Ricorso Inammissibile: Quando la Prescrizione non Salva dalla Condanna
L’esito di un processo penale può dipendere da dettagli procedurali cruciali, come il calcolo dei termini di prescrizione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile non consente di far valere la prescrizione del reato, anche se questa matura nel corso del giudizio di legittimità. Questa decisione, scaturita da un caso di furto aggravato, mette in luce come le richieste di rinvio del difensore possano influenzare direttamente l’esito del procedimento.
I Fatti del Processo: Dal Furto alla Cassazione
Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato in abitazione, confermata in primo e in secondo grado dalla Corte d’Appello di Lecce. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidando le sue speranze a un unico motivo: l’avvenuta estinzione del reato per prescrizione. Secondo la sua tesi, il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire il reato era ormai trascorso.
L’Argomento del Ricorrente e il calcolo della prescrizione
La difesa dell’imputato ha sostenuto che il calcolo della prescrizione effettuato dai giudici di merito fosse errato. In particolare, si contestava la sospensione del termine dovuta a due rinvii d’udienza. L’imputato asseriva che tali rinvii fossero stati causati dall’assenza di un testimone e che, pertanto, il tempo corrispondente non avrebbe dovuto essere ‘congelato’ e scomputato dal calcolo totale. Se questa interpretazione fosse stata corretta, la prescrizione sarebbe effettivamente maturata prima della sentenza di condanna.
Analisi della Corte e il ricorso inammissibile
La Suprema Corte, esaminando gli atti processuali, ha smontato completamente la tesi difensiva. L’indagine ha rivelato che le ragioni dei due rinvii erano ben diverse da quelle addotte dal ricorrente. Il primo rinvio, risalente al 23 maggio 2017, era stato causato dall’adesione del difensore a un’astensione collettiva dalle udienze proclamata dall’ordine degli avvocati. Il secondo, del 9 gennaio 2023, era invece dovuto a un legittimo impedimento dello stesso difensore. Entrambe le cause, secondo la legge e la giurisprudenza costante, costituiscono validi motivi per la sospensione del decorso della prescrizione. Di conseguenza, il calcolo effettuato dalla Corte d’Appello era corretto e la prescrizione non era maturata al momento della pronuncia di secondo grado, bensì solo in data 15 novembre 2023.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché fondato su un motivo manifestamente infondato. La discrepanza tra quanto affermato dal ricorrente e quanto risultava dagli atti era palese. Questo vizio originario del ricorso ha avuto un effetto preclusivo. Secondo un principio consolidato, l’inammissibilità del ricorso impedisce alla Corte di Cassazione di prendere in considerazione cause di estinzione del reato, come la prescrizione, verificatesi in un momento successivo alla pronuncia della sentenza impugnata. In altre parole, la ‘colpa’ di aver presentato un ricorso senza validi presupposti legali ha cristallizzato la situazione processuale al momento della sentenza d’appello, rendendo irrilevante la prescrizione maturata successivamente.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: la presentazione di un ricorso in Cassazione deve basarsi su motivi solidi e verificati. Un ricorso fondato su presupposti fattuali errati o su argomentazioni giuridiche palesemente infondate non solo è destinato al fallimento, ma preclude anche la possibilità di beneficiare di eventuali cause di estinzione del reato. La decisione comporta la condanna definitiva dell’imputato, che ora dovrà non solo scontare la pena, ma anche pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.
Un rinvio per astensione dell’avvocato sospende la prescrizione?
Sì, l’ordinanza conferma che un rinvio concesso per l’adesione del difensore a un’astensione collettiva dalle udienze costituisce una causa legittima di sospensione del termine di prescrizione del reato.
Cosa succede se la prescrizione matura dopo la sentenza di appello ma prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso presentato in Cassazione viene dichiarato inammissibile, la maturazione della prescrizione avvenuta dopo la sentenza di appello diventa irrilevante. L’inammissibilità dell’impugnazione impedisce alla Corte di dichiarare l’estinzione del reato.
Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, rende definitiva la sentenza di condanna impugnata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14612 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14612 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 13/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME, nato a BRINDISI il DATA_NASCITA;
avverso la sentenza del 13/03/2023 della CORTE D’APPELLO DI LECCE;
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
Rilevato che con la sentenza impugnata la Corte di appello di Lecce ha confermato la pronuncia di primo grado di condanna del ricorrente per il delitto di furto aggravato in abitazione;
Considerato che l’imputato censura la decisione per aver omesso di dichiarare la prescrizione, assumendo che due rinvii considerati idonei a sospenderne il decorso sarebbero stati determinati dall’assenza del teste e, dunque, il relativo periodo non avrebbe dovuto essere scomputato dal periodo rilevante per la prescrizione del predetto delitto;
Rilevato che dall’esame degli atti del fascicolo risulta che detti rinvii sono stati disposti, l’uno, quello del 23 maggio 2017, per l’adesione del difensore all’astensione delle udienze proclamata dal Consiglio dell’ordine e l’altro, quello del 9 gennaio 2023, per impedimento del difensore;
Considerato che, pertanto, a differenza di quanto assunto dal ricorrente, la prescrizione è maturata solo dopo la pronuncia di secondo grado, il 15 novembre 2023, e che tale circostanza è irrilevante a fronte della proposizione di un ricorso inammissibile perché fondato esclusivamente sul motivo esaminato afferente la prescrizione;
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 13/03/2024