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Regime 41 bis: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto contro l’applicazione del regime 41 bis. La Corte ha stabilito che il ricorso si basava su una richiesta di riesame dei fatti, non consentita in sede di legittimità, dove è ammessa solo la contestazione per violazione di legge. La decisione del Tribunale di Sorveglianza è stata ritenuta adeguatamente motivata, fondandosi sulla persistenza dei legami del detenuto con l’associazione criminale e sull’attualità del pericolo per la sicurezza pubblica.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Regime 41 bis: i Limiti del Ricorso in Cassazione Secondo l’Ordinanza 5412/2024

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5412 del 2024, è tornata a pronunciarsi sui confini del sindacato di legittimità in materia di regime 41 bis. La decisione chiarisce in modo netto la differenza tra una contestazione per violazione di legge, unico motivo di ricorso ammesso, e una richiesta di rivalutazione del merito, destinata all’inammissibilità. Questo provvedimento offre spunti cruciali per comprendere i presupposti e i limiti di applicazione del cosiddetto ‘carcere duro’.

I Fatti del Caso: Il Reclamo contro il ‘Carcere Duro’

Un detenuto, sottoposto al regime 41 bis per due anni con decreto ministeriale, presentava reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma. Il Tribunale rigettava il reclamo, confermando la misura restrittiva. Avverso tale decisione, il detenuto proponeva ricorso per cassazione, lamentando una motivazione ‘inesistente o apparente’. Secondo la difesa, il provvedimento si basava su una valutazione superficiale, fondata su elementi antecedenti all’attuale detenzione e su affermazioni di stile, senza una rigorosa verifica delle prove e degli argomenti difensivi.

La Decisione sul ricorso per il regime 41 bis

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede in un principio fondamentale: i provvedimenti emessi dal Tribunale di Sorveglianza in materia di regime 41 bis sono ricorribili in Cassazione esclusivamente per ‘violazione di legge’.

Il ricorrente, invece, con le sue censure, mirava a sollecitare una diversa valutazione degli elementi già esaminati dal giudice di merito. Un’operazione di questo tipo, che implica un nuovo giudizio sui fatti e sulla loro interpretazione, è preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale di Sorveglianza, se quest’ultima è logicamente motivata e giuridicamente corretta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale di Sorveglianza ‘adeguata e coerente’. Il giudice di merito aveva fondato la sua decisione su un’analisi completa che includeva:

* Informative aggiornate: Dati recenti forniti dagli organi inquirenti e di polizia.
* Posizione del detenuto: Il ruolo ricoperto dal soggetto all’interno dell’associazione criminale, come accertato in diverse sentenze di condanna.
* Episodi specifici: Comportamenti concreti, come l’immediata ripresa dei contatti con altri membri del sodalizio criminale dopo una precedente scarcerazione.

Questi elementi, nel loro complesso, dimostravano la sussistenza di collegamenti attuali con l’associazione di appartenenza e la persistenza di un pericolo concreto per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il Tribunale, correttamente, ha espresso un giudizio di probabilità: in assenza delle restrizioni del 41 bis, il detenuto avrebbe potuto riprendere o mantenere i contatti criminali. La motivazione non era quindi né apparente né illogica, ma saldamente ancorata agli atti processuali.

Le Conclusioni: Cosa Implica questa Ordinanza

L’ordinanza ribadisce un orientamento consolidato: il giudizio della Cassazione sul regime 41 bis è un controllo di legalità, non un terzo grado di merito. Non è sufficiente per il ricorrente sostenere che la valutazione del Tribunale di Sorveglianza sia ‘superficiale’; è necessario dimostrare un vizio giuridico, come un’errata interpretazione della norma o una motivazione manifestamente illogica o contraddittoria, che la renda meramente apparente. In mancanza di tali vizi, il ricorso che si limita a proporre una lettura alternativa delle prove è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Per quale motivo si può ricorrere in Cassazione contro il provvedimento che applica il regime 41 bis?
Il ricorso per cassazione contro i provvedimenti in materia di regime 41 bis è ammesso solo per il motivo della ‘violazione di legge’, come specificato dall’art. 41 bis, comma 2 sexies dell’ordinamento penitenziario. Non è possibile contestare la valutazione dei fatti compiuta dal Tribunale di Sorveglianza.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte non denunciavano una violazione di legge, ma miravano a ottenere una diversa valutazione degli elementi di prova già esaminati dal Tribunale di Sorveglianza. Questo tipo di richiesta esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

Quali elementi ha considerato il Tribunale di Sorveglianza per confermare il regime 41 bis?
Il Tribunale ha basato la sua decisione su una serie di elementi, tra cui: la situazione complessiva del detenuto, le informative aggiornate degli organi inquirenti, la posizione di rilievo ricoperta nell’associazione criminale (accertata in sentenze passate), e specifici episodi, come la ripresa immediata dei contatti con i sodali dopo una precedente scarcerazione, che dimostravano la persistenza e l’attualità del pericolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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