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Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per cessione di stupefacenti. Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato e non specifico, in quanto riproponeva le stesse questioni già respinte in appello. La Corte ha confermato che per il reato di spaccio basta l’accordo tra le parti. È stato quindi un ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Principio di Specificità dei Motivi

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale che i motivi siano specifici e pertinenti. Un ricorso che si limita a ripetere argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, senza un confronto critico con la sentenza impugnata, rischia di essere dichiarato ricorso inammissibile. L’ordinanza n. 19344 del 2024 della Suprema Corte offre un chiaro esempio di questa dinamica, chiarendo le conseguenze processuali ed economiche di un’impugnazione manifestamente infondata.

I Fatti del Caso: La Condanna per Cessione di Stupefacenti

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo, pronunciata dal Tribunale e confermata in appello, per il reato di cessione di cocaina, disciplinato dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/90. La condanna si basava su prove concrete, tra cui i messaggi scambiati tra l’imputato e l’acquirente e la testimonianza di quest’ultimo. Il consumatore aveva confermato di aver inviato un messaggio per richiedere la sostanza e che l’imputato gli aveva risposto di raggiungerlo, riferendo inoltre di aver già acquistato droga da lui in passato e di conoscerne l’abitazione.

La Decisione della Cassazione e il Ricorso Inammissibile

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione lamentando una presunta mancanza e illogicità della motivazione riguardo alla sua responsabilità. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione procedurale cruciale: la manifesta infondatezza e aspecificità dei motivi.

La Corte ha osservato che il ricorrente non ha fatto altro che riproporre le medesime questioni già esaminate e respinte con motivazione coerente e adeguata dalla Corte d’Appello. Questo comportamento processuale viola il principio secondo cui il ricorso per cassazione deve instaurare un dialogo critico con la sentenza impugnata, evidenziandone specifici vizi di legittimità, e non può essere una semplice ripetizione delle difese precedenti.

Le Motivazioni della Corte

I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: un ricorso è inammissibile non solo quando è generico, ma anche quando manca una correlazione tra le ragioni esposte nella decisione impugnata e i motivi del ricorso. In altre parole, l’impugnazione non può ignorare le argomentazioni del giudice precedente, altrimenti cade nel vizio di aspecificità, come previsto dall’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Nel merito, la Corte ha sottolineato la logicità della motivazione della sentenza d’appello. I giudici di secondo grado avevano correttamente valorizzato la natura dei messaggi e i pregressi rapporti tra le parti come indicativi di uno schema collaudato di cessione di stupefacenti. Inoltre, la Cassazione ha ricordato un principio fondamentale in materia di reati di droga: la compravendita di sostanze stupefacenti si perfeziona con il solo incontro delle volontà del compratore e del venditore. Non sono necessarie, per la consumazione del reato, né la consegna materiale della droga né la ricezione del prezzo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante monito sull’importanza di redigere ricorsi per cassazione che siano specifici e pertinenti. Un ricorso inammissibile non solo preclude l’esame nel merito della questione, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente. In base all’art. 616 del codice di procedura penale, essendo il ricorso stato dichiarato inammissibile senza che si ravvisasse un’assenza di colpa, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa decisione rafforza la funzione della Corte di Cassazione come giudice di legittimità e non come un terzo grado di merito, sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è ‘aspecifico’, cioè se si limita a riprodurre le stesse ragioni già discusse e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza confrontarsi criticamente e in modo argomentato con la motivazione della sentenza impugnata.

Quando si considera consumato il reato di acquisto o cessione di sostanze stupefacenti?
Secondo la giurisprudenza costante citata nell’ordinanza, il reato si perfeziona con il solo incontro della volontà del compratore e del venditore (l’accordo), non essendo necessarie la consegna fisica della droga o la ricezione del pagamento.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
L’ordinanza stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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