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Prescrizione omicidio colposo: quando raddoppia?

Un automobilista, condannato per omicidio colposo a seguito di un incidente stradale, ha presentato ricorso straordinario in Cassazione sostenendo l’avvenuta prescrizione del reato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la normativa sulla prescrizione dell’omicidio colposo prevedeva già il raddoppio dei termini al momento del fatto, rendendo infondata la pretesa del ricorrente.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione omicidio colposo: la Cassazione conferma il raddoppio dei termini

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8271/2025, offre un importante chiarimento sulla prescrizione dell’omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale. La Suprema Corte ha ribadito la validità del raddoppio dei termini di prescrizione, anche per fatti antecedenti all’introduzione della legge sull’omicidio stradale, respingendo il ricorso di un imputato che sperava nell’estinzione del reato.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un tragico incidente stradale avvenuto nel 2015, a seguito del quale un automobilista veniva riconosciuto responsabile del reato di omicidio colposo. Dopo una prima condanna a un anno di reclusione, la Corte di Appello, in sede di rinvio, rideterminava la pena in otto mesi. Nonostante la riduzione, l’imputato proponeva un ricorso straordinario per errore percettivo alla Corte di Cassazione, sostenendo che il reato si fosse ormai prescritto e che i giudici avessero errato nel non dichiararlo.

La questione giuridica e la prescrizione dell’omicidio colposo

Il fulcro del ricorso verteva su un punto tecnico ma cruciale: il calcolo dei termini di prescrizione. Il ricorrente riteneva che il tempo trascorso fosse sufficiente a estinguere il reato. La difesa puntava a dimostrare un errore di calcolo da parte della Corte, che non avrebbe tenuto conto del decorso del tempo. La questione centrale, dunque, era stabilire se, al momento della decisione, fosse applicabile il termine di prescrizione ordinario o quello raddoppiato, come previsto per specifiche fattispecie di reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno smontato la tesi difensiva, confermando la correttezza del calcolo effettuato nei precedenti gradi di giudizio. La condanna dell’imputato è stata quindi confermata, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle Ammende, data la manifesta infondatezza del ricorso.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su una precisa ricostruzione normativa. Il punto chiave è l’articolo 157, comma 6, del codice penale. Secondo i giudici, questa norma prevedeva il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di cui all’art. 589, comma 2, c.p. (omicidio colposo con violazione delle norme sulla circolazione stradale) già prima delle riforme che hanno introdotto il reato di omicidio stradale (L. 41/2016).

I fatti risalgono al 12 maggio 2015, data in cui era già pienamente in vigore il regime del raddoppio dei termini, introdotto con la legge n. 125 del 2008. Pertanto, il termine ordinario di sette anni doveva essere raddoppiato, portando la prescrizione a maturare in un tempo ben più lungo. Non vi è stato, quindi, alcun ‘errore percettivo’ da parte dei giudici precedenti. La Corte ha sottolineato che il ricorso era basato su un presupposto giuridico errato e, di conseguenza, inammissibile. La condanna al pagamento della somma in favore della Cassa delle Ammende deriva dalla constatazione che il ricorso è stato presentato ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale in materia di reati stradali: la severità del legislatore nel perseguire condotte che mettono a rischio la vita altrui si manifesta anche attraverso termini di prescrizione più lunghi. Il raddoppio dei termini per l’omicidio colposo aggravato dalla violazione del codice della strada è un meccanismo consolidato, che garantisce che la giustizia abbia il tempo necessario per accertare le responsabilità. La decisione della Cassazione serve da monito, confermando che i tentativi di far valere una prescrizione inesistente, basati su interpretazioni errate della legge, sono destinati all’insuccesso e comportano ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente.

Quando raddoppiano i termini di prescrizione per l’omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale?
I termini di prescrizione sono raddoppiati in base all’art. 157, comma 6 del codice penale. La sentenza chiarisce che questo raddoppio era già in vigore per fatti commessi nel 2015, ancor prima dell’introduzione della legge specifica sull’omicidio stradale.

Perché il ricorso straordinario dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su un presupposto giuridico errato. L’imputato sosteneva un errore dei giudici nel calcolo della prescrizione, ma la Corte ha confermato che il raddoppio dei termini era correttamente applicato, rendendo la tesi del ricorrente manifestamente infondata.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle Ammende. Ciò avviene perché si presume che il ricorso sia stato presentato con colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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