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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame nel merito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per truffa contrattuale. L’ordinanza ribadisce che il ricorso in Cassazione non può contestare la valutazione delle prove effettuata dal giudice di merito, ma solo verificare la logicità della motivazione. La Corte ha ritenuto infondate anche le censure sull’eccessività della pena, confermando la discrezionalità del giudice di merito basata sugli artt. 132 e 133 c.p.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando la Valutazione delle Prove è Insindacabile

L’ordinanza n. 11419 del 2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in Cassazione, specialmente quando si tenta di rimettere in discussione la valutazione delle prove effettuata nei gradi di merito. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa contrattuale, ribadendo un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito.

I Fatti del Caso: una Truffa Contrattuale

La vicenda giudiziaria trae origine da una condanna per il reato di truffa contrattuale. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato sulla base di un solido quadro probatorio. In particolare, la decisione si fondava sulle dichiarazioni della persona offesa, ritenute pienamente attendibili, e corroborate da ulteriori elementi. Tra questi, spiccavano la deposizione di un testimone appartenente all’Arma dei Carabinieri e prove documentali inoppugnabili, come le copie degli assegni bancari e il contratto di compravendita di un’automobile. Questi elementi, nel loro complesso, permettevano di affermare con certezza la sussistenza di quegli ‘artifizi e raggiri’ che caratterizzano il reato di truffa.

I Motivi del Ricorso e la Risposta della Corte

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione articolando diverse censure. I primi quattro motivi miravano a contestare la correttezza e la logicità della motivazione della sentenza di condanna. Gli ultimi due motivi, invece, lamentavano l’eccessività della pena inflitta.

La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi, dichiarandoli manifestamente infondati o non consentiti dalla legge.

L’Analisi della Corte: I Limiti del Ricorso in Cassazione

La decisione si concentra su due principi cardine del nostro ordinamento processuale.

Il Vizio di Motivazione: Non un Terzo Grado di Giudizio

Riguardo alle critiche sulla motivazione, la Corte ha ricordato che il vizio censurabile in sede di legittimità, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale, è solo quello che emerge da un palese contrasto tra lo sviluppo argomentativo della sentenza e le massime di esperienza o altre affermazioni contenute nel provvedimento stesso. Il sindacato della Cassazione è circoscritto alla verifica dell’esistenza di un apparato argomentativo logico, senza alcuna possibilità di verificare la rispondenza della motivazione alle prove acquisite nel processo. Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello era stata ritenuta coerente e ben fondata sulle prove citate.

La Discrezionalità nella Determinazione della Pena

Per quanto concerne le lamentele sulla quantificazione della pena, i giudici hanno ribadito che la sua graduazione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato nel rispetto dei principi enunciati negli articoli 132 e 133 del codice penale. La Corte ha ritenuto che il giudice d’appello avesse adeguatamente motivato la sua decisione, facendo espresso riferimento ai criteri di legge e sottolineando la condotta truffaldina e ingannatoria dell’imputato.

Le Motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella compiuta dai giudici dei precedenti gradi. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione della legge e la tenuta logica delle sentenze impugnate. Pertanto, un ricorso che si limiti a proporre una diversa lettura delle risultanze processuali, senza individuare un vizio di logicità manifesto, è destinato all’inammissibilità. Allo stesso modo, la determinazione della pena, se correttamente motivata secondo i criteri legali, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa pronuncia conferma che la strada del ricorso in Cassazione è stretta e percorribile solo in presenza di vizi specifici. Non rappresenta un’ulteriore opportunità per discutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione delle norme giuridiche e sulla coerenza del ragionamento del giudice. La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Posso presentare un ricorso in Cassazione semplicemente perché non sono d’accordo con come il giudice ha valutato le testimonianze?
No. L’ordinanza chiarisce che il ricorso in Cassazione non può essere un riesame delle prove. La Corte si limita a verificare che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria, senza poter controllare se corrisponda alle acquisizioni processuali.

Quali sono gli elementi che possono fondare una condanna per truffa contrattuale?
Secondo la decisione, la condanna può basarsi su elementi come le dichiarazioni attendibili della persona offesa, confermate da testimonianze (in questo caso di un Carabiniere) e da prove documentali (come copie di assegni e contratti), che dimostrino la presenza di “artifizi e raggiri”.

La Corte di Cassazione può ridurre una pena ritenuta troppo alta?
Generalmente no, se la motivazione del giudice di merito è adeguata. La graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice, che deve motivare la sua scelta in base ai principi degli artt. 132 e 133 del codice penale. La Cassazione interviene solo se tale motivazione è manifestamente illogica o assente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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