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Ricorso inammissibile: Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ricorso è stato respinto perché i motivi presentati erano una mera ripetizione di argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte nel precedente grado di giudizio, in particolare riguardo la recidiva e il vincolo di continuazione. La Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere critiche specifiche e nuove alla sentenza impugnata.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi sono una Semplice Ripetizione

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 22322/2024 offre un’importante lezione sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: non basta riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello per ottenere una revisione del giudizio. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di una tale impostazione difensiva, come emerge chiaramente dal caso in esame.

Il Caso in Esame: Recidiva e Reato Continuato

Il ricorrente si era rivolto alla Corte di Cassazione lamentando diverse presunte violazioni di legge da parte della Corte d’Appello di Torino. In particolare, la difesa contestava:

1. La mancata esclusione della recidiva: una circostanza che aggrava la pena per chi commette un nuovo reato dopo una condanna precedente.
2. L’impossibilità di valutare le circostanze attenuanti generiche come prevalenti: ciò avrebbe potuto comportare una riduzione della sanzione.
3. Il mancato riconoscimento del vincolo di continuazione (ai sensi dell’art. 81 c.p.): istituto che permette di considerare più reati, frutto di un medesimo disegno criminoso, come un unico reato, con un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Questi punti erano il cuore della strategia difensiva, volta a ottenere una pena più mite.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su una motivazione netta: i motivi presentati dal ricorrente non erano altro che una riproduzione delle stesse doglianze già ampiamente esaminate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello.

La Ripetitività dei Motivi come Causa di Inammissibilità

Il fulcro della pronuncia risiede nel concetto di “indeducibilità” dei motivi. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni difensive del secondo grado. Deve, invece, contenere una critica specifica e puntuale alle argomentazioni giuridiche contenute nella sentenza impugnata, evidenziandone eventuali errori di diritto o vizi di motivazione.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che la sentenza d’appello aveva già fornito una motivazione “sufficiente e non illogica”, analizzando adeguatamente le deduzioni della difesa. I giudici di merito avevano spiegato chiaramente (nelle pagine 12, 13 e 14 della sentenza) le ragioni della congruità della pena e i motivi del disconoscimento del vincolo della continuazione.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base del principio secondo cui il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Se il ricorso si limita a riproporre le stesse questioni di fatto o le stesse interpretazioni già vagliate e respinte, senza attaccare specificamente la coerenza logico-giuridica del ragionamento del giudice precedente, esso perde la sua funzione e diventa inammissibile. La Corte ha ritenuto che il ricorrente non avesse mosso una critica pertinente alla sentenza d’appello, ma si fosse limitato a reiterare le proprie tesi, già giudicate infondate.

Le conclusioni

La pronuncia conferma un orientamento consolidato: per accedere al giudizio di legittimità è indispensabile formulare censure nuove e specifiche, che mettano in discussione la struttura argomentativa della decisione di secondo grado. Un ricorso meramente riproduttivo non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al versamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza di una tecnica difensiva rigorosa e mirata nel redigere un ricorso per cassazione.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano una mera riproduzione di doglianze già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contenere una critica specifica e nuova contro la motivazione della sentenza impugnata.

Quali erano i punti principali contestati dal ricorrente?
Il ricorrente contestava la mancata esclusione della recidiva, la conseguente impossibilità di considerare prevalenti le attenuanti generiche e il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati (art. 81 c.p.).

Quali sono le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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