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Prelievo ematico: inammissibile il ricorso scollato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale contro una sentenza di assoluzione per guida in stato di ebbrezza. Il ricorso, incentrato sulla validità del prelievo ematico senza consenso, è stato rigettato perché non affrontava la reale motivazione della sentenza di primo grado, basata sulla mancata prova dell’avviso all’imputato della facoltà di farsi assistere da un difensore.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prelievo Ematico e Avvisi al Difensore: Quando il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28203/2025, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità del ricorso, in un caso riguardante l’accertamento della guida in stato di ebbrezza tramite prelievo ematico. La decisione sottolinea un principio processuale fondamentale: un ricorso è inammissibile se le sue argomentazioni sono completamente scollegate dalle reali motivazioni della sentenza che si intende impugnare. Analizziamo nel dettaglio la vicenda.

I Fatti del Caso: Un Incidente Notturno e l’Alcol Test

Un conducente di un ciclomotore veniva coinvolto in un incidente stradale notturno. A seguito dell’incidente, veniva trasportato in ospedale. Sul posto, le forze dell’ordine richiedevano al personale sanitario di effettuare un accertamento del tasso alcolemico tramite prelievo ematico, delegando agli stessi sanitari il compito di fornire all’interessato gli avvisi di legge, tra cui la facoltà di farsi assistere da un difensore.

L’uomo veniva quindi tratto a giudizio per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver causato un incidente stradale.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di Gorizia, con sentenza del 6 novembre 2024, assolveva l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”. La decisione del giudice si fondava su una specifica ragione di carattere procedurale: non era stata raggiunta la prova che il personale sanitario avesse effettivamente comunicato all’imputato gli avvisi previsti dall’art. 114 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, in particolare quello relativo al suo diritto di essere assistito da un difensore di fiducia.

Il Ricorso per Cassazione e il problema del prelievo ematico

Contro la sentenza di assoluzione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Trieste proponeva ricorso per Cassazione. Il ricorso era basato su un unico motivo: la violazione di legge. Secondo il Procuratore, il giudice di primo grado avrebbe errato nel ritenere inutilizzabili i risultati del prelievo ematico, fondando tale inutilizzabilità sulla presunta mancanza di consenso dell’imputato e sull’omesso avviso al difensore.

Le Motivazioni della Cassazione: Correlazione tra Ricorso e Sentenza Impugnata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione della Suprema Corte è netta e si basa su un principio consolidato: un atto di impugnazione non può ignorare le affermazioni e le ragioni effettive della decisione che contesta. Deve esistere una correlazione logica tra le critiche mosse nel ricorso e la motivazione del provvedimento impugnato.

Nel caso specifico, il Procuratore Generale aveva incentrato il suo ricorso sulla questione del consenso al prelievo ematico, sostenendo che il giudice avesse erroneamente dichiarato nulli gli esiti per questa ragione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rilevato come la sentenza di assoluzione non si basasse affatto sulla mancanza di consenso, bensì sulla mancata prova che l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore fosse stato dato. Si tratta di due questioni giuridiche distinte.

Il ricorso, quindi, criticava la sentenza per una motivazione che essa non conteneva, tralasciando completamente di confrontarsi con il vero fulcro della decisione del Tribunale. Questo “scollamento” tra l’argomentazione del ricorrente e la ratio decidendi della sentenza ha reso il ricorso privo dei requisiti minimi di ammissibilità.

Le Conclusioni: L’Importanza della Corretta Impostazione del Ricorso

La sentenza in esame ribadisce un principio cruciale per chiunque intenda impugnare un provvedimento giudiziario. Non è sufficiente dissentire dalla decisione; è indispensabile costruire un’argomentazione critica che si confronti puntualmente e direttamente con le motivazioni espresse dal giudice. Un ricorso che attacca “fantasmi” giuridici, ovvero ragioni non presenti nella sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile, senza nemmeno arrivare a una discussione sul merito della questione. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a leggere con estrema attenzione le motivazioni delle sentenze prima di redigere un atto di impugnazione.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le sue argomentazioni erano scollegate dalle effettive motivazioni della sentenza di primo grado. Criticava la decisione per aver fondato l’inutilizzabilità del prelievo ematico sulla mancanza di consenso, mentre la vera ragione dell’assoluzione era la mancata prova che l’imputato fosse stato avvisato del suo diritto all’assistenza legale.

Qual era il motivo dell’assoluzione decisa dal Tribunale?
L’imputato è stato assolto perché il Tribunale ha ritenuto che non ci fosse la prova che il personale sanitario, delegato dalle forze dell’ordine, avesse effettivamente informato l’imputato della sua facoltà di farsi assistere da un difensore prima di procedere al prelievo di sangue.

Cosa insegna questa sentenza sull’atto di impugnazione?
La sentenza insegna che un ricorso, per essere ammissibile, deve necessariamente confrontarsi con le specifiche ragioni poste a fondamento della decisione che si intende contestare. Un’impugnazione che ignora la motivazione della sentenza e si basa su argomenti non pertinenti ad essa è destinata all’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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