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Querela per furto: chi può sporgerla per un negozio?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre persone arrestate per furto aggravato in una farmacia. La sentenza stabilisce un principio fondamentale sulla querela per furto: il direttore di un esercizio commerciale, in quanto titolare di una ‘detenzione qualificata’ della merce, è pienamente legittimato a sporgere querela, senza necessità di dimostrare una procura speciale da parte del proprietario. Il bene giuridico tutelato, infatti, non è solo la proprietà ma anche il possesso inteso come relazione di fatto con il bene.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Querela per furto: il direttore del negozio può presentarla?

La questione della querela per furto in un esercizio commerciale è un tema di grande rilevanza pratica. Chi ha il diritto di sporgere denuncia quando viene sottratta della merce? È sufficiente che lo faccia il direttore presente in quel momento o è necessaria una delega formale del proprietario? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento decisivo, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato che rafforza la tutela degli esercizi commerciali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’arresto di tre persone per un furto commesso in una farmacia. Due di loro erano state sorprese subito dopo il fatto mentre nascondevano sotto i vestiti delle confezioni di creme sottratte dagli scaffali. La terza persona era stata identificata come il “palo”, ovvero colui che sorvegliava per agevolare l’azione criminosa. A seguito dell’arresto, il direttore della farmacia, presente al momento dei fatti, aveva sporto querela. Il Tribunale aveva convalidato l’arresto e disposto per tutti gli imputati la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa degli imputati ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Mancanza di legittimazione del querelante: Secondo i ricorrenti, la querela presentata dal direttore della farmacia non era valida. Si sosteneva che il direttore, in quanto tale, non avesse un rapporto diretto di possesso con i beni sottratti e che, per poter sporgere una valida querela, avrebbe dovuto dimostrare di essere il legale rappresentante del proprietario dell’esercizio commerciale.
2. Insussistenza della flagranza per il “palo”: Per uno degli imputati, si contestava la legittimità dell’arresto in flagranza, sostenendo che non vi fosse alcuna prova concreta del suo concorso nel reato con funzioni di sorveglianza.

La questione della querela per furto e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando i ricorsi inammissibili. La parte più significativa della sentenza riguarda la legittimazione a proporre la querela per furto.

Gli Ermellini hanno richiamato un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite: il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà o altro diritto reale, ma anche il possesso, inteso come mera relazione di fatto con la cosa. Questo significa che la tutela penale si estende a chiunque abbia un potere di fatto sul bene, anche se non ne è il proprietario.

Il direttore di un esercizio commerciale, presente durante l’orario di lavoro, esercita un controllo diretto sulla merce esposta. Questa posizione viene definita come “detenzione qualificata”, funzionale all’esercizio del commercio. In virtù di questa relazione materiale e di responsabilità, il direttore è considerato a tutti gli effetti “persona offesa” dal reato di furto e, di conseguenza, è pienamente legittimato a sporgere querela.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la posizione del direttore di una farmacia non è diversa da quella del direttore di un supermercato o di un grande magazzino, a cui la giurisprudenza ha costantemente riconosciuto la legittimazione a querelare. L’argomentazione della difesa è stata quindi respinta perché non teneva conto di questo consolidato e autorevole orientamento. Il semplice fatto di essere il responsabile presente nel negozio al momento del furto conferisce al direttore la titolarità del diritto di querela.

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo al ruolo di “palo”, la Corte lo ha giudicato inammissibile per aspecificità. Il ricorrente si era limitato a negare il proprio coinvolgimento senza però contestare in modo specifico gli elementi di prova (come le dichiarazioni degli agenti verbalizzanti) su cui il Tribunale aveva fondato la convalida dell’arresto. Un ricorso, per essere ammissibile, deve confrontarsi puntualmente con le motivazioni del provvedimento che impugna, cosa che in questo caso non è avvenuta.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di grande importanza pratica. I responsabili, direttori o gestori di attività commerciali non necessitano di una procura speciale per difendere il patrimonio aziendale da un furto. La loro posizione di controllo e responsabilità sulla merce (detenzione qualificata) è sufficiente a renderli persone offese dal reato, con il conseguente diritto di attivare la tutela penale attraverso la querela. Questa interpretazione garantisce una reazione più rapida ed efficace contro i reati predatori, semplificando le procedure e assicurando che l’azione penale possa essere avviata tempestivamente da chi ha la gestione diretta del punto vendita.

Il direttore di un negozio può sporgere querela per un furto avvenuto all’interno dell’esercizio commerciale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il direttore, essendo titolare di una ‘detenzione qualificata’ della merce, è considerato persona offesa dal reato e quindi pienamente legittimato a presentare querela.

Per sporgere querela per furto è necessario essere il proprietario dei beni rubati?
No. La legge tutela non solo la proprietà, ma anche il possesso, inteso come relazione di fatto con il bene. Pertanto, anche chi ha la detenzione qualificata della merce, come il responsabile di un negozio, può sporgere validamente querela.

Perché il ricorso di uno degli imputati è stato ritenuto inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché ‘aspecifico’. L’imputato ha contestato genericamente il suo ruolo di ‘palo’ senza confrontarsi in modo specifico con le prove a suo carico, come le dichiarazioni dei verbalizzanti, su cui si basava la decisione del giudice di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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