanzionatorio

Anche la censura relativa al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche è stata respinta. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale decisione è insindacabile in Cassazione, a meno che non sia palesemente arbitraria o basata su una motivazione manifestamente illogica, condizioni che in questo caso non sussistevano.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza si concentrano sulla natura del giudizio di Cassazione. Esso non è un “terzo grado” di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). Pertanto, non è possibile presentare alla Suprema Corte le stesse obiezioni fattuali già discusse e respinte in appello, sperando in una diversa interpretazione delle prove. Il ricorso deve individuare precisi errori di diritto commessi dal giudice precedente, non limitarsi a esprimere un generico dissenso con la sua decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza serve come monito: per accedere alla Corte di Cassazione è necessario formulare censure specifiche e pertinenti al giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea l’importanza di strutturare un ricorso in modo tecnicamente corretto, concentrandosi sui vizi di legge e non su una sterile riproposizione di argomenti fattuali.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi sollevati erano mere doglianze di fatto, riproduttive di censure già esaminate e respinte dalla Corte territoriale, e non contestavano specifici errori di diritto, come richiesto per il giudizio di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulle circostanze attenuanti generiche?
No, la determinazione del trattamento sanzionatorio, inclusa la concessione delle attenuanti generiche, rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Può essere censurata in Cassazione solo se è frutto di arbitrio o assistita da una motivazione manifestamente illogica, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati