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Ricorso inammissibile: Cassazione non rivaluta i fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per rapina. La decisione si fonda sul principio che il ricorso si limitava a riproporre censure di fatto sulla credibilità di un testimone, già adeguatamente valutate in appello, senza sollevare questioni di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Non Riesamina i Fatti

Il ricorso per Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono aperte a qualsiasi tipo di doglianza. Un principio cardine è che la Suprema Corte è giudice di legittimità, non di merito. Ciò significa che non può rivalutare le prove o i fatti come già fatto dai tribunali precedenti. Una recente ordinanza ha ribadito con forza questo concetto, dichiarando un ricorso inammissibile perché si limitava a contestare l’attendibilità di un testimone, questione già decisa in appello. Approfondiamo questa decisione per capire i limiti del giudizio di Cassazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per concorso in tentata rapina pluriaggravata e porto ingiustificato di arma impropria. La Corte d’Appello, pur riducendo la pena, aveva confermato la responsabilità dell’imputato. La condanna si basava in modo significativo sulla testimonianza di un dipendente del supermercato dove era avvenuto il crimine. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la motivazione della Corte territoriale fosse contraddittoria proprio riguardo all’attendibilità di questo testimone chiave, evidenziando presunti profili di incertezza nella sua deposizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Tale decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza, ma si ferma a un livello procedurale. La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

Le Motivazioni: la Distinzione tra Fatto e Diritto nel Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui i Giudici hanno liquidato il ricorso. La Corte ha stabilito che l’unico motivo di appello non era altro che una “mera riproposizione di censure in fatto” già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Quest’ultima, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione “congrua e logica” sulla responsabilità dell’imputato.

La Corte d’Appello aveva infatti spiegato in modo dettagliato le ragioni della credibilità del testimone, che andavano oltre il semplice riconoscimento visivo (taglio e colore degli occhi, visibili nonostante il travisamento). Altri indici di riconoscibilità, ben più solidi, erano stati valorizzati: la pregressa conoscenza tra testimone e imputato (quest’ultimo era cliente del supermercato e vicino di casa), il modo di camminare e, soprattutto, il fatto che il testimone lo avesse chiamato per nome, inducendolo a fermarsi. Presentare nuovamente questi argomenti di fatto in Cassazione, senza evidenziare un vizio logico palese o un errore di diritto nella sentenza impugnata, trasforma il ricorso in un tentativo inammissibile di ottenere un terzo grado di giudizio di merito.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione delle prove fatta dai giudici di primo e secondo grado. Per superare il vaglio di ammissibilità, è necessario formulare censure che attengano a vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un difetto di motivazione che sia palesemente illogico o contraddittorio. Un ricorso che si limiti a chiedere una nuova e diversa lettura del materiale probatorio è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile, con l’ulteriore aggravio di sanzioni economiche. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica che sappia distinguere chiaramente tra contestazioni di fatto e censure di diritto, unico terreno su cui la Suprema Corte può e deve intervenire.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché costituiva una semplice riproposizione di censure sui fatti, in particolare sulla credibilità di un testimone, che erano già state esaminate e respinte con motivazione logica dalla Corte d’Appello. Non sollevava questioni di legittimità, ma mirava a un riesame del merito non consentito in Cassazione.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per ritenere credibile il testimone?
La Corte d’Appello ha basato la credibilità del testimone non solo sul riconoscimento degli occhi, ma anche su altri indici come la pregressa conoscenza tra i due (l’imputato era cliente e vicino di casa), il modo di camminare e il fatto che il testimone lo avesse chiamato per nome, facendolo fermare per un istante.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base alla decisione, alla declaratoria di inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma, ritenuta equa, di tremila euro a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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