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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi generici

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 29/01/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di evasione (art. 385 c.p.). La Suprema Corte ha ritenuto le doglianze del ricorrente generiche, in quanto si limitavano a richiamare i motivi di appello senza confrontarsi con le argomentazioni della Corte territoriale. La decisione sottolinea la necessità di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, pena la dichiarazione di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione Boccia i Motivi Generici

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, la precisione è tutto. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda una lezione fondamentale del diritto processuale: la genericità non paga. L’ordinanza in esame dichiara un ricorso inammissibile proprio perché i motivi addotti erano una mera ripetizione di quanto già esposto in appello, senza un reale confronto con la sentenza impugnata. Questo caso offre spunti cruciali sull’importanza di redigere atti specifici e puntuali.

I Fatti alla Base della Decisione

Il caso nasce da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna della Corte d’Appello per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, non accettando la decisione dei giudici di secondo grado, ha proposto ricorso per cassazione, integrato successivamente da una memoria difensiva. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della condanna, contestando la valutazione sulla sua responsabilità penale.

La Decisione della Cassazione: un focus sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato sia i motivi del ricorso originario sia la memoria successiva, giungendo a una conclusione netta: il ricorso è inammissibile. La Corte ha osservato che le argomentazioni difensive, definite ‘doglianze’, erano del tutto generiche. Invece di contestare specificamente le argomentazioni logico-giuridiche della Corte d’Appello, la difesa si è limitata a ‘richiamare i motivi di appello’.

Questo approccio è stato considerato insufficiente. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un giudice di legittimità che verifica la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che non si ‘misura’ con le ragioni della decisione che contesta, ma si limita a riproporre le stesse tesi, è destinato a essere dichiarato un ricorso inammissibile.

Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del giudizio di cassazione: la specificità dei motivi. Un ricorso è considerato generico quando non individua il punto debole della sentenza impugnata e non offre una critica mirata e pertinente. Ripetere argomenti già vagliati e respinti dal giudice precedente, senza spiegare perché quella valutazione sarebbe errata in diritto o viziata logicamente, equivale a non motivare affatto. La Corte territoriale, secondo i giudici di legittimità, aveva adeguatamente esaminato e argomentato la sua decisione con un ‘puntuale e logico apparato argomentativo’. Il ricorrente avrebbe dovuto smontare pezzo per pezzo quella costruzione, non ignorarla. La mancanza di questo confronto critico rende l’impugnazione priva della sua funzione essenziale, trasformandola in un tentativo di ottenere un riesame del merito, precluso in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un messaggio chiaro per gli operatori del diritto: la preparazione di un ricorso per cassazione richiede uno studio approfondito e critico della sentenza impugnata. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione; è necessario dimostrare, con argomenti specifici e pertinenti, dove e perché il giudice precedente ha sbagliato nell’applicare la legge o nel ragionare sui fatti. La superficialità e la ripetitività portano inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguenze economiche negative per l’assistito e la cristallizzazione definitiva della condanna.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni (doglianze) erano generiche e si limitavano a richiamare i motivi già presentati in appello, senza confrontarsi criticamente con le specifiche motivazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa presentare ‘motivi generici’ in un ricorso?
Significa formulare critiche vaghe o astratte che non si confrontano direttamente con il ragionamento logico-giuridico della decisione che si sta contestando. È essenzialmente una riproposizione di tesi già esposte, senza specificare perché la valutazione del giudice precedente sarebbe errata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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