LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27265/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per furto aggravato. La Corte ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente di riesaminare la valutazione della pena (dosimetria), la quale è potere discrezionale del giudice di merito, salvo i casi di manifesta illogicità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: quando la valutazione della pena non si può discutere

Con la recente ordinanza n. 27265 del 2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. La decisione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per furto aggravato, chiarendo i limiti invalicabili per chi si rivolge alla Suprema Corte.

Il caso in esame

I fatti processuali vedono un imputato condannato nei primi due gradi di giudizio per reati contro il patrimonio. L’imputato decide di presentare ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, un’errata valutazione da parte della Corte d’Appello riguardo alla condizione di procedibilità introdotta dalla Riforma Cartabia per il furto aggravato e contestando la dosimetria della pena applicata.

La decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Secondo gli Ermellini, le censure mosse dall’imputato erano di natura prettamente fattuale e di merito, e come tali non potevano trovare spazio nel giudizio di legittimità. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali, entrambi centrali per comprendere il ruolo e i limiti della Corte Suprema.

## Le motivazioni: i limiti del ricorso inammissibile

Le motivazioni dell’ordinanza sono chiare e didattiche. In primo luogo, la Corte sottolinea che il ricorso presentava “enunciati ermeneutici in palese contrasto con il dato normativo e la consolidata giurisprudenza”. La Corte d’Appello, infatti, aveva correttamente applicato le nuove regole sulla procedibilità del furto aggravato secondo la Riforma Cartabia, motivando in modo adeguato la propria decisione.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Corte ribadisce che la dosimetria della pena rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito. La scelta sulla quantità di pena da infliggere, sebbene debba seguire i parametri dell’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del reo), non può essere sindacata in Cassazione. L’intervento della Suprema Corte è ammesso solo in casi eccezionali, ovvero quando la decisione del giudice di merito sia frutto di “mero arbitrio o di ragionamento illogico”. Nel caso di specie, tale vizio era del tutto assente.

Di conseguenza, tentare di ottenere in Cassazione una nuova e più favorevole valutazione della pena costituisce un motivo di ricorso inammissibile.

## Le conclusioni e le conseguenze pratiche

La dichiarazione di inammissibilità non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la Corte ha disposto il pagamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge alle spese processuali.

Questa ordinanza serve da monito: il ricorso per Cassazione deve essere fondato su precise violazioni di legge o vizi di motivazione legalmente riconosciuti, non su un generico dissenso rispetto alla valutazione dei fatti o alla severità della pena operata dai giudici di merito. Il ruolo della Suprema Corte è quello di garante della corretta interpretazione della legge, non di giudice di ultima istanza sui fatti.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, di regola non è possibile. La determinazione della pena (dosimetria) è un potere discrezionale del giudice di merito. Secondo l’ordinanza, può essere contestata in Cassazione solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato, per legge, al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte lo condanna al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

Perché il ricorso è stato considerato inammissibile in questo specifico caso?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le critiche sollevate (le cosiddette censure) non erano consentite nel giudizio di legittimità. L’imputato, invece di evidenziare errori di diritto, ha tentato di ottenere una nuova valutazione nel merito dei fatti e della congruità della pena, compiti che spettano esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati